FOTO dI MAURIZIO SCALVINI
(Almè - Bergamo - ) |
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ALME' - SAN VIGILIO - Domenica 27 Dicembre 2009 |
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Mi attrezzo: piccolo zainetto in spalla e scarpette che uso d'estate per le escursioni. Esco di casa e fatti cento metri raggiungo l'entrata del campo di calcio.
Nel punto esatto dove il torrente Rino rivede la luce, attraversa sotterraneo tutto il paese, mi avvio sulla scorciatoia che passa nella pineta di Almè.
Un attimo dopo scavalco la Quisa: eccomi sulla sua bellissima ciclabile. Da qui in avanti metto il pilota automatico: i miei piedi raggiungono a memoria il Santuario della Castagna.
Passo davanti l'edicola con l'affresco dell'apparizione e proseguo su via Madonna della Castagna: pianeggiante e rilassante stradina pedecollinare che mi traghetta su via Fontana.
Adesso il mondo va in salita. Mi inerpico su questo a volte stretto budello e passo davanti la piccolissima chiesina di San Rocco, per superare poi la parrocchiale omonima e raggiungere infine San Sebastiano.
Adesso il mondo da spettacolo: le pianure mandano verso il cielo montagne nostrane, Appennini e lontane Alpi piemontesi. C'è un Monte Rosa all'orizzonte!
Adesso il mondo va a gradini: quelli affascinanti e strettissimi di Via del Rione. Ripida, poi di colpo si spiana e sorvolo un orto, alto sulla valle di Astino. |
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Il Monastero è un gioiello impacchettato.
Sbuco su Via alle Case Moroni: budello di sassi che mi porta su Via Orsarola. Scendo pochi metri a destra e....Urka!! C'è una via col mio stesso nome!!
Ma io vengo attratto dal bellissimo acciottolato di via Monte Bastia: per un po' vado via pianeggiante, poi scendo una lunga scalinata che sfocia nella panoramica Via San Vigilio.
Lo sguardo corre da tutte le parti e quando arrivo alla funicolare si arrende alla sfolgorante, superba visione di Città Alta. C'è una parola nel dizionario: amore. Non aggiungo altro.
Proseguo sulla via, entro nelle viscere dell'antico castello e sbuco sulla spianata di San Vigilio. Da quassù posso vedere pianure e montagne, quelle vere!
Mi sento come se fossi arrivato su una delle mie adorate vette, i panorami mi appagano completamente! Ma tu guarda che bella "escursione" mi sono inventato!!
Sarà pure una collina, ma da oggi cambia tutto: San Vigilio, per me, diventa una meravigliosa, piccola montagna di città!
( E fu così che il sottoscritto se ne andò a scoprire angoli di Bergamo totalmente sconosciuti. Forse i più belli!....E sono nato a due tiri di schioppo!! ) |
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SCI DI FONDO AI PIANI DI BOBBIO domenica 20 dicembre 2009 |
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Domenica 20 Dicembre 2009. Le temperature gelide hanno spinto i miei sci di fondo a cercare un minimo di tepore. Sono saliti ai Piani di Bobbio. La pista Rododendri è inondata di sole, ma si gela: -12! Mi cambio nel bellissimo Centro Servizi, il migliore che conosca. Qui ci tengono moltissimo allo sci nordico: spogliatoi e assistenza sono ottimi e la pista è sempre battuta molto bene. Ed è pure gratis! Mi avvio dunque su questo anello che propone lunghi falsipiani e saliscendi. Non mancano salitelle severe, un bel salitone ed un altrettanto bel discesone. E' una bella pista, non troppo impegnativa e faticosa. Unico difetto: è totalmente circondata da piste da discesa. So che se cerco quiete e atmosfere fiabesche questo è il posto sbagliato. Ma io oggi avevo bisogno di fare quattro passi al sole con gli sci stretti. Lo confesso: mi sono innamorato dello sci di fondo. Gli dedico due parole che qualcuno ha lasciato nella neve. Sono anche le mie. |
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IL PRESEPIO |
