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ALLEGRA ESCURSIONE AL CAMPIONCINO E CAMPIONE - 5 febbraio 2011 |
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La sveglia suona alle 5 e una bella stellata in cielo ci promette un’ottima giornata di sole e tempo bello. Parcheggiata la macchina a Pasturo ci inoltriamo nel bosco ancora al buio su sentiero ghiacciatissimo fino al bel rifugio Pialeral con la sua splendida terrazza sulla Valsassina. Un goccio di tè caldo del thermos e poi via, calziamo i ramponi e l’avventura inizia qui. La neve è molto ben battuta, ghiacciata al punto giusto per una perfetta aderenza dei ramponi insomma il tracciato è in ottima condizione. Arriviamo con un po’ di fiatone al bel Bivacco Riva-Girani già affollato da sci alpinisti e dopo una breve sosta guardiamo “il muro” del Grignone davanti a noi: ma è di una pendenza pazzesca chissà se arriveremo mai in cima! Ma la tenacia e la determinazione devono far parte di un escursionista della montagna quindi stringiamo i denti e con tanta fatica arriviamo in cresta con un panorama intorno da togliere il fiato. Il rifugio Brioschi e la grande croce di vetta sono ormai vicini, manca un piccolo tratto di creste e siamo arrivati, ma soffia davvero un vento gelido fortissimo che ci muove, ci fa barcollare, la paura di cadere giù si fa sentire, molti sci alpinisti che ci precedono non ce la fanno e così siamo costretti a tornare indietro anche noi ma senza rammarico. La discesa dal Grignone mette alla prova i polpacci indolenziti ma ancor più difficile risulta affrontare il sentiero completamente ghiacciato nel bosco. Escursione molto lunga (da Pasturo al Grignone sono quasi 2.000 metri di dislivello) e molto faticosa soprattutto dal Bivacco alla cresta, poi si addolcisce fino al Brioschi e quindi alla croce ma di sicura soddisfazione. |
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Dalla cresta del Grignone...le Orobie |
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Dalla cresta del Grignone verso il Lago di Como ed oltre |
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PRIMA CIASPOLATA DELLA STAGIONE DA AVOLASIO AI PIANI DI ARTAVAGGIO il 27 novembre 2010 |
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Questo che vi proponiamo è un buon percorso per iniziare ad allenare le gambe alle ciaspole, poco faticoso con buoni tratti pianeggianti e soprattutto lontano dal pericolo valanghe. Partiamo da Avolasio in Val Taleggio su sentiero comodo e ben battuto in una mattinata di splendido sole: ci sono 6 gradi sottozero ma l’aria è secca e ben presto le giacche a vento finiscono nello zaino. Oltrepassiamo due bellissimi borghi rurali e in circa due ore e mezza arriviamo ai Piani di Artavaggio con i suoi bei rifugi. Ci viene una mezza idea di salire sul Sodadura ma guardiamo il cielo che ben presto si è fatto minaccioso e scuro. Dopo qualche foto la nostra discesa è allietata da una leggera neve che inizia a cadere e dal sole che colora l’orizzonte. |
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ASPETTANDO IL TRAMONTO SUL MONTE SAN MARTINO sabato 4 dicembre 2010 |
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Oggi decidiamo di uscire ad un orario per noi insolito, infatti partiamo dopo pranzo e verso le 15 siamo in zona Lecco e più precisamente nella frazione Rancio per salire il monte San Martino. Avevamo letto che per godere appieno questa bella montagna le ore migliori sono quelle dell’alba e del tramonto. Posteggiata la macchina si sale subito abbastanza ripidamente per il sentiero “Silvia” che nella prima parte si sviluppa tutto nel bosco fino a raggiungere la bianca chiesetta di San Martino, splendida prima terrazza sul lago di Lecco. Da qui proseguono due sentieri per la vetta: la via normale più dolce è più lunga, e la via impegnativa con salti di roccette e una catena in un tratto scivoloso ma sicuramente la più veloce. Optiamo per la seconda scelta anche perché intorno a noi i colori stanno già tendendo all’arancione segno che il tramonto è vicino e di buon passo arriviamo al crocione di vetta in tempo per vedere uno spettacolare calar del sole dalla seconda terrazza sul lago: bello il Resegone di fronte a noi che pian piano diventa rosa e Lecco sotto già in ombra con le prime luci che si accendono. Anche noi accendiamo la luce frontale e iniziamo la discesa ma senza fretta in un paesaggio incantato di neve rosa e cielo arancio. |
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Panoramica dal monte San Martino |
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PRIMA CIASPOLATA DELLA STAGIONE DA AVOLASIO AI PIANI DI ARTAVAGGIO il 27 novembre 2010 |
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Questo che vi proponiamo è un buon percorso per iniziare ad allenare le gambe alle ciaspole, poco faticoso con buoni tratti pianeggianti e soprattutto lontano dal pericolo valanghe. Partiamo da Avolasio in Val Taleggio su sentiero comodo e ben battuto in una mattinata di splendido sole: ci sono 6 gradi sottozero ma l’aria è secca e ben presto le giacche a vento finiscono nello zaino. Oltrepassiamo due bellissimi borghi rurali e in circa due ore e mezza arriviamo ai Piani di Artavaggio con i suoi bei rifugi. Ci viene una mezza idea di salire sul Sodadura ma guardiamo il cielo che ben presto si è fatto minaccioso e scuro. Dopo qualche foto la nostra discesa è allietata da una leggera neve che inizia a cadere e dal sole che colora l’orizzonte. |
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Panoramica da Prato Giugno |
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DA GORNO SALITA A CIMA GREM E CIMA GOLLA sabato 13 novembre 2010 |
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Partiamo di buon mattino con Katia e Bruno da Gorno e attraverso la ripida salita arriviamo al Bivacco Telini dove ci fermiamo un attimo per la prima pausa colazione e facciamo foto all’Alben appena sveglio. Poco dopo arrivano gli amici Patrizio e Adriana che anche loro hanno deciso di sfruttare la splendida giornata di sole e salgono direttamente su Cima Golla. Noi proseguiamo invece verso il Bivacco Mistri già innevato dove salutiamo Katia e Bruno che devono rientrare per impegni, mentre noi saliamo da soli verso il Grem. Fa molto caldo per essere novembre, la nebbia è rimasta bloccata giù in basso, la neve è già abbastanza per rendere la giornata ancora più piacevole. Arrivati in vetta al Grem lo spettacolo è fantastico su tutte le cime ben innevate e assolate: seconda sosta pranzo, tante foto e poi giù diretti verso il Golla. In vetta ritroviamo Patrizio e Adriana a godersi il sole, così ci fermiamo in loro compagnia per la terza pausa cioccolato e ammiriamo le nebbie e nuvole che iniziano a prepararsi per il tramonto. Stavolta scendiamo con loro verso baita Golla chiudendo il giro ad anello fino a ritornare al Bivacco Telini con quarta e ultima sosta merenda. Da qui ci godiamo il fantastico tramonto sull’Alben prima di arrivare alla macchina. |
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Da Cima Grem verso l'Alben, la Valle Serina, la pianura |
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Panoramica da Cima Grem |
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Panoramica dal Monte Golla |
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DIVERTENTE SALITA DA FUIPIANO IN VETTA AL RESEGONE il 6 novembre 2010 |
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Dopo la nostra precedente escursione attraverso le creste, oggi ritorniamo sul Resegone lungo la via normale in compagnia degli amici del Pieroweb per godere ancora una volta del grande spettacolo panoramico di questa cima. Si ride e si scherza per tutto il tragitto anche se in prossimità della vetta, sul ripido pendio, un po’ di fiatone non si riesce a nasconderlo! La meraviglia panoramica che si ammira dalla croce penso la conoscano tutti: ma quel qualcosa in più è dato dall’enorme distesa di nuvole sotto di noi e dallo splendido cielo azzurro che ci riscalda. Pranziamo all’aperto in allegra compagnia e poi la maggior parte del gruppo rientra presto per impegni ma noi due con Piero e Vito decidiamo di prendere un po’ di sole, un buon bicchierino di genepy e aspettiamo il tramonto che ben presto ci premia con un tripudio di luci e ombre da mozzare il fiato. Rientriamo ormai al buio ma contenti della bella escursione. |
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Panoramica in Resegone dalle Orobie alla pianura |
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SPETTACOLARE PASSEGGIATA NELLA CONCA DEL CALVI INNEVATA giovedì 28 ottobre 2010 |
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Evento più unico che raro, oggi riusciamo tutti e due a prendere un giorno di ferie per andare in montagna e finalmente per asciugarci le ossa con la splendida giornata che ci aspetta. Partiamo molto presto per non sprecare neanche un minuto anche se già dai primi passi il cielo non sembra un granchè: infatti resterà nuvoloso per tutta la mattinata ma abituati come siamo alla nebbia questo sembra un regalo meraviglioso! Percorriamo il classico sentiero già ghiacciato fino alla diga del Fregabolgia che attraversiamo per tentare la salita al Cabianca: idea che ben presto abbandoniamo dopo aver fatto traccia per un bel pezzo e sprofondando in 60 centimetri di neve. Ancora nessuno è passato di qui dopo la gran nevicata di domenica scorsa, si fa fatica in tutta questa neve soffice che non permette ancora di calzare i ramponi. Così torniamo indietro e ci dirigiamo al più tranquillo e rilassante rifugio Calvi dove prende il via la “missione fotografica” di Claudio che ha da sbizzarrirsi, mentre io faccio amicizia con tre pensionati che mi offrono due bicchierini di grappino “chesto l’è chel bu fac in ca’ ” e mi godo il sole che nel pomeriggio ci ha regalato colori sfavillanti a cui da troppo tempo non siamo più abituati! |
