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Dopo dieci giorni senza montagna a causa del maltempo non ne possiamo proprio più e il lunedì sera decidiamo di trascorrere i successivi due giorni in alta montagna pur sapendo che il meteo non sarebbe stato in pieno dalla nostra parte. Raggiungiamo il parcheggio di Valbondione e ci incamminiamo sul classico sentiero estivo del Curo’: usciti dal bosco, prima sorpresa hanno già aperto le cascate del Serio senza dire niente a nessuno! E’ sempre bello ammirarle anche se il motivo dell’apertura sarà senz’altro la troppa acqua nel bacino quindi significa che lassù di pioggia ne è venuta abbastanza. Arriviamo al Curo’ per scoprire la seconda sorpresa; neve freschissima caduta tra sabato e la domenica di Ferragosto, tutte le cime più alte sono imbiancate e cominciamo a preoccuparci per non aver portato i ramponi. Prima di raggiungere il rifugio del Barbellino, deviamo a sinistra e risaliamo la val Malgina fino al bellissimo, omonimo lago dalle acque verdi e poi più su fino ad arrivare al lago Gelt con la sua caratteristica forma a cuore incastonato in un ambiente severo. Da lì vorremmo salire al passo di Caronella per poi ridiscendere verso il rifugio ma la nebbia è ormai diventata molto fitta e iniziamo a sprofondare nella neve fresca. Quindi a malincuore torniamo sui nostri passi e raggiungiamo il rifugio Barbellino ormai nel tardo pomeriggio. Il giorno successivo l’alba è splendida e la giornata sembra che inizi nel migliore dei modi: tutta illusione, durerà solo il tempo di imboccare nuovamente il sentiero verso il lago di Malgina che il sole è già sparito e una brutta nebbia bassa avvolge tutto. Ormai pero’ abbiamo deciso di puntare al Diavolo e non rinunciamo più; dal lago si prende la pietraia che sale sulla sinistra e la si percorre fino a raggiungere un pianoro dove si gode (o meglio si dovrebbe godere!) di un bellissimo panorama sul lago verde. Da qui non si trovano più i bolli rossi ma si seguono gli omini di pietra fino a raggiungere l’indicazione che sulla sinistra porta al Pizzo del Diavolo. Si oltrepassa un nevaio e inizia la traccia che prima risale un ghiaione e poi si inerpica su roccia fino ad arrivare in cresta a poco più di 2600 metri. Da qui, nei rari momenti di diradamento della nebbia, il panorama è grandioso e si inizia a vedere la croce di vetta che risulta ancora molto lontana. Infatti il passaggio più difficile arriva adesso, si deve risalire un franoso canalino e poi via i bastoncini, ci si aggrappa alle rocce per un lungo tratto fino ad arrivare faticosamente alla vetta e suonare la campanella! In questo servizio non siamo riusciti ad immortalare il panorama dalla cima a causa della nebbia che ci ha accompagnati per tutta la salita e le foto che vedrete sono frutto di appostamenti nei rari momenti di visibilità concessi. In conclusione, ascesa senza particolari difficoltà fino alla freccia rossa che indica il Pizzo: poi il sentiero diventa una minima traccia fino al canalino e in seguito sparisce del tutto e sul roccioso si va su faticosamente e un po’ “a naso” cercando la via migliore in quanto nell’arco di 300 metri di dislivello si troveranno circa quattro o cinque bolli rossi. La discesa è per lo stesso percorso della salita. |
Immagini totali: 50 | Ultimo aggiornamento: 19/08/10 17.06 | Generato da JAlbum & Chameleon | Aiuto |