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Qualche primavera fa trovai una bella radice nei boschi davanti casa mia. Qualche mese dopo presi quel pezzo di legno ormai secco e lo rigirai. Pochi profondi sguardi, poi tutto fu chiaro. All'improvviso nella mia mente era nato un nuovo presepio. Mi ha sempre affascinato costruire il presepio, fin da bambino. Allora era solo una semplice, piccola capanna di legno senza luci. E c'erano una decina di statuine di cartapesta, sempre le stesse e male assortite, da mettere tra il muschio e il laghetto fatto con la stagnola del cioccolato. Qualche volta la mamma mi dava il permesso di fare un po' di neve coi batuffoli di cotone. Le mie mani adulte e più esperte hanno preso quella radice e l'hanno riempita di ingredienti "rubati" alle mie amate montagne. Le piccole lastre dei selciati le ho raccolte sulla vetta del Farno. Dalle pendici del Cabianca vengono i piccoli sassi bianchi della sorgente e della cascata. I licheni sono diventate le chiome di un albero e di vari cespugli. Le piccole statuine sono di plastica, ma guardate da vicino hanno molto spesso un'espressione dolcissima. Per questo le ho scelte. Ci ho messo circa un mese e mezzo per costruirlo, l'ho fatto nei ritagli di tempo. Spesso tirando tardi la sera. Tranne il Bambinello e i Re Magi, che in questi scatti ho provveduto a mettere, tutte le altre parti sono incollate: l'ho tolto dal suo scatolone ed era già bello e pronto. E' vero che così mi perdo il fascino del costruirlo, ma quando ci passo davanti continuo a guardarlo con lo stupore del bambino che non è mai sparito dentro di me. ......E poi ne ho già costruito un altro tutto di pietra....Ma questo sarà il presepio dell'anno prossimo. |
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FOPPOLO Sabato 5 Dicembre 2009 |
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Sabato 5 Dicembre 2009. Messi in letargo zaino e scarponi, salutato gli amici PierOrobici....Pensavo di staccare un pochino anche con la fotografia. Ma l'abitudine mi ha messo nella tasca della giacca a vento la fotocamera. Primissima sciata della stagione in quel di Foppolo....E non ho resistito: niente foto ricercate, solo pochissimi scatti alla meno peggio....Rubati tra una discesa e l'altra. Voglia di neve infinita, ma gambe che ad un certo punto ( tempo due ore ) si sono messe in stand-by! Fa niente: qualche bella occhiata su e giù dalle piste e dalle montagne e polmoni versione Extra-Large per immagazzinare tutta la buona aria possibile.... E andrà meglio la prossima volta! L'importante era sterminare la polvere che si era depositata sugli sci....E domani tocca a quelli da fondo....! Buone sciate a tutti quelli che amano lo sci, qualunque esso sia. Frase banale, ma sincera. W la neve!!!! ( Però però........Nonostante abbia appena smesso di "escursioneggiare".....Nonostante abbia camminato veramente tanto tra primavera, estate e autunno..... Ho già un tantino di nostalgia!!! ) |
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RESEGONE - ( Ciao Ciao Orobie ) - sabato 28 novembre 2009 |
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PICCOLO PROLOGO......
( Brumano, sterrata del Palio, sentieri CAI 578 e 571 = Resegone. Buio alla partenza, sole salendo e in vetta. Nebbie basse. Bellissimo panorama. Stop.
Mi si intristisce l'anima a raccontarlo così, come un telegramma freddo e nudo.....Non ce la faccio!
Il sentiero che scorre nella mia mente è lastricato di altre parole. Le lascio libere.....) |
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E ammiro di nuovo il sole, splendido riflesso che illumina la punta della Croce: sembra una stella cometa.
Sosto sulla terrazza del rifugio Azzoni in compagnia di un cespuglietto di fiori. Guardiamo insieme il mare di nebbie del Sud.
Tutti gli altri punti cardinali li trovo diligentemente in ordine appena tocco la vetta. Qualcuno fatto di panorami aperti e soleggiati. Qualcuno in intimità con le nuvole.
Il Resegone oggi è un bellissimo caos in grado di riparare le minuscole crepe che a volte inconsapevolmente nascono dentro. Neanche ce ne accorgiamo, ma ci sono.
E' lo stupendo potere del camminare in montagna: un passo alla volta e si rinasce. E quest'anno ne ho fatti davvero tanti di passi! Stamattina sono rinato nell'alba.
Ma potrebbe essere l'ultima camminata della stagione, chiamano neve. Sento odore di neve: è tempo di risvegliare gli sci.
Per zaino e scarponi è il momento di andare in letargo. Loro precise parole: Grazie Resegone, non poteva esserci commiato migliore di questo!
( Loro non lo sanno....Ma non è detto che la stagione finisca qui: magari li porto ad annusare la neve di persona ) |
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MONTE SAN PRIMO - Sabato 21 Novembre 2009 |
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Sabato 21 Novembre 2009.