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Lago Fregabolgia alla conca del Rif. Calvi |
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ESCURSIONE SUL MONTE VACCARO E PER CRESTE VERSO IL SECCO 23 ottobre 2010 |
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Usciamo di casa ancora al buio sperando di sfruttare lo sfruttabile, il cielo è nero e senza stelle: abbiamo già capito come andrà la giornata… Percorriamo il bosco che va dal parcheggio di Parre al santuario di Alino ancora in semioscurità e quando si fa giorno siamo già al rifugio Vaccaro. Per la salita in vetta al Vaccaro lasciamo il sentiero un po’ noioso e preferiamo il pendio erboso sulle tracce delle capre. Classica foto con la croce di vetta e intanto l’entusiasmo cresce guardando in là verso le belle creste che portano sul Secco: già… guardare e ammirare sono ormai due verbi che non rientrano più nel nostro vocabolario e anche stavolta la nebbia sopraggiunge impietosa. Continuiamo ancora per un po’ tanto per toglierci mezza soddisfazione ma fare le creste con la nebbia e con la pioggia non è proprio il massimo, quindi dietrofront torniamo sui nostri passi stando attenti a scendere per via dell’erba ormai fradicia e dei sassi scivolosi. Il risultato è questo servizio un po’ poverino, quel poco che siamo riusciti a fare ve lo proponiamo! |
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PASSEGGIATA SUL MONTE TESORO 10 ottobre 2010 |
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Andiamo dopo pranzo a fare un giro in Valcava dove parcheggiamo nei pressi dei ripetitori e imbocchiamo il sentiero sulla sinistra per il monte Tesoro. Bellissimo il bosco autunnale con le ultime fioriture e la gran quantità di funghi che si trovano. Ci godiamo i colori scattando un bel po’ di foto prima di arrivare in vetta con grande croce in ferro inserita nel sacrario. Il panorama è ancora nebbioso ma nel frattempo qualche raggio di sole riesce a bucare le nuvole regalandoci un piacevole tramonto. |
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SUL MONTE CAVALLO (mt. 2323) CON TANTA NEBBIA 9 ottobre 2010 |
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Partiamo già rassegnati che ci sarà brutto tempo; ormai la prendiamo con filosofia visto che negli ultimi fine settimana o piove o c’è nebbia. Infatti il tempo è pessimo, non piove ma c’è un’umidità ai massimi livelli. Parcheggiamo alla Baita del Camoscio e risaliamo le piste da sci fino a poco prima del passo di San Simone dove deviamo a sinistra lungo il sentierino tracciato passando proprio sotto la vista di un bellissimo camoscio che vorrebbe dire “ma cosa ci fate in giro con questo tempo?”. Da qui si risale un ripido ghiaione fino a una forcella dove a sinistra si va per il Pegherolo e a destra per il Monte Cavallo: gli scarponcini tendono verso sinistra ma la testa suggerisce di prendere a destra, troppo pericoloso fare le creste con il sentiero tutto bagnato e con questa nebbia che non si vede a tre metri di distanza. In poco tempo siamo alla croce del Cavallo fradici come se avesse piovuto invece è tutta umidità, un bel pezzo di cioccolato e giù di nuovo per lo stesso sentiero e a mezzogiorno siamo già in macchina per il rientro. |
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SALITA AL MONTE TORO (mt. 2524) il 2 ottobre 2010 |
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Oggi decidiamo per un percorso non molto frequentato che, partendo dal parcheggio degli impianti di Foppolo, ci porterà in quota. Si seguono le piste di sci fino allo scalo della seggiovia Montebello dove si devia a sinistra lungo un sentierino che ci porta al bellissimo laghetto delle Trote e poco oltre ad una baitella con indicazioni a destra per i laghetti delle Foppe e a sinistra per il Passo Dordona. Noi prendiamo a sinistra ma una volta arrivati al passo ci accorgiamo che ci siamo allontanati troppo, abbiamo sbagliato strada, dobbiamo tornare indietro. Infatti poco dopo i vecchi impianti in disuso c’è una traccia non segnata che risale ripida attraverso erba scivolosa e ghiaioni con sassi movibili e sbuca in cresta. Ci fermiamo un attimo ad ammirare il bellissimo panorama sul Disgrazia e la Valtellina, sul corno Stella, i corni di Sardegnana con il bellissimo pizzo Becco, il Pegherolo e sotto di noi gli splendenti laghetti delle Foppe. |
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Peccato aver perso una buona oretta sul sentiero sbagliato perché nel frattempo stanno galoppando le nebbie che in breve avvolgeranno tutto. Proseguiamo la salita per creste e iniziamo ad intravedere la particolare croce con un braccio più alto dell’altro con ai suoi piedi almeno 30 centimetri di neve che raggiungiamo con un divertente passaggio su rocce. Scendiamo quasi subito perché la nebbia è fittissima e non senza qualche difficoltà riusciamo ad orientarci per andare a riprendere la traccia di salita. |
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Vista dalle pendici del Monte Toro |
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DALLA SPLENDIDA VALZURIO AL MONTE FERRANTE (2427 m.) E FERRANTINO (2325 m.) il 26 settembre 2010 |
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Partiamo all’alba dal piccolo parcheggio in località Spinelli di Valzurio per questa lunga ma gratificante escursione che ci porterà sul monte Ferrante. Superate le belle baite del Moschel ancora assopite ci inoltriamo nel bosco lungo il sentiero 311 che ci porta alla colorata baita Bruseda dove, grazie ad un esaustivo cartello, proseguiamo sulla sinistra lungo un pietroso vallone che sbuca su un pianoro con meravigliosa vista sulla Presolana al nostro fianco. Qui ci troviamo ai piedi del Ferrante, si vede già la croce anche se manca ancora tanto cammino. Il sentiero costeggia la cima Bianca e arriviamo al passo dello Scagnello dove a destra si arriva in pochi minuti al rifugio Albani mentre noi andiamo a sinistra e continuiamo a salire fino allo chalet dell’Aquila. Qui si puo’ decidere se affrontare prima il Ferrantino e poi puntare al Ferrante oppure (come abbiamo fatto noi siccome la benzina era quasi finita) aggirare il Ferrantino e procedere dritti sul tortuoso sentierino che in divertente salita porta in vetta con una bella croce. |
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Vista dal Ferrantino verso i Giganti delle Orobie |
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Finalmente una giornata soleggiata e soprattutto senza nebbia, si vede tutto da quassù: il bel Pizzo Coca già innevato, il Redorta, Gleno, Recastello, Tornello, la diga del Gleno ma davanti a noi la meraviglia della Presolana. Finalmente in vetta e finalmente si mangia e dopo le varie fotografie scendiamo il Ferrante per salire sul Ferrantino che abbiamo tralasciato poco prima. Il ritorno è ancora per lo stesso tragitto dell’andata percorso a passo sostenuto perché nel frattempo il cielo si è guastato. Escursione molto lunga ma non difficile, bellissima la risalita della Valzurio, stupendo il panorama dalla vetta. |
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Panoramica dal Ferrante verso la Presolana ed oltre |
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IN VETTA ALLA GRIGNETTA LUNGO IL TRATTO ATTREZZATO DELLA DIRETTISSIMA il 5 settembre 2010 |
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Ai Piani dei Resinelli sta per sorgere il sole; siamo già in cammino insieme a Francesco lungo il sentiero della Direttissima che ci porterà in vetta alla Grignetta. Lasciato alle spalle il rifugio Porta si attraversa il bosco Giulia e si tiene la sinistra fino al canalone Caimi. Si risale il sentiero erboso fino alla prima parete attrezzata con catene e due scale metalliche che ci portano nel caminetto Pagani. Oltre questo passaggio arriviamo veramente nel cuore della Grignetta: è un susseguirsi di torri e guglie e come sfondo il lago di Como. Da qui invece che risalire il canalone Angelina, allunghiamo il percorso di una buona oretta lungo il sentiero Giorgio fino al colle Garibaldi e poi al colle Valsecchi. Con un continuo sali-scendi sempre attrezzato con catene si arriva nella Val Scarettone, si segue il sentiero a zig-zag fino alla Bocchetta di Giardino. Proseguiamo in cresta fino al canalino Federazione che una volta risalito ci porta all’anticima. Scendiamo in un altro canalino e risaliamo l’ultima paretina verticale che sbuca in vetta alla Grigna meridionale a lato dell’astronave del bivacco. Da qui è veramente meraviglioso vedere il Monte Rosa, il Cervino e la vetta del Grignone con il rifugio Brioschi. Ottimo percorso, molto ben attrezzato e di sicuro divertimento tra su e giù, arrampicate su roccia, canalini, catene e pioli con una vista mozzafiato sulle mille guglie e torrioni che sembra stiano per cadere o muoversi tanto sono imponenti. Grazie all’amico Francesco che ci ha accompagnati in questa bellissima esperienza e ai suoi preziosi consigli! |
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DA VILMAGGIORE DI SCALVE SUL SENTIERO 412 DELLA VALLE DEL TINO FINO AL PIZZO TORNELLO (mt. 2.687) il 5 settembre 2010 |
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Val di Scalve: terra selvaggia e silenziosa al cospetto della Regina Presolana, un mondo a sé dove anche l’aria sembra diversa. Ci inoltriamo lungo il sentiero 412 che parte da Vilmaggiore e risaliamo il fitto bosco di abeti e larici costeggiando il torrente Tino. Si segue la segnaletica per il Pizzo Tornello fino a sbucare nella vallata con ripidi pendii erbosi fino ad un enorme omino in pietra alto circa 3 metri. Da qui risalendo per tornanti si arriva al lago di Varro dove la nebbia inizia a galoppare velocemente. Costeggiato il lago, risaliamo per un ripido canale di sfasciumi fino ad arrivare ad una selletta dove si scorge la candida croce del pizzo. In breve si raggiunge la vetta putroppo bottino magro anche stavolta sempre per colpa della nebbia, foto di rito e pezzo di cioccolato e poi via giù di nuovo, fa veramente freddo. Scendendo deviamo per vedere la baita di Varro, molto spartana ma davvero carina, corremmo risalire per vedere il lago di Cornalta ma ormai “vedere” è una parola grossa, c’è sempre più buio quindi lasciamo perdere e scendiamo per lo stesso sentiero della salita. Percorso lungo, da mettere in conto almeno 4 ore per raggiungere la vetta ma molto panoramico con una bella giornata: noi non ci abbiamo azzeccato con il meteo e non abbiamo incontrato anima viva per tutto il percorso tranne un bel gregge di capre! |
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BELLA ESCURSIONE SULLA CIMA TIMOGNO MT. 2.172 28 agosto 2010 |
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Oggi ce la prendiamo comoda e usciamo di casa alle 8 diretti agli spiazzi di Gromo. Lasciamo la macchina nel grande parcheggio degli impianti e iniziamo la risalita delle piste da sci accompagnati da un bel venticello fresco che rende il cielo particolarmente blu. Arriviamo al rifugio Vodala che è anche punto di arrivo della seggiovia che “scarica” tutti i turisti visto che sul sentiero eravamo soli. Da qui si vede la cima che si raggiunge attraverso un bel sentiero abbastanza ripido prima sui prati e poi su facili roccette fino in vetta dove è posta una particolare croce. Grazie al vento la vista è meravigliosa sulla Presolana, Ferrante e Ferrantino, monte Pora, lago d’Iseo e Montisola. Si puo’ poi proseguire verso la cima Benfit che non è distante ma la Birba, che oggi ci ha seguito, è stanca così scendiamo e cerchiamo un posticino nel bosco per mangiare. Escursione molto panoramica, goduta con calma e senza fretta, molto bello il sentiero nel bosco con tanti fiori e funghi e numerose baite qua e là che profumano di montagna. |
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SALITA SUL MONTE MADONNINO MT. 2.512 CON FREDDO E TEMPO DA LUPI! 27 agosto 2010 |
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Partiamo da Valgoglio già con nuvoloni bassi e risaliamo in fretta il bosco fino ad arrivare sul pianoro che a sinistra porta a fare il giro dei cinque laghi e a destra verso il lago Cernello. Oltrepassiamo il lago Sucotto e ci avviciniamo alla baita Cernello dove Claudio scatta qualche foto intanto che si vede ancora che esiste il lago! Da qui si prende per il passo Portula e si raggiunge un omino in pietra dove il sentiero si divide tra il Monte Madonnino e l’indicazione per il rifugio Calvi. Noi risaliamo la pietraia lungo il sentiero a zig-zag e ben presto siamo in vetta. La Madonnina del suo bianco immacolato è l’unica cosa che si vede nella nebbia: panorama zero che invece dovrebbe essere favoloso, un freddo che penetra in fretta nelle ossa, ingozziamo un panino e in fretta scendiamo per lo stesso percorso della salita. Ora la nebbia è impressionante, si vede il sentiero per un massimo di dieci passi davanti a noi, ci teniamo vicini perché tutt’intorno è abbastanza desolante. Ci si mette anche la pioggia che per fortuna è solo un piccolo scroscio ma rovina del tutto la nostra escursione. Peccato è andata così, le previsioni ci avevano azzeccato ma noi “craponi” avevamo voglia di montagna e siamo voluti partire lo stesso ma ci ritorneremo anche solo per il panorama dalla cima che dovrebbe essere spettacolare. |
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DAL RIF. BARBELLINO AL LAGO DELLA MALGINA, GELT E PIZZO DEL DIAVOLO DI MALGINA m. 2.926 il 17-18 agosto 2010 |
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Dopo dieci giorni senza montagna a causa del maltempo non ne possiamo proprio più e il lunedì sera decidiamo di trascorrere i successivi due giorni in alta montagna pur sapendo che il meteo non sarebbe stato in pieno dalla nostra parte. Raggiungiamo il parcheggio di Valbondione e ci incamminiamo sul classico sentiero estivo del Curo’: usciti dal bosco, prima sorpresa hanno già aperto le cascate del Serio senza dire niente a nessuno! E’ sempre bello ammirarle anche se il motivo dell’apertura sarà senz’altro la troppa acqua nel bacino quindi significa che lassù di pioggia ne è venuta abbastanza. Arriviamo al Curo’ per scoprire la seconda sorpresa; neve freschissima caduta tra sabato e la domenica di Ferragosto, tutte le cime più alte sono imbiancate e cominciamo a preoccuparci per non aver portato i ramponi. Prima di raggiungere il rifugio del Barbellino, deviamo a sinistra e risaliamo la val Malgina fino al bellissimo, omonimo lago dalle acque verdi e poi più su fino ad arrivare al lago Gelt con la sua caratteristica forma a cuore incastonato in un ambiente severo. Da lì vorremmo salire al passo di Caronella per poi ridiscendere verso il rifugio ma la nebbia è ormai diventata molto fitta e iniziamo a sprofondare nella neve fresca. Quindi a malincuore torniamo sui nostri passi e raggiungiamo il rifugio Barbellino ormai nel tardo pomeriggio. Il giorno successivo l’alba è splendida e la giornata sembra che inizi nel migliore dei modi: tutta illusione, durerà solo il tempo di imboccare nuovamente il sentiero verso il lago di Malgina che il sole è già sparito e una brutta nebbia bassa avvolge tutto. Ormai pero’ abbiamo deciso di puntare al Diavolo e non rinunciamo più; dal lago si prende la pietraia che sale sulla sinistra e la si percorre fino a raggiungere un pianoro dove si gode (o meglio si dovrebbe godere!) di un bellissimo panorama sul lago verde. Da qui non si trovano più i bolli rossi ma si seguono gli omini di pietra fino a raggiungere l’indicazione che sulla sinistra porta al Pizzo del Diavolo. Si oltrepassa un nevaio e inizia la traccia che prima risale un ghiaione e poi si inerpica su roccia fino ad arrivare in cresta a poco più di 2600 metri. Da qui, nei rari momenti di diradamento della nebbia, il panorama è grandioso e si inizia a vedere la croce di vetta che risulta ancora molto lontana. Infatti il passaggio più difficile arriva adesso, si deve risalire un franoso canalino e poi via i bastoncini, ci si aggrappa alle rocce per un lungo tratto fino ad arrivare faticosamente alla vetta e suonare la campanella! In questo servizio non siamo riusciti ad immortalare il panorama dalla cima a causa della nebbia che ci ha accompagnati per tutta la salita e le foto che vedrete sono frutto di appostamenti nei rari momenti di visibilità concessi. In conclusione, ascesa senza particolari difficoltà fino alla freccia rossa che indica il Pizzo: poi il sentiero diventa una minima traccia fino al canalino e in seguito sparisce del tutto e sul roccioso si va su faticosamente e un po’ “a naso” cercando la via migliore in quanto nell’arco di 300 metri di dislivello si troveranno circa quattro o cinque bolli rossi. La discesa è per lo stesso percorso della salita. |
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FERRATA GAMMA I – DA LECCO AL PIZZO D’ERNA - sabato 7 agosto 2010 |
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Partiamo dal grande parcheggio ai piani d’Erna sopra Lecco, punto di partenza anche della funivia che in men che non si dica arriva su fino alla croce ma è troppo comoda senza fare fatica non c’è neanche gusto! Quindi ci incamminiamo per una mezz’oretta sul veramente ripido sentierino che porta all’attacco della ferrata da dove, dopo aver indossato imbrago e caschetto, parte l’avventura. Alziamo lo sguardo sopra di noi e vediamo la prima roccia verticale che ci sembra già paurosa fin dall’inizio: cominciamo bene mi tremano già le gambe e non ho ancora fatto niente! Va avanti Claudio a rompere il ghiaccio che sale agevolmente sul tratto con catene e raggiunge ben presto la prima scaletta; io guardo dove lui mette i piedi ma arranco un po’ anche perché ho le gambe più corte rispetto a lui e in certi punti non ci arrivo! Avevamo letto bene su Internet che il primo tratto di ferrata è forse il più difficile, pero’ “con le unghie e con i denti” si supera comunque sempre in sicurezza. Tra scale, scalette, catene e buchi nella roccia si arriva ad una piccola terrazza sul lago che rappresenta anche l’unico “punto di fuga” per abbandonare la ferrata in quanto da qui parte il sentiero che scende al rifugio Stoppani e poi di nuovo al parcheggio. Ma non se ne parla proprio di lasciare “il lavoro neanche a metà strada” e quindi, consapevoli che da qui in avanti non si potrà più tornare indietro, riprendiamo l’arrampicata. La ferrata è comunque molto ben attrezzata, ci sono dei salti di roccia su cui bisogna davvero prestare molta attenzione e lavorare tanto di braccia ma un appiglio lo si trova sempre. C’è un bel ponte tibetano da attraversare o, a scelta, lo si puo’ aggirare sempre su roccia attrezzata. Qui c’è un tratto molto esposto e impegnativo: per chi soffre di vertigini vietato guardare giù, c’è uno strapiombo da lasciar senza fiato e un panorama incredibile. Si arriva poi a un altro ponte stavolta stabile e si puo’ prendere un pochino fiato perché davanti a noi c’è l’ultima, lunghissima, infinita scala che ci porta finalmente alla croce di vetta. Per la discesa ci si serve del bel sentiero nel bosco che dalla cima, passando prima dal rifugio Stoppani, riporta al piazzale del parcheggio. Ferrata molto bella ma anche faticosa da fare assolutamente con l’equipaggiamento adatto e un po’ di sangue freddo per via degli strapiombi: al mattino presto si trova quasi tutta in ombra tranne la lunga scalinata finale esposta al sole che comunque è l’ultimo sforzo che ripaga ampiamente la fatica fatta. |