Gli impavidi piccoli esploratori PierOrobici in missione all'estero. Esattamente provincia di Como.
La scelta è caduta su una vetta inviolata da quasi tutti i nostri scarponi: Monte S. Primo.
Se il Lago di Como si divide in due rami lo deve anche a lui. La nostra speranza è che la nebbia e le foschie ci lascino verificare di persona.
Riusciremo nella missione? Ci avviamo sul sentiero che parte da Piano Rancio. Costeggiamo piste da discesa e vecchi impianti di risalita, chiusi ormai da alcuni anni.
Il sottoscritto e altre anime sciatrici vanno in subbuglio: la voglia di neve e di sci è al massimo livello possibile! Grande sospiro....E via: dobbiamo raggiungere la vetta, vedere il ramo di là.
Siamo in missione....Ma ci scappa da ridere. E va a finire, come al solito, che il passo rallenta per far posto alle risate!
E alle dovute foto: i panorami salgono dal lago, da una pozza scenografica e dai boschi coloratissimi!
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Dopo innumerevoli soste finalmente arriva il momento: Svettiamo! Con trepidazione ci affacciamo dall'altra parte: Ostrega!!! C'è davvero il ramo di là....Fatto di nebbia, ma c'è!
Quel ramo del lago di Lecco è al sole.....Quel ramo del lago di Como è in versione nuvole basse. O.K, va bene lo stesso, la missione è compiuta! Siamo addirittura in anticipo sul solito ritardo.
Divoriamo i panini e ci inventiamo foto creative: qualcuno prende alla lettera la parola svettiamo.
Io ho il mio bel da fare a tenere a freno gli scarponi: c'è qualche striminzito francobollo di neve che istintivamente scappano a pestare.
Poi all'ora di merenda qualcuno si attarda per vedere come fa il sole a dirci ciao. Le loro foto pennellano uno spettacolo da sogno!
E arriva il buio: cala il sipario su un'altra camminata bellissima ed emozionante.
Gli impavidi piccoli esploratori tornano a casa. Alla prossima. |
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PIZZO CERRO - RIFUGIO "I LUPI" Domenica 15 Novembre 2009 |
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Domenica 15 Novembre 2009.
Camminiamo ragazzi, anche se il sole sta nascosto, camminiamo. Che finché ci è dato questo privilegio è un peccato sprecarlo.
Oggi il passo nasce in quel di Catremerio. Dodici amici all'appello.
Camminiamo ragazzi, oggi è vetta piccolina e rifugio accogliente. Siamo nella tana dei Lupi, al Pizzo Cerro.....Ma non c'è da aver paura!
Sono Lupi di Brembilla, il loro sorriso rispecchia il nostro. Ci basta un tavolo, una stufa accesa, un piatto di polenta. L'allegria ce la mettiamo noi, vero?
Oggi i passi non disegnano chilometri infiniti, gli occhi non corrono lontanissimi. Nessuna fretta, non misuriamo il tempo. In attesa che sia pronta la polenta, ci avviciniamo alla cima del Castel Regina, ma la nebbia ce l'avvolge e rientriamo al rifugio per il pranzo rustico. |
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Oggi è tutto più raccolto, è giorno di compagnia, è giorno di amicizia, di risate e gambe sotto il tavolo. E' giorno senza sole, ma noi l'abbiamo dentro.
E quando il nostro giorno imbrunisce è il momento di innamorarsi di Catremerio in abito da sera.
E tristezza mai, al momento del congedo....perchè abbiamo camminato, ragazzi, abbiamo riso e scherzato.
E allegria sempre, al momento del congedo....perchè cammineremo ancora, ragazzi, rideremo e scherzeremo....
Perchè... finche ci è dato questo privilegio, tutto quanto è racchiuso in una parola: Grazie!
(Nonostante il cielo grigio e qualche goccia d'acqua, atmosfera bellissima! Non me la sono sentita di descriverla con orari e chilometri, nomi e cognomi, ore e minuti: per me non avrebbe avuto senso. Lascio il racconto alle didascalie.) |
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ZUC DI VALBONA ( VALLE IMAGNA ) giovedì 12 Novembre 2009 |
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Giovedì 12 Novembre 2009.
Dopo la più meridionale, faccio un saltino sulla cima più a nord della Valle Imagna. Come altitudine, 1546 metri, si guadagna la medaglia di bronzo, dopo sua maestà Resegone e l'argento dei Canti.