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DA CARONA ALLA VETTA DEL MONTE AGA (MT. 2.720) sabato 31 luglio 2010 |
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Partiamo presto da Carona con una temperatura tutt’altro che estiva e ci dirigiamo verso il rifugio Longo che raggiungiamo in poco meno di due ore proprio mentre un buon profumo di dolci e di brioches fresche sta aleggiando tutt’intorno per augurare una buona giornata ai primi “ospiti” che si sono appena alzati. Proseguiamo verso la diga del Diavolo con il suo omonimo lago: un posto davvero incantevole con le sue acque scure e ancora qualche accumulo di neve ai bordi. Da qui si alza il sentiero che porta al Passo di Cigola il quale essendo completamente esposto al sole ci permette anche di scaldarci un po’. Raggiunto il passo siamo già a quota 2.486 metri ma non siamo più soli; infatti attorno a noi c’è un bel branco di stambecchi che bruca erbetta fresca e non c’è assolutamente bisogno di usare lo zoom della macchina fotografica talmente sono vicini a noi. Il sentiero ora si inerpica in modo deciso sulla destra, contornato da un panorama aspro e severo di affilate guglie, attraverso sfasciumi e roccette da superare con ancora qualche traversino di neve. Da qui non si trova più un tratto pianeggiante fino su alla crestina finale da attraversare fino a raggiungere la Madonnina di vetta a quota 2.720 metri. Il panorama è affascinante sul versante Brembano con il Diavolo e Diavolino, il Grabiasca, il Poris, il Madonnino, il Cabianca e laggiù il rifugio Calvi con i laghetti e la diga; sul versante valtellinese con il Badile, il Disgrazia e la catena del Bernina completamente soleggiata. Peccato per il freddo pungente che non ci permette di mangiare i panini in vetta che invece consumiamo scendendo ancora al passo di Cigola sempre accompagnati dagli stambecchi e da qui ritorniamo al Longo e poi verso Carona. Bella escursione senza particolari difficoltà, solo prestare un po’ di attenzione sul tratto abbastanza ripido di sfasciumi un po’ scivoloso che porta in vetta, ma di sicuro appagante dal punto di vista panoramico. |
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SUL MONTE PRADELLA MT.2.626, MONTAGNA DAVVERO BELLA! sabato 24 luglio 2010 |
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In una giornata estiva, ma in quota fredda e ventosa, partiamo con Piero e Maurizio alla volta del Pradella. Saliamo dalle baite di Mezzeno fino all’omonimo passo dove non riusciamo neanche a sostare a causa del forte vento che soffia: ma proprio grazie al vento che i laghi Gemelli assumono un colore verde cristallino con tonalità di azzurro e di blu scuro che non abbiamo mai visto seppur passati tante volte per questo tratto. L’acqua si increspa formando delle piccole onde che brillano con i raggi del sole: ci fermiamo per un bel po’ estasiati da questo spettacolo. Dopo aver superato il rifugio Laghi Gemelli, ci dirigiamo verso la diga del Lago Colombo che oltrepassiamo grazie ad un ponticello barcollante costruito per aggirare i lavori in corso. Costeggiamo tutto il lago fino ad arrivare ai piedi del Passo di Aviasco che raggiungiamo con un po’ di fatica a causa del vento che non smette un attimo di soffiare. Dal Passo si segue la traccia che avvicina al Pradella indicata su un sasso e si incontra un meraviglioso laghetto che sembra sospeso tra cielo e rocce. Dopo varie battute e sosta merenda inizia un tratto davvero impegnativo dapprima con passaggi su rocce in bilico e poi si affronta un ripido e franoso canalino che ci porta in quota. Troviamo un posticino riparato dall’aria, ci fermiamo a pranzare e sotto di noi vediamo il lago Gelato ancora corredato di tutto il suo ghiaccio. Un po’ titubanti sul da farsi alla fine decidiamo di arrivare in vetta anche perché ormai il canalino l’abbiamo passato ed è un peccato rinunciare…. Infatti la soddisfazione di arrivare in cima è grande: c’è tutto sotto di noi , più ci guardiamo attorno e più meraviglia traspare dai nostri occhi, non sentiamo più neanche il freddo. La discesa avviene per lo stesso tratto della salita prestando il doppio dell’attenzione sul canalino. Escursione veramente bella e divertente, nel tratto ai piedi della vetta abbastanza impegnativa con passaggi su rocce semovibili e attraversamento del canalino molto franoso sul quale è meglio lasciare i bastoncini e arrampicare con le mani.
Nel servizio fotografico, oltre alle nostre, ci sono alcune foto di Piero e di Maurizio. |
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MAGNIFICA SALITA DA CARONA SUL PIZZO DEL BECCO E DISCESA DALLA VALLE DEI FRATI 18 luglio 2010 |
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Oggi insieme a Francesco si va finalmente sul Pizzo del Becco, la cima che ho in mente da tanti mesi e che sono riuscita a raggiungere. La sveglia suona alle 4 ormai siamo abituati a partire all’alba così si puo’ prendere un po’ di freschino. A Carona il termometro segna 11 gradi e, grazie anche alla pioggia della notte precedente, si sta veramente bene senza un filo di afa né di umidità. In breve siamo al lago del Becco proprio mentre il sole si alza dietro alle montagne. Di buon passo arriviamo al lago Colombo con le sue acque verdi e trasparenti e al nostro fianco si erge la bellissima bastionata del Pizzo del Becco con la sua croce luccicante. Ci fermiamo all’attacco della ferrata per indossare imbrago e caschetto e il cuore mi sta già battendo a mille all’ora per l’emozione. Sale per primo Francesco, in mezzo ci sono io-Elena e dietro c’è Claudio; con l’attrezzatura di sicurezza e la presenza di due uomini salgo senza paura. Arrivati alla fine della ferrata si tira un po’ il fiato ma l’adrenalina è sempre al massimo perché bisogna ancora raggiungere la vetta! Ma ormai ci siamo ecco la croce, il panorama è indescrivibile, una meraviglia tutt’intorno che lascia senza fiato: si vede persino la pianura e gli Appennini tanto il cielo è terso e l’aria frizzante. Dopo un po’ di foto e un bel pezzo di meritato cioccolato iniziamo la discesa verso il passo di Sardegnana un incantevole sentiero con vista sui corni di Sardegnana epoi ancora un po’ di salita fino al Passo d’Aviasco. Da qui imbocchiamo la pietrosa Valle dei Frati con il suo bel laghetto dove ci fermiamo per il nostro pranzo. Proseguiamo poi la discesa verso Carona attraverso il sentiero estivo che porta al Rifugio Calvi. Percorso meraviglioso con giro ad anello di circa 21 chilometri coperto in 9 ore di cammino ma consigliatissimo a chi è in grado di emozionarsi davanti a certe meraviglie della natura. Un grazie di cuore a Francesco per l’incoraggiamento e la pazienza e per la gentile fornitura dei caschetti! |
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SUL MONTE LEGNONE M. 2.609 DAL RIFUGIO ROCCOLI LORLA DI DERVIO Domenica 4 luglio 2010 |
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Oggi abbandoniamo per un giorno le nostre amate Orobie per andare nell’alta Valsassina; quindi sveglia alle 5 e via verso Dervio. La via di salita parte dal rifugio Roccoli Lorla, raggiungibile in auto percorrendo la strada che sale nella Val Varrone. Qui lasciamo la macchina in un ampio parcheggio e ci addentriamo nel meraviglioso bosco di felci fino a giungere in un’ampia radura con un grande alpeggio. Da qui inizia un tratto abbastanza ripido che ci porta al bivacco “Cà de Legn” a m.2146 dove si gode di un ampio panorama sul lago. Dopo la sosta fotografie, il sentiero inizia a salire in modo molto deciso e troviamo dei tratti attrezzati con corde che ci permettono di proseguire in sicurezza. La cresta rocciosa a volte è un po’ esposta ma il panorama è decisamente notevole. Raggiungiamo la vetta dove troviamo una croce, un cippo con le distanze dalle varie cime e una cappelletta. Da qui la vista spazia sul gruppo del Disgrazia, sul Badile, sul monte Cengalo, sul Tre Signori oltre che su tutto il lago di Como prima di intraprendere la discesa che si compie dallo stesso sentiero della salita. |
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BELLISSIMA SALITA DA PLASSA DI OLTRE IL COLLE AL PIZZO ARERA (mt. 2512) sabato 10 giugno 2010 |