Brumano. Parcheggio sulla strada per Fuipiano. Prendo la sterrata per il Passo del Palio. Sta per spuntare il sole: mi sorprende dentro la faggeta.
Corro poco più avanti dove si aprono radure con baite. Rosso di sole che infiamma betulle e larici, sotto lo sguardo benevolo di Santa Barbara.
Nessun'altra parola: bisogna provare a vivere quei 5 minuti li....E poi si capisce perchè li si và a cercare.
Dietro una svolta il Resegone. Passo dal grande faggio, maestoso patriarca.
Salgo di nuovo sulla sterrata arrivando così al passo. Lei scende a Morterone. Io invece prendo la dorsale a destra e finalmente comincio a pestare tanta bella neve.
Tracce di scarponi e sci: qualcuno nei giorni scorsi mi ha preceduto. Numerosi e lunghissimi mammelloni mi portano fino ad una grande pozza, con casetta color polenta nelle vicinanze. |
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Dietro l'ennesimo dosso una baita accucciata appena sotto la Croce. Sorpresa: passa un bellissimo camoscio!
La traccia disegna un ampio giro sul versante nord....E finalmente tocco la vetta! Pensavo fosse un giretto breve, non me l'aspettavo così lungo: la cartina mi ha ingannato!
Ostrega, Zuc di Valbona....Ti sei fatto desiderare! Mi hai sparato una lunga raffica di saliscendi con pendenze tra il dolce e il piccante! Mai amare, però. Bravo!
E mi hai regalato tanta bellissima neve, per un po' mi sono tolto la voglia....Facciamo per un paio di giorni!
Ti meriteresti svariati aggettivi, ma ti descrivo con uno solo: Bello....Bello....Bello.... |
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LINZONE ( QUASI IN BIANCO ) Martedì 10 Novembre 2009 |
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Martedì 10 Novembre 2009.
Ennesima scappatella sul Linzone. Neve nuova e allora....Si va in bianco! Facciamo....Quasi bianco.
In effetti il sole ha lavorato parecchio sulla neve di pochi giorni fa, ne è rimasta pochina pochina e solo in cima. Ma sono comunque i miei primi passi nevosi lassù!
Tre giorni fa ero sul Canto Alto. Come allora, anche oggi i panorami sono speciali: che sia pianura o vette lontane gli occhi hanno di che sbizzarrirsi.
Per gustarsi bene tutto ne servirebbero almeno un paio in più! Faccio quello che posso, pensando a quanto sarebbe stato bello condividere gli orizzonti con gli altri amici PierOrobici.
Partenza come al solito dalla Roncola. Chissà che un giorno o l'altro, insieme a loro.....
Il percorso è davvero bello e vario, la lunghezza e il dislivello modesti, i panorami magnifici! ( Unica spina dolorosa le antenne di Valcava ) |
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Per far venire loro voglia ( ma anche a tutti gli altri ), ecco quanto è riuscita a immortalare la mia macchina fotografica. Ma dal vivo è bello il doppio!
Anche il Linzone è una montagna dall'indole dolce, si lascia salire da tutti. Ma è tutt'altro che banale: sa riservare angoli e varianti sorprendenti.
Oggi era un tripudio di betulle coperte di oro! Quanto sono incantevoli!
Ed ecco che succede l'irreparabile...Ma si può, alla mia età?! Come le ho viste mi sono messo a cantare....Ma quante belle figlie Madama Doré!
Forse ero troppo contento. Ma come si fa a non esserlo quando il Linzone ti regala panorami di tanta bellezza?
Monte Linzone: da salire tutte le volte che si vuole provare una bella emozione.
( Escursione già proposta in versione estiva ) |
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CANTO ALTO - OL CAT - Sabato 7 Novembre 2009 |
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Sabato 7 Novembre 2009. |
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Il sole ci dimostra più amicizia, ogni tanto bersaglia noi e i boschi vicini: carezze di calore che rendono ancora più belli i colori degli alberi.
Ed è subito Canto Alto, altissima Croce dai panorami grandiosi. Il sole sta ancora lottando con le nuvole: sulla pianura si anima un gioco di contrasti indescrivibile! Che scenografia! Da premio Oscar!!
Partono raffiche di foto e anche verso le Orobie lo spettacolo è bellissimo! Cambia solo colore: lì vince il bianco. Neve allo stato puro!! Oltre agli occhi...Perchè non saziare anche lo stomaco? Non capita tutti i giorni di poterlo fare appollaiati su panorami così! Vorremmo aspettare Fulvio, salito da un altro versante, che dovrebbe raggiungerci a breve. Ma ormai le bocche hanno già adocchiato i panini: cominciamo a smaltirli ecologicamente. Al momento del dolcetto, dai boschi arriva la sua voce: un attimo di attesa e....Bingo! Eccolo in vetta: adesso i piccoli esploratori sono sei e mezzo. Più Teddy = 7. Per l'acrobatico cagnolino c'è una sorpresa: corro a prendere una manciata di neve all'ingresso dalla cappella sotterranea. Una bella palla di neve e per lui è festa grande! Ma è festa anche per noi! Siamo talmente contenti e allegri che sembriamo bambini della specie più birichina che esista! Che risate! Ci scappano foto "compromettenti". Ognuno fa la sua parte. Spero che chi era con me abbia il coraggio di pubblicarle! Accidenti!!! Per me si è fatto tardi! A casa ho delle commissioni da sbrigare: avevo avvisato Piero che sarei sceso presto. E' arrivato il momento. Ciao ragazzi, io scendo. Ciao. Mi allontano velocemente dalla "Montagna di Bergamo". Una montagna piccola. Quasi tascabile. In bergamasco: Ol Cat. ( Mitico Piero, questa la devo raccontare! Guarda la targa sul basamento e....Sue parole testuali: "Ah..Ma è alto 1146 metri?..Ma non era alto 1200??...Lo hanno abbassato?? ") Raggiungo di nuovo la cappelletta con la Madonna. E allora....Dai che mi giro ancora una volta a guardarlo, che poi entro nel bosco e non lo vedo più! La compagnia è ancora lassù, ma non li vedo. Staranno ridendo o fotografando? Non ho avuto bisogno di chiedere ai tre "debuttanti" cosa ne pensassero del Canto Alto: le risposte sono uscite spontanee e felici. E anche i loro occhi raccontavano belle emozioni. Le mie sono racchiuse in un ciuffettino di semplici parole: OL CAT, piccola e splendida "Signora Montagna". Rigorosamente in maiuscolo. |
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CRUCIFIXUS |
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Dedicato a mia Madre, alle sue calde mani.
Che un giorno presero la mie piccole manine, insegnando loro il segno della Croce.
Croci di montagna: nessuna sentenza potrà mai toglierle dai miei occhi e dal mio cuore. |
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PIZZO BACIAMORTI - domenica 1° Novembre 2009 |
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Domenica 1° Novembre 2009. Stavolta accetto l'invito: farò parte della brigata dei PierO-Orobici in uscita al rifugio Gherardi. Ma prima vado e torno di corsa da Valtorta per il consueto rifornimento di taleggio. Scarto l'idea di restare in valle e salire nell'ombra del bosco sopra Cassiglio: raggiungo Quindicina, bella manciata di baite in una Valtaleggio che ha indossato l'abito più bello che possiede. Avevo avvisato Piero delle mie intenzioni con una mail spedita molto tardi, probabilmente non ha fatto in tempo a leggerla. Non può sapere se e dove ci incontreremo. Nemmeno gli altri. Al parcheggio non ci sono, la truppa si è già incamminata. Da quanto non posso saperlo: confido nel mio buon passo per raggiungerla al più presto. La salita è giustamente spezzata da continue interruzioni: il paesaggio è uno spettacolo di luci e foschie in cui i colori chiedono prepotentemente di essere ammirati e immortalati. Eseguo! Ma dalle alture sovrastanti arriva una risata squillante e inconfondibile. Se come sospetto è quella di Fulvio, vuol dire che mi precedono di poco. E infatti li sorprendo cento metri oltre, in pausa su un piccolo poggio. Parto col giro di saluti. In ordine sparso: Elena e Claudio, Fulvio (era proprio lui!) e Mery, Mario, Gila e Marco, Simonetta e Domenico. E ovviamente Piero! Come si dice....Pochi, ma buoni!! E scoprirò, strada facendo, quasi tutti immatricolati nei mitici anni sessanta! The best!! Non mancano nemmeno dodici zampe equamente ripartite tra l'infaticabile Teddy, la saltellante Milou e la tranquilla Birba. Tutti già incontrati in precedenti occasioni....Ma è bello rivederli! Si raggiunge in breve il Gherardi dove si decide il da farsi: alla fine sarà Pizzo Baciamorti. Pochi i momenti di serietà, si va in allegria totale: le battute e le risate si succedono in continuazione, impossibile per me restarne fuori. Faccio la mia parte, completamente traviato dalla compagnia! |