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Per oggi le previsioni danno tempo variabile con elevato rischio pioggia dal pomeriggio: bisogna sfruttare bene la mattinata per non incappare in qualche temporale. Così sveglia presto e via una bella “toccata e fuga” sull’Arera, escursione che abbiamo rimandato diverse volte per via della neve. In un’oretta di passo deciso siamo al Rifugio Capanna 2000, l’Arera davanti a noi è imponente e massiccia. Percorriamo rapidi il ghiaione fino ad arrivare ad un canalino attrezzato con scaletta e catene che, una volta oltrepassato, ci conduce al tratto più ripido del percorso da dove arrangiandoci un po’ in qualche maniera arriviamo in vetta. Bellissima vista per quel poco che riusciamo a goderne visto che la nebbia galoppa alla velocità della luce. Il tempo di qualche foto e verso le 13 siamo già in macchina proprio mentre inizia piovere. |
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DA PIANEZZA LUNGO L’”AUTUNNALE” VALLE DEL GLENO VERSO IL PASSO DI BELVISO il 13 giugno 2010 |
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Anche oggi come del resto buona parte delle nostre ultime escursioni si svolge con umidità, cielo nero e freschino che non ci permettono di godere in pieno dei bellissimi panorami che offre la Val di Scalve. A Pianezza il sentiero che porta alla diga è già bagnato segno della pioggia che ha appena finito di scendere: proseguiamo di buon passo fino alla diga del Gleno che è già abbastanza impressionante quando c’è il sole, con la nebbia e il brutto tempo ha quell’aria di tetro e di spaventoso che rimanda a quella tragedia degli anni 20. Dopo un po’ di foto prendiamo il sentiero che porta al passo di Belviso, superiamo la baita di sotto e la baita di mezzo ma alla fine non arriviamo al passo perchè comunque la nebbia è fitta e non potremmo nemmeno fermarci visto il freddo. Ci accontentiamo di mangiare un boccone sotto la tettoia della baita e poi iniziamo a scendere con breve sosta all’ ”Osservatorio del Pagarulì” per vedere la valle dall’alto. |
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DAL RIFUGIO CAPANNA 2000 SUL SENTIERO DEI FIORI FINO ALLA BOCCHETTA DI CORNA PIANA 6 giugno 2010 |
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Partiamo da Plassa in compagnia di Gessica e Paolo con un tempo che sembra non promettere un granchè: infatti più si sale più ci avvolge la nebbia. Ben presto siamo al rifugio Capanna 2000 dove ci fermiamo a guardare gli sciatori che scendono dall’Arera e poi ci incamminiamo lungo il sentiero dei fiori fino al lago Branchino. Per la verità la flora non sembra nel pieno dello splendore; l’anno scorso in questo periodo era tutto più colorato…. Decidiamo di salire alla bocchetta di Corna Piana oltrepassando il “ghiaione” che oggi è ancora “nevaio” fino ad arrivare a suonare la campanella. Siccome fa freddo, scendiamo un po’ e il primo masso utile lo occupiamo per mangiare. Il giro ad anello lo terminiamo non senza qualche difficoltà a causa della neve e della nebbia ma alla fine siamo ugualmente soddisfatti. |
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SALITA AL RIFUGIO BENIGNI CON TANTA NEVE E NEBBIA sabato 5 giugno 2010 |
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Si parte da Cusio in una bella mattinata di sole: eh già, la partenza promette bene ma ben presto il tempo cambierà e ci ritroveremo nuvoloni intorno e nebbione in cima. Oltrepassato il bel bosco e qualche slavina di neve marcia ci fermiamo a bere alla fonte San Carlo e anche se non fa tanto caldo, l’acqua pura dà sempre sollievo. Riprendiamo a salire e ci dirigiamo verso il Passo di Salmurano dove ci sono già altri escursionisti seduti ad aspettare di vedere il panorama tra la nebbia. Se ci si ferma fa freddo quindi scendiamo dal passo e ci dirigiamo verso il canalino del Benigni. Qui tra un po’ di tira e molla, di boh, forse, magari e pero’ decidiamo di salire il canalino sperando che non venga giù tutta la neve e di non cadere nelle voragini che si stanno creando con il disgelo. La salita è fattibile anche senza ramponi, la neve è ancora dura e ben presto arriviamo al rifugio Benigni. Tutto intorno è solo neve e nebbia, ogni tanto si vede sbucare una cima, il rifugio è ancora chiuso e siamo qui soli perché nessuno dietro di noi ha tentato il canalino. Il tempo di mangiare un pezzo di cioccolato e poi giù di nuovo stavolta con i ramponi per stare un po’ più tranquilli! Ci fermiamo su una bella roccia a mangiare e sopra di noi ci protegge un bel cucciolo di stambecco. Sulla via del ritorno incontriamo stambecchi, camosci, marmotte un’esplosione di verde che ci rende soddisfatti della bella escursione. |
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DUE CIME, DUE CROCI: MONTE ALBEN E CIMA LA CROCE mercoledì 2 giugno 2010 |
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Oggi partiamo dal colle di Zambla con obiettivo Alben: montagna dai panorami suggestivi e soprattutto molto divertente da scalare. Infatti appena fuori dal bosco si inizia subito ad arrampicare sulle rocce; ci sono diversi tratti da oltrepassare è tutto un su e giù sulle creste. Dalla vetta dell’Alben bellissimo panorama a 360 gradi su tutte le Orobie: Diavolo e Diavolino, Recastello, Pizzo del Becco, Tre Signori, Presolana, Resegone ecc…. Sostiamo un po’ per pranzare e fare foto poi il cielo inizia a farsi minaccioso, grossi nuvoloni stanno arrivando e siccome dobbiamo scendere dall’Alben e salire la cima di fronte chiamata Cima La Croce allunghiamo il passo e in poco tempo scolliniamo per riprendere a salire. Anche questo tratto è tutto su rocce ma meno impegnativo dell’Alben. In mezz’oretta siamo in cima, qualche foto, un vento che ci porta via e poi di nuovo giù verso la macchina. Bellissimo percorso, molto panoramico e a stretto contatto con la roccia. |
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CLASSICO MA SEMPRE PANORAMICO GIRO DEI LAGHI DA CARONA AL RIFUGIO LAGHI GEMELLI 22 maggio 2010 |
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Oggi a causa del tempo ancora instabile facciamo un giro tranquillo nella zona dei laghi di Carona fino al rifugio Gemelli. E’ bello vedere il disgelo del ghiaccio sull’acqua del lago Marcio, del lago delle Casere, dei laghi Gemelli fin su al lago del Becco: tanti iceberg che sotto a un timido sole si sfaldano e affondano nell’acqua blu. Troviamo ancora un bel po’ di neve sia sul sentiero in prossimità del rifugio, sia oltre dove tentiamo di fare traccia per arrivare al lago Colombo ma su suggerimento del rifugista torniamo indietro per pericolo di scariche. Davanti a noi c’è sempre quel gran bel Pizzo del Becco che mi attira come una calamita; è ancora presto per salirci, oggi siamo venuti qui in “avanscoperta per sondare il terreno”, la prossima sarà per raggiungere la vetta. |
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STUPENDA SALITA IN RESEGONE ATTRAVERSO IL SENTIERO DELLE CRESTE domenica 16 maggio 2010 |
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Finalmente oggi si puo’ uscire all’aria aperta, non se ne puo’ più di pioggia quindi puntiamo presto la sveglia e si va sul Resegone. Partiamo da Brumano ma non percorriamo il sentiero normale che arriva al rifugio Azzoni bensì optiamo per il sentiero delle creste, giro abbastanza lungo ma di sicura soddisfazione. Il primo tratto si inerpica nel bosco e si capisce subito che è bello tosto in quanto di notevole pendenza ma dopo tanti giorni di “sosta forzata” abbiamo una gran voglia di camminare. Usciti dal bosco la vista è meravigliosa: sopra di noi si vedono le spettacolari guglie del Resegone, a fianco ci passano indisturbati due bei camosci in cerca di erbetta, tutt’intorno è un tripudio di colori dal blu del cielo, al verde dell’erba, al grigio delle rocce. Arriviamo sulle creste da dove ammiriamo il lago di Lecco e la sua città, i laghi della Brianza e l’inizio del fiume Adda. Il sentiero è molto panoramico, ci sono alcuni tratti da arrampicare ma si superano senza problemi; inoltre c’è ancora neve nelle zone d’ombra. Quando arriviamo al rifugio Azzoni notiamo il fiume di gente che sta salendo dalla via normale di Brumano o di Fuipiano: noi invece ci siamo goduti in solitaria questo appagante e bellissimo giro delle creste. |
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ANDARE PER STAMBECCHI IN QUEL DI MASLANA domenica 25 aprile 2010 |
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L’appuntamento è alle 8 del mattino a Valbondione con l’amico Mirco e un gruppo di altri escursionisti per “andar per stambecchi”, occasione che si rinnova ogni anno in questo periodo per assistere alla muta di questi grandiosi animali che con il disgelo scendono di quota a mangiare la prima erbetta fresca. Partiamo pimpanti con Mirco che ci spiega le caratteristiche della zona e le abitudini degli animali che vedremo. Sostiamo nel piccolo borgo di Maslana a fare fotografie e qui scatta il primo avvistamento: non sono gli stambecchi, bensì un’aquila reale lassù in alto sopra un pinnacolo di roccia che plana senza movimento di ali, maestosa e splendida. Facciamo un’altra fermata al “Goi del cà” dove sporgendosi un po’ si vedono delle belle cascate d’acqua nel precipizio. Poco oltre l’abitato di Maslana, nei pressi nella baita del guardiacaccia, i primi tre stambecchi stanno pascolando tranquilli. Raggiungiamo l’Osservatorio di Maslana dove pranziamo sul prato e godiamo del tepore del sole primaverile prima di guardare le belle diapositive di Mirco riguardanti l’inverno appena trascorso. Sulla via del ritorno ecco la sorpresa: un gruppo di una quarantina di esemplari si sta riposando chi sulla neve, chi sulla sommità di una roccia, chi sul prato erboso. Ci avviciniamo senza spaventarli e partono i click delle macchine fotografiche, con Mirco cerchiamo di avvicinarci il più possibile, loro ci guardano ma sembrano non aver paura. E’ stata una vera gioia vedere questi animali così da vicino, mentre giocavano tra di loro, mentre si alzavano sulle zampe posteriori e sembravano dirci “Attenzione, qui comandiamo noi!”. |
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DA FUIPIANO VERSO I TRE FAGGI, I CANTI, ZUC DI VALBONA E COSTA DEL PALIO sabato 17 aprile 2010 |
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Oggi partiamo da casa senza troppe pretese; ha piovuto tutta la notte e la temperatura è tutt’altro che piacevole per cui ci dirigiamo verso Fuipiano Imagna e speriamo di poter sfruttare almeno la mattina per il nostro giretto. Attraversiamo il bellissimo bosco e arriviamo in mezz’oretta ai Tre Faggi dove ci fermiamo un po’ ad ammirare la maestosità di questi alberi. Intanto spunta un timido sole per cui sorridiamo e andiamo avanti. In breve facciamo la salita che porta alla Madonnina dei Canti e poi ci addentriamo nel bosco e nella neve fino a raggiungere un pianoro dove belli tranquilli stanno pascolando un gruppo di camosci. Scattiamo qualche foto senza dar loro troppo disturbo e poi proseguiamo verso lo Zuc di Valbona: intanto il cielo si sta scurendo pero’ decidiamo di andare avanti ancora un pochino, avanti , avanti alla fine abbiamo fatto tutta la costa del Palio. Guardiamo in alto e il Resegone è ancora pieno di neve, le ciaspole sono rimaste a casa, una mezza idea di tentare lo stesso ci è venuta ma scrutiamo le nuvole ormai nere e facciamo dietro-front. Non ci fermiamo neanche a mangiare, torniamo indietro a passo sostenuto e quando arriviamo alla macchina inizia a piovere: l’abbiamo scampata anche questa volta! |
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SPLENDIDA GIORNATA DI PRIMAVERA SULLE NEVI DEL MONTE SASNA sabato 10 aprile 2010 |
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Partiamo alle 6,30 dal parcheggio di Lizzola ancora in semi-oscurità con obiettivo monte Sasna; invece di salire dal Passo della Manina ci dirigiamo verso la traccia che porta al Tre Confini per poi spostarci verso ovest e completare l’anello scendendo dalla chiesetta. La neve è ancora molta e si alternano tratti ghiacciati e tratti cedevoli; inoltre la giornata si prospetta calda già di prima mattina. Calziamo quasi subito le ciaspole e ci aiutiamo per un po’ seguendo le tracce dei molti sci alpinisti che salgono al Tre Confini. Arrivati su un tratto pianeggiante ci dobbiamo arrangiare a tracciare la salita in quanto siamo rimasti soli, tutti gli sci alpinisti si sono diretti verso il Tre Confini. Arriviamo in cresta, fa davvero caldo infatti la neve è molle e si sprofonda facilmente; percorriamo le creste fino alla croce del Sasna dove Claudio scava con le mani almeno per riuscire a scorgere la sua sommità. Proseguiamo per la seconda croce dove ci fermiamo un attimo per il pranzo e poi giù verso la chiesetta della Manina. Bellissimo panorama intorno a noi con il gigante Pizzo Coca da ammirare. La discesa continua con innumerevoli ruzzoloni che comunque hanno contribuito a rendere divertente la giornata sulle nostre meravigliose Orobie. |
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BEL GIRETTO SUL PIZZO FORMICO IN UNA PASQUETTA ANCORA FREDDA E CON NEVE FRESCA lunedì 5 aprile 2010 |
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Oggi andiamo sul Pizzo Formico, una bella e facile camminata visto l’elevato pericolo di valanghe e la tanta neve fresca caduta nei due giorni precedenti. Parcheggiamo a Barzizza e ci incamminiamo sul sentiero ancora ghiacciato. Più saliamo più troviamo neve fresca, almeno 40 centimetri di manto bianco, ma c’è un vento forte e fastidioso che rovina un po’ il bellissimo panorama dalla croce di vetta. Riusciamo a sostare in cima solo pochi minuti per scattare foto, il vento è gelido con raffiche che ci fanno un po’ barcollare. Scendiamo “a tutta birra” per poi risalire verso il rifugio Parafulmen preso d’assalto dalla gente infreddolita e dal menù di Pasquetta molto allettante! Il nostro “pic-nic” invece si svolge al riparo di una baita ancora disabitata non prima di aver fatto la discesa di corsa con le ciaspole tanto per scaldarci un pochino …. Comunque giornata divertente in una Val Gandino ancora invernale che anche a modeste altitudini è in grado di offrire scorci suggestivi. |
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RISALITA DA ZAMBBLA IN CIMA GREM, NON RAGGIUNTA PER CORNICI DI NEVE INSTABILI il 27 marzo 2010 |
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Oggi tentiamo per la seconda volta in una settimana di salire il Grem: sabato scorso non avevamo le ciaspole e siamo dovuti tornare indietro; stavolta partiamo con tutta l’attrezzatura necessaria. Alle 7,30 siamo già sul sentiero, fa ancora abbastanza freddo e nel bosco ci sono i segni della grandinata del giorno prima. Troviamo ancora i chicchi integri e i fiorellini primaverili che tentano di fare capolino tra la neve. Il sentiero è molto ghiacciato e ci aiutiamo anche con i ramponi per attraversare i due canalini che si incontrano salendo per questo tratto. Arriviamo agevolmente alla terza Baita a quota 1.600m poi la neve inizia a cedere e mettiamo le ciaspole. Siamo soli non c’è ancora nessuno in vista, la neve fresca ha nascosto la traccia e comincia anche a rannuvolarsi. Ormai siamo in cresta, la croce di vetta sarà più o meno a 100 metri ma la neve continua a cedere, si muove sotto i nostri passi: cavolo neanche stavolta è quella buona? Niente da fare, la voglia di arrivare è tanta ma è sempre meglio non dare una mano alla sfortuna… Torniamo indietro per la seconda volta: evidentemente non è destino, riproveremo in estate. |
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SPLENDIDA SALITA DA PREMANA AL RIFUGIO CASERA VECCHIA DI VARRONEE AL PIZZO TRE SGNORI! |
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SPLENDIDA FRESSSCA SALITA INVERNALE MATTUTINA AI CAMPELLI E AL CAMPIONCINO sabato 6 marzo 2010 |
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L’idea prende vita di notte: non riusciamo a dormire e allora perché non andare a trovare la montagna mentre ancora sta sonnecchiando? Detto fatto; saltiamo in piedi come due grilli, in cinque minuti siamo vestiti e lo zaino è pronto. Alle 4,30 siamo in macchina diretti verso Schilpario sotto un cielo stellato che così bello non si vede neanche in estate. Poco prima delle 6 siamo al parcheggio di Schilpario pronti per la nostra avventura; fa freddo, il termometro segna 13 gradi sottozero ma siamo belli imbacuccati, accendiamo la luce frontale e ci inoltriamo nel bosco. Sembra un paesaggio incantato di quelli che si raccontano nelle favole, un silenzio assoluto rotto solo dallo scricchiolio della neve sotto i nostri scarponi. Il cielo inizia a tingersi di rosa, arriva l’alba alle nostre spalle mentre il sentiero davanti a noi è ancora al buio. Che meraviglia pian piano le cime più alte si illuminano e restiamo per un po’ di tempo in contemplazione; è veramente suggestivo percorrere un sentiero quando il mondo sta ancora dormendo. Arriviamo ai Campelli, la Madonnina è ancora all’oscuro della giornata soleggiata che le aspetta. Pausa tè caldo per scaldarci un po’ ma velocemente riprendiamo a camminare perché fermi si congela. Ecco che spunta il sole dietro il Cimon della Bagozza, ci illumina il sentiero e ci scalda in fretta; guardiamo in alto verso il Monte Campioncino e siamo un po’ titubanti sul da farsi perché non abbiamo le ciaspole, sul sentiero non è ancora passato nessuno e non possiamo utilizzare le tracce di altri escursionisti. Ma basta auto-convincersi che ce la si puo’ fare e si arriva ovunque! Infatti alle 9 del mattino siamo in vetta al Campioncino: non è stato poi così difficile, anche se si sprofonda in un metro di neve è tutta esperienza accumulata…. La vista è di quelle che ti entrano dentro e ti sconvolgono l’anima: siamo proprio soli quassu’, le montagne così vicine mettono soggezione. Abbiamo tutto il tempo per guardarci attorno e per scattare fotografie, è meraviglioso godersi il silenzio e la pace che questi luoghi sono in grado di donarci. Dopo essere tornati “con i piedi per terra” decidiamo di scendere anche perché in lontananza iniziano a spuntare i primi sci alpinisti. Noi ce ne andiamo, lasciamo a loro e agli altri tantissimi escursionisti che incontriamo sul sentiero in salita la magia di questi luoghi che noi abbiamo gustato in completa solitudine. |
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Salita invernale al Rifugio Magnolini, Monte Alto, Pian de la Palù, Pian del Termen e Monte Pora il 27 febbraio 2010 |
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Oggi partiamo in tre, Piero, Elena e Claudio, ma poi diventeremo 5 ed infine 7.