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Dopo aver superato la scenografica pozza, al cospetto dell'ex rifugio Battisti scopro che per Gila oggi è un giorno particolare: compleanno!! Auguroni! Ricomincia la salita. Raggiungiamo la Bocchetta di Regadur ed il successivo bellissimo pianoro della Baita Cabretondo. Luogo di passi pianeggianti che però precedono la ripida ascesa all'Aralalta: qualcuno è messo a dura prova, il passo rallenta ma non demorde. La cima è conquistata, ma la meta è appena più avanti. Un breve, dolce saliscendi e la Madonnina del Baciamorti ci accoglie senza tralasciare nessuno. Finalmente pausa mensa che il sottoscritto reclamava da un bel po'! La vetta si riempie di persone, ma c'è posto e panorami indimenticabili per tutti. Ovunque si volga lo sguardo è una meraviglia!! C'è tutto: pascoli, boschi, piccole pozze, montagne e lontani ghiacciai. Come si sta bene quassù! E' il momento di riposare. Qualcuno indica vette lontane e osserva, qualcuno si appisola. Qualcuno scatta foto, qualcuno chiacchiera. Qualcuno risponde alle domande geografiche di Piero, qualcuno suggerisce. Gila costruisce un piccolo omino di sassi, Marco appoggia l'ultimo. Sono sicuro: nell'anima di ognuno è rimasto qualcosa di questa cima. La lasciamo scendendo il lunghissimo costolone che porta al passo di Baciamorti. L'ultimo sole della giornata colpisce noi e la Baita che porta lo stesso nome. Poi tutto diventa bosco. Arriviamo al parcheggio nella luce che annuncia la sera. E' il momento dei saluti, allegri e spensierati come la splendida giornata appena vissuta. Che entra di diritto nel cassetto dei ricordi più belli! Grazie ragazzi! |
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MONTE PONTERANICA ( Camosci, tra nuvole di sotto e di sopra ) sabato 31 ottobre 2009 |
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Sabato 31 Ottobre 2009. Piani dell'Avaro. Nebbia. Vera come quando fu creata. Scendo dalla macchina e la voglia di incamminarsi è tutta da inventare. So che al di sopra di ogni nuvola c'è sempre il sole....Ma stamattina tentenno. All'improvviso l'aiuto inconsapevole di un cacciatore: uno sparo. Viene dall'alto, tutt'altro che lontano! Pensiero fulmineo: se quello ha sparato vuol dire che sopra si vede, sopra c'è il sole. Adesso la voglia di partire è fortissima, capisco al volo che mi aspetta uno spettacolo a dir poco sublime! Tralascio la meta che mi ero prefissato, l'inedito per me Mincucco, e salgo verso la familiare zona dei Laghetti di Ponteranica. Mi chiedo solo quanto dovrò salire per arrivare al confine delle nuvole. Poco!! Lo trovo alla bella e piccola baita - bivacco di metà salita. Oggi sembra una casetta in riva al mare. Il sole non si concede: veli di nuvole sottili filtrano i suoi raggi. L'atmosfera ne viene esaltata. Sono un puntino vagabondo, sospeso tra le vette. Raggiungo l'amicone Monte Avaro, poi tocca alla Bocchetta di Triomen. Salgo una traccia a sinistra, rincorrendo l'inquadratura giusta: senza accorgermi arrivo su una cima. Quota 2309. Suggestivo gradino senza nome su cui poggia piede l'imponente e da qui inaccessibile Valletto. C'è una traccia che prosegue in cresta e in leggera discesa raggiungo un vicino colletto. |
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Mi aspetta un inaspettato incontro. In basso, davanti a me un soffio: il caratteristico saluto di due splendidi camosci! Mi hanno visto...Ma non scappano via! Esitano. Si allontanano lentissimi dietro uno sperone, salendo con indecisione. Eppure sono vicino! Forse per loro sono in controluce....Ma mi devo ricredere. Riesco a fare qualche scatto, ma ho la fotocamera in riserva: avanzo di pochi metri su un pianetto più ampio e mi abbasso per recuperare dallo zaino le pile di ricambio. Di nuovo il soffio: cinque metri in alto davanti a me, accanto una roccia. Mi blocco: adesso non sono più in controluce. Lui è li. E' uno solo, bellissimo e spavaldo: ci guardiamo negli occhi. Sbuffa di nuovo, attende qualche secondo, poi si gira. Io intanto, alla cieca, ho rimesso le pile. Mi concede solo il tempo di uno scatto: lui se ne va. Tranquillo, senza fuggire. Scende sicuro su una traccia che taglia a destra verso il Ponteranica, la noto solo ora. Lo seguo: scendo piano e con estrema cautela per un breve tratto spolverato di neve sottile e durissima. Non posso tenere il suo passo! Ha guidato il mio, ora è lontano. Poi all'improvviso fugge via correndo. Spero con tutto il cuore che non incroci mai lo sparo di stamattina. Mi ha portato appena sotto una delle tante cime del Ponteranica. Seguo un debole sentierino e in pochissimi minuti raggiungo le due più occidentali. A catturare l'attenzione è il Valletto. Da quassù sembra un pandoro! Torno sulla traccia di salita che mi permette di scendere direttamente ai Laghetti di Ponteranica. A colpirmi è il silenzio assoluto, rotto solo da un fugace battito d'ali. C'è qualche altro escursionista in cammino sulle rive, pochissime anime. Siamo tutti muti spettatori di questo splendido mondo lacustre, imprigionato tra le nuvole di sotto e di sopra. Se non ci fossero le nuvole......Sarebbe davvero così bello? |
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VALZURIO - TIMOGNO. BIS D'OTTOBRE domenica 25 ottobre 2009 |
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Domenica 25 ottobre 2009 .La Valzurio - Timogno di inizio estate aveva lasciato il segno. Come promesso sono tornato su questo magnifico itinerario. Già ampiamente descritto nella precedente presentazione. Sono arrivato al Colle Palazzo nel momento in cui il sole aveva la meglio sulla nuvolaglia più mattiniera. Che colori ragazzi! Dopo il gelo di una settimana fa, una vampata di estate tardiva ha rigenerato prati (verdissimi!) e fioriture inaspettate. I raggi caldi della luce accendevano mille sfumature. Tra andata e ritorno me le sono godute tutte, dalle più delicate alle più violente. Quasi irreali i contrasti del controluce. Sono abbastanza stagionato per potermi sbilanciare senza esitazione: per me Ottobre è in assoluto il mese più bello della montagna! Da queste parti le prove non mancano di certo!. A parte alcuni cacciatori, stavolta sul mio stesso cammino ho incrociato altri escursionisti: una coppia di mezza età equipaggiata con un bel cagnolino festoso. Totale: dieci zampe a spasso su una delle più belle camminate delle Orobie. Se non sapete dove sgranchire le vostre....... |
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AUTUNNO SULL'ANELLO DEL RIFUGIO LONGO sabato 24 ottobre 2009 |
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Sabato 24 Ottobre 2009. Paganini no, io sì. Ecco servito il bis dell'escursione in zona Rifugio Longo. I dettagli tecnici in quella presentazione. Mi ero ripromesso di catturare l'autunno di questa vallata. Urka! Ci sono pure scappate foto tinte di neve! Finalmente ho pestato quella nuova! Era una vita (esagerato!) che aspettavo di sentire di nuovo il suono della neve fresca che canta sotto gli scarponi. Ne vado matto! Dopo aver lasciato la mia effimera firma sull'adorato elemento, come l'altra volta sono sceso al Lago della Cava. Questo piccolo angolo di mondo oggi è uno scrigno. Di oro e rubini, di rame e smeraldo. Bianche di neve le torri più alte. Come un principe con tanto di cavalleria, ho fatto mio questo tesoro per pochi istanti. Lasciandolo intatto a chi ha avuto la fortuna di percorrere lo stesso cammino. |
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MONTE SECCO da Piazzatorre domenica 18 Ottobre 2009 |
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Ho rifatto il giretto già proposto come Anello del Monte Colle. Rimando perciò alla presentazione di quella camminata, aggiornando le foto. Questa volta però, giunto al Passo di Monte Colle, ho preso il sentiero a sinistra che sale al Monte Secco. La giornata era troppo bella per rinunciarci. Si segue il sentierino in cresta spostandosi alternativamente sui due versanti. Dapprima sono dorsali erbose, poi, in prossimità della vetta, si affrontano creste più severe con alcuni passaggi su roccette. Niente di particolarmente difficile, ma attenzione: ci si sposta repentinamente da un versante all'altro, senza un ordine ben preciso. Bisogna perciò seguire scrupolosamente la traccia e soprattutto i pochi e sbiaditi bolli rossi, che permettono di evitare i passaggi più difficili ed esposti. Siamo sulla seconda più alta montagna di questa lunga costola delle Orobie, che parte dallo spartiacque valtellinese e si dissolve sopra i tetti di Piazza Brembana. La medaglia d'oro, di poco, spetta al Pegherolo che svetta dirimpetto. Il panorama è grandioso e mescola i più disparati ingredienti: montagne dolomitiche, pascoli e lontani ghiacciai, giganti di roccia varia adagiati su foreste e boschi. Manca solo un laghetto, ma se si aguzza l'occhio a Est si possono vedere numerose piramidi vegliare i laghi Becco, Marcio e Casere. Incredibilmente ho trovato il Monte Secco "affollato", di solito non è così: tra comitiva del CAI di Ponte S. Pietro e qualche altra anima indipendente, eravamo una quindicina a calcare i sentieri. Ma nessuno mi ha seguito quando, ridisceso al passo, ho preso la direzione del Monte Colle. Un posto dal panorama meraviglioso! Visto il gran freddo mi aspettavo larici più dorati, ma non mi lamento proprio! Mi ha fatto compagnia una mandria di splendidi cavalli. |
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Ho scattato in continuazione e le foto, lo ammetto, sono ripetitive, ma mi dispiaceva fare una selezione troppo drastica. Le ho lasciate: scegliete voi.