Sfruttiamo la tregua meteorologica del cattivo tempo e andiamo sulle nevi ‘sicure’ del Rifugio Magnolini , del Monte Alto e del Monte Pora. Parcheggiamo nei pressi degli impianti di risalita e ci incamminiamo sotto un sole che “sa” di primavera. Camminiamo comodamente su neve ben battuta dal gatto delle nevi , insieme a noi molti sciatori che sciano sulla pista verso il Rifugio Magnolini. In circa mezz’ora raggiungiamo il rifugio. Ci fermiamo un pochino a scattare foto e a gustarci un po’ di te’ caldo. Via, si riparte…per il Monte Alto.
Facciamo la salita seguendo le tracce dei ciaspolatori che ci hanno preceduto non senza risate per chi cade, sprofonda, rotola e per chi sta per essere appesa a un abete! Arriviamo in cima al Monte Alto: Wow che spettacolo, là sotto c’è il Lago d’Iseo, poi il bianco Guglielmo, verso ovest l’Alben, lontano il Monte Rosa e poi sempre lei… la Regina, la Presolana incantata. Nel frattempo ci raggiungono Claudia e Mauro che si uniscono a noi.
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Consumiamo il nostro pranzo all’aperto in loro compagnia e poi ci incamminiamo verso il nuovo Rifugio Pian de la Palù per il nostro bicchierino “digestivo alcoolico”. Salutiamo Claudia e Mauro che scendono per impegni verso le 15 e ripartiamo alla volta del Monte Pora passando dal Pian del Termen. Sulle piste, come d’accordo, incontriamo Alice con i due Luca che stanno sciando impegnati nel pomeriggio con il CAI di Bergamo. Raggiungiamo i 1.880 metri del Monte Pora mentre il sole sta iniziando a calare. E’ il momento del tramonto; è cosa risaputa che con il Piero non si torna mai a casa presto! Siamo rimasti soli sulle piste, il cielo dà spettacolo e noi cogliamo l’occasione per scatti con i colori del tramonto immiente, ma il cielo non ci aiuta, perché si sta rannuvolando , lasciando sottintendere che il giorno successivo non ripeterà il bello spettacolo che stiamo ammirando in questo momento. |
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In conclusione…l'escursione al Magolini-Monte Alto-Monte Pora in presenza di neve è facile, 'immune' da valanghe-slavine, adatta a tutte le gambe e richiede, con neve non ancora ben battuta, le ciaspole. Il cammino impegna per un minimo di tre-quattro ore, secondo il percorso sopra esposto, ma si può prolungare-accorciare a piacere in base a percorsi aggiuntivi in zona. |
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SALITA DA LIZZOLA AL RIFUGIO DUE BAITE sabato 20 febbraio 2010 |
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Oggi siamo in quattro, io-Elena, Claudio, Piero ed Alice: escursione decisa all'ultimo minuto la sera prima alle ore 23.30 dopo l’incontro svoltosi al Palamonti-CAI-BG col grande alpinista Mario Merelli scalatore di ben 9 cime di 8000 mt. che ha proiettato e commentato appassionatamente splendide foto delle sue scalate in Himalaya. |
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PIAZZATORRE – RIFUGIO GREMEI - TORCOLA VAGA – TORCOLA SOLIVA domenica 7 febbraio 2010 |
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Oggi in compagnia di Piero e Simonetta siamo in quel della Val Brembana e più precisamente lasciamo la macchina a Piazzatorre e si va sulle Torcole. La meta concordata due giorni prima non era questa ma visto l’abbondante nevicata di venerdi Piero, che come al solito ci vede lungo, ha cambiato itinerario all’ultimo momento per evitare un sentiero che sicuramente non è molto battuto. Percorriamo un breve tratto con la seggiovia e scendiamo al rifugio Gremei esternamente molto carino fatto tutto di legno. Il panorama è imponente: lo sguardo spazia tra il Pizzo Tre Signori, il Pizzo di Trona, il Ponteranica, il Passo Baciamorti, il Monte Cavallo, si vede la cantoniera del San Marco, in lontananza Cervino e Monte Rosa, insomma di tutto di più. La giornata è splendida, il cielo è di un blu profondo e il sole bacia la neve con tutto il suo amore. Prendiamo per un pezzo la pista da sci fino a raggiungere la piazzola di arrivo del secondo tratto della seggiovia. Qui Piero riesce a fare pubbliche relazioni con due signori del soccorso alpino distribuendo i suoi bigliettini da visita; dai Piero che non vogliamo perderci un attimo di questa giornata… Ora il sentiero lo dobbiamo fare noi: lontani dalle piste da sci il silenzio è assoluto e si sprofonda nella neve fino ai fianchi. Giungiamo sulla Torcola Vaga e qui creiamo la nostra area di sosta fotografica: è troppo bello si vede il Menna, l’Arera e quel grandioso Pizzo del Becco che sogno da un anno…. Non c’è anima viva quindi ci dobbiamo ingegnare per scattare foto tutti insieme; il dorso dello zaino come piedistallo, un cappellino per rialzare l’obiettivo e ciiiis ci scappa da ridere perché il fotografo non fa in tempo a correre dopo aver premuto l’autoscatto perché si è “infoppato” in un metro di neve! MHMHMH diciamo che le pancine iniziano a borbottare, durante la salita abbiamo intravisto un bel posticino con vista sul Menna dietro a una baita disabitata. Quando lo raggiungiamo è già occupato da sciatori che non ci degnano di uno sguardo e di un saluto, intenti al loro pranzetto. Decidiamo quindi di andare a mangiare sulla Torcola Soliva, lassù c’è un rifugio in disuso e una vecchia seggiovia che cade a pezzi: ottimo, di sicuro non ci sarà nessuno. Infatti, dopo una bellissima salita, ci siamo...possiamo pranzare comodi. Non ci possiamo credere: ci sono quattro vecchie sedie sgangherate che prendiamo in uso e posizioniamo nel posto più panoramico che c’è. Wow il sole picchia e stiamo già prendendo un bel colorino! La tavola è ben imbandita e il pasto è completo di dessert e del solito quartino di vino del Piero! Facciamo per un bel po’ di tempo le lucertole al sole ridendo e scherzando quando ad un tratto sentiamo un rumore di zampette sulla neve: è un bel gracchio nero, Piero imbraccia la sua Canon...troppo tardi e commenta "Mi è scappato...!" il Claudio chiede "Cosa?" . il Piero "...l'uccello!". Figuriamoci poi i commenti e le risate che ci facciamo!!! Si sta alzando il vento, inizia a far freddo così ci incamminiamo verso il rifugio Gremei dove ci gustiamo quattro caldi bombardini con la panna e dalla terrazza godiamo l’ultimo spettacolo che ci offre la giornata. |
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COLERE – RIFUGIO DELL’AQUILA – RIFUGIO MAGNOLINI - Domenica 31 gennaio 2010 |
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Oggi si puo’ di certo affermare di essere in uno dei giorni cosiddetti “della merla”, c’è un freddo tagliente e un vento che non permette di godere la grandiosità della montagna. Prendiamo la seggiovia di Colere che ci porta in vetta sulla cima Bianca ma una volta scesi siamo in grado solamente di fare 20 minuti di camminata fino ad arrivare al rifugio Aquila e da lì non ci muoviamo più. Il termometro del rifugio segna meno 17 gradi, non riusciamo a resistere: così pranziamo al calduccio, qualche foto esterna stando attenti a non far gelare il pulsante di scatto della macchina fotografica e poi via scendiamo in fretta. Nel pomeriggio lasciamo la macchina al parcheggio degli impianti del monte Pora e saliamo al rifugio Magnolini. Perlomeno ci sono solo 6 gradi sotto zero e camminando facciamo in fretta a scaldarci. Arriviamo al rifugio giusto in tempo per bere un “bombardino” ciascuno ma il nostro intento è quello di aspettare il tramonto che infatti non tarda ad arrivare e colora il cielo prima di arancione e poi di rosso. |
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PIZZINO – RIF. GHERARDI – PIANI DI ARTAVAGGIO – RIF. CAZZANIGA – RIF. NICOLA – MONTE SODADURA 28 novembre 2009 |