Curiosità: è la terza volta che dal Passo di Monte Colle raggiungo questo posto stupendo e ritorno alla macchina passando dal Forcolino di Torcola.
E' un tratto totalmente orfano di escursionisti zaino in spalla, quelli veri: dal passo fino alla macchina non ho mai, proprio mai incrociato un'altro escursionista!! Mai!! Sapessero cosa si perdono!
Tranne un animale incontrato di fianco alla Baita della Croce. Quando l'ho visto mi è venuto un colpo!! Che shock: il mio sosia perfetto! Gemelli praticamente identici! Uguali come due bagole di coniglio!!
Chissà se anche lui pensava ciò che passa nella mia testa in questo momento.
Penso: è vero, in fondo si tratta solo di montagne e nuvole, pascoli e animali, baite e boschi.
E' vero: è solo un coro di voci diverse....Che però messe assieme offrono una musica indimenticabile.
Sono stato per un bel po' ad ascoltare quel coro: intonatissimo, neanche una stecca! |
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Venerdì 16 Ottobre 2009. Un giorno di ferie inaspettato. Salgo su Cancervo e Venturosa, prendendo il già trattato Canalino dei Sassi. Con nuove foto ottobrine rimando a quella presentazione. Ma prima mi fiondo a razzo sulla sterrata che sale verso le baite Campelli e Campo, sopra la piccolissima Era, in quel di Cespedosio. Il "mio" regno dei funghi. Il ventaccio d'inizio settimana e la brina sotto i miei piedi hanno stroncato la stagione. Ma non sono lì per cercare funghi: conosco molto bene le rossastre foschie di mezza montagna e grazie a loro quassù si anima un breve e indimenticabile spettacolo. Il sole spunta basso dal Menna ed i raggi radenti attraversano la rosata nebbiolina, colpendo ed accendendo di tonalità bellissime i boschi, gia arrossati, della conca ai piedi delle montagne. E' esattamente la stessa cosa, ma al contrario, di quando il sole tramonta e indora le vette. E' una mezz'oretta magica che mi gusto come imbambolato, mentre invece dovrei pensare a riempire il cestino. Poi il sole si alza uscendo dalla foschia e i toni si smorzano parecchio, tornando normali. Ma quella mezz'oretta lì è impagabile. ( Forse più di tante parole può il confronto diretto delle foto 29 e 30 ). |
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Le estese faggete della conca di solito ci mettono un paio di settimane a perdere le foglie, vento permettendo. Io posso andare a funghi solo nel fine settimana.
Perciò, purché il sole non tradisca le attese, mi posso godere la ruggine di questi boschi solo due, massimo tre volte. Aspetto un anno intero che arrivi questo momento!
Conoscendo bene la zona mi intrufolo nei sentierini tra gli alberi, lasciandomi incantare dalla magica luce che filtra tra le foglie.
Anche prati e baite risplendono di colori delicati e violenti allo stesso tempo.
Vorrei poterlo fare, ma non sono in grado di spiegare cosa provo nell'immergermi in quella particolare atmosfera.
Mi sento parte e spettatore di uno spettacolo che non tutti hanno la fortuna di poter vivere così da vicino.
Per me i boschi di Ottobre sono l'ottava meraviglia del mondo!
Sono foglie che muoiono. Il bosco si addormenta regalandoci ruggine ed oro.
Oro non quotato in borsa. Oro del