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FULVIO – CLAUDIO - ELENA con TEDDY e BIRBA Oggi finalmente c’è il sole: cosideriamo il fatto che esista ancora dopo dieci giorni di nuvolaglia bassa e umidità che penetra nelle ossa. Siamo tre bipedi e due quadrupedi pronti, partenza, e via ……. La macchina la lasciamo a Pizzino, il cielo è proprio blu non ci possiamo credere… In poco tempo siamo già al Gherardi dove ci fermiamo a fare la prima pausa tè; oltrepassiamo la casa privata Cesare Battisti e la bocchetta di Regadur e siamo ai piani di Artavaggio. Il sole è sempre più caldo e qui si scatenano i fotografi: sembra tutto a portata di mano, il blu del cielo, il bianco delle vette più alte e del ghiaccio formatosi la notte precedente, il verde degli abeti che “sanno” di Natale. Ci fermiamo a sbirciare la piccola cappelletta nel prato e il rifugio Castelli che ci offre una magnifica terrazza per prendere cinque minuti di sole e e poi via non abbiamo tempo, ci sono ancora tante cose da fare, tante foto da scattare, tanti passi da percorrere. Ecco il Cazzaniga con la sua livrea rosa che ci porge una bella panchina sulla quale consumiamo il nostro sempre abbondante pranzo. Di fronte c’è il rifugio Nicola caratterizzato dal suo tetto spiovente che con i raggi diretti del sole sembra che si illumini. Ripartiamo alla volta del Sodadura, c’è un po’ di neve ghiacciata sulla quale i nostri amici animali si sbizzarriscono con le loro “acrobazie” e a chi riporta per primo al padrone la palla di neve! Il cartello segnala “percorso difficoltoso” ma è un’impressione, meglio non farci caso!!! Pero’ effettivamente una volta in vetta il fiatone ce l’abbiamo… Bella la Madonnina dorata che contempla un meraviglioso Resegone e la croce in ricordo di giovani vite. Non sappiamo dove guardare, è talmente bello quassù, possiamo vedere il mondo e scatenare le nostre emozioni. La vetta, un brivido lungo la schiena, il tepore pomeridiano, non ci manca niente possiamo toccare i cielo. I flash delle macchine fotografiche illuminano tutto cio’ che ci circonda, sta per scendere il sole ma ci viene automatico pensare che non possiamo perderci il tramonto per nulla al mondo quindi scendiamo un pochino di quota fino ad arrivare ad un bel prato pianeggiante e lì scatta l’appostamento! Magnifico, insuperabile, senza parole….. il Resegone è diventato rosa si vede persino la croce luccicare. La nebbia bassa forma una cascata sui monti circostanti, all’orizzonte penso di poter vedere il mare. Siamo rimasti tutti e tre in penombra e ci avviciniamo per farci luce a vicenda con i frontalini. Scendere accompagnati dalla luna piena è stata un’esperienza straordinaria come il “sapore” della camminata gustata fino all’ultimo centesimo di secondo. |
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SCHILPARIO – VERSO IL PIZZO CAMINO – PASSO DI CORNABUSA il 31 ottobre 2009 |
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FULVIO, CLAUDIO, ELENA E TEDDY E' il 31 ottobre, partiamo alle 6,30 da Seriate dove troviamo Fulvio e Teddy già pronti per l'avventura: è ancora buio e le previsioni della sera precedente non sono molto incoraggianti.... Tuttavia il morale è alto e il viaggio verso Schilpario piacevole. Arriviamo al passo della Presolana dove troviamo una nebbia fittissima che ci avvolge e l'entusiasmo comincia un po' a venire meno...Ma ormai è deciso: dobbiamo almeno tentare di salire sul Pizzo Camino. Parcheggiamo e il sentiero inizia subito a salire; attraversiamo uno stupendo faggeto che in questo periodo ci meraviglia con colori sgargianti. Più saliamo più ci accorgiamo che la nebbia non ci segue; questo permette ai nostri fotografi del Pieroweb di scattare. Non è poi così male, il meteo non ci ha potuti fermare. Il sentiero ci permette di godere di un panorama spettacolare con le cime completamente soleggiate e il resto avvolto in una coltre di nebbia che ci regala infinite tonalità di colore. Inizia il tratto più impegnativo, molto ripido e con roccette a cui aggrapparsi; il terreno è abbastanza friabile e c'è poca presa con gli scarponcini a causa del gelo della notte precedente. Vediamo il Pizzo Camino nella sua maestosità e tutti e tre ci soffermiamo ad ascoltare le nostre emozioni. Ci vengono incontro tre alpinisti che ci sconsigliano di proseguire: troppo ghiaccio nel canalino sono tornati indietro anche loro. Con grande rammarico decidiamo di seguire il loro consiglio, è troppo pericoloso ci vorrebbero i ramponi. La fame inizia a morderci lo stomaco così ci dirigiamo verso il passo di Cornabusa. La meraviglia si manifesta intorno a noi: cielo blu, nebbia fitta sotto di noi, tonalità indescrivibili.... Siamo in Paradiso non c'è altra spiegazione. E' pomeriggio inoltrato, sopraggiunge il tramonto e i nostri cuori vanno in subbuglio dallo stupore per cio' che la montagna ci sta regalando. Ma ormai è tardi, dobbiamo rientrare, Fulvio accende il frontalino e la giornata è proprio finita. Saliamo in macchina felicissimi ed estasiati ripromettendoci che la prossima volta arriveremo in vetta! |
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Foppolo – Lago Moro – Corno Stella (mt. 2.620) il 21 agosto 2009 |
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Partiamo da Foppolo in compagnia di Piero e Vito per trascorrere un'altra meravigliosa giornata in vetta per fuggire dalla canicola che in pianura non fa respirare.. Tra una chiacchiera e l'altra in poco tempo siamo già al Lago Moro che ci dona un vero spettacolo di luce e di riflessi. Dopo una piccola sosta spuntino proseguiamo per il bel sentiero che porta al Corno Stella: molte roccette e qualche “gradino” di pietra ci danno il benvenuto. La salita è molto bella, non troppo faticosa e abbastanza agevolmente siamo in cima. Il panorama è di quelli che ti rimangono dentro per sempre, le cime più spettacolari sono tutte visibili da qui: spiccano il Diavolo e il Diavolino, il monte Aga, il Redorta, il Pizzo Becco e all'opposto la catena del Bernina e il Disgrazia. Ci fermiamo per un bel po', il sole c'è e non c'è quindi è l'ideale per assaporare al massimo il fascino del luogo. Dopo un'innumerevole quantità di fotografie scattate, iniziamo la discesa accompagnati da stupendi stambecchi che brucano a due passi da noi: li ringraziamo vivamente per la compagnia e proseguiamo il cammino. Facciamo un'altra sosta al Lago Moro che con il calar del sole si tinge di differenti colori e poi giù verso Foppolo e verso quattro birre belle fresche! |
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Lizzola-Passo Bondione-Pizzo Tre Confini-Val Cerviera-Rif.Barbellino-Lago di Malgina-Curo' (5-6 agosto 2009) |
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Partiamo il giorno 5 agosto, la giornata promette bene c'è un bel sole la mattina alle 8,30. Gli zaini sono belli pieni con tutto l'occorrente per passare la notte al rifugio. Lasciamo le macchine a Lizzola e da qui si parte attraverso la valle che porta al lago e al passo Bondione che dà sfoggio di se con i suoi bellissimi fiori.Sul ns cammino incontriamo un allevatore che vive ormai da tre mesi solo, in alpeggio con le sue mucche: ci fermiamo a scambiare due chiacchiere con lui, ha voglia di parlare con qualcuno. Riprendiamo il sentiero e guardiamo il cielo: il tempo sta cambiando, arrivano nuvole minacciose, scende la nebbia. Ci fermiamo a mangiare e facciamo una piccola riunione per decidere il da farsi. Il Pizzo Tre Confini si intravede nella nebbia, dall'alto dei suoi 2.824 metri: ci sta chiamando e noi decidiamo di rispondergli. La salita è impegnativa, la nebbia è ormai fitta ma il richiamo è troppo forte.Arriviamo in vetta e ci stringiamo tutti intorno alla croce per suonare la campana. Dopo le foto di rito iniziamo a scendere prendendo per la Val Cerviera: la soddisfazione è tanta, le emozioni sono incontrollabili... Ormai è pomeriggio avanzato, sarà meglio dirigerci verso il Rifugio Barbellino. Lungo il sentiero la fauna ci accoglie con le sue diverse specie: innumerevoli marmotte fanno capolino dalle loro tane, i camosci scendono in cerca di cibo e, per mia gioia, una vipera si attorciglia su se stessa prima di nascondersi sotto a un sasso. Eccoci qui dopo dieci ore di cammino; ci hanno assegnato la camera mansardata così possiamo dormire tutti insieme. Dopo aver festeggiato il compleanno di Piero e Fulvio con torta e spumante, la giornata è proprio finita: ognuno nel suo sacco lenzuolo e ci vediamo domani... |
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La mattina il sole sta spuntando dietro il Torena e Fulvio e Sergio decidono di affrontare lo Strinato; il resto del gruppo si dirige verso il sentiero che porta al lago di Malgina dove ammiriamo l'imponente panorama verso le cime del Recastello, Tre Confini, Gleno, Strinato. Il lago è come un diamante incastonato tra le rocce, è di rara e pura bellezza. Prima di partire, ci siamo dati appuntamento verso le 12,30 al rifugio Curo': i due ragazzi sono già lì che ci aspettano per pranzare seduti sull'erba; noi abbiamo un po' sforato sui tempi ma il gruppo si riunisce. Scendiamo per un tratto sul sentiero panoramico del Curo' per poi deviare verso quello impervio e faticoso che ci riporterà a Lizzola. Questa esperienza resterà per sempre nel mio cuore un po' affaticato come per sempre rimarrà dentro di me la gioia di aver incontrato queste persone speciali lungo il “sentiero” della mia vita. |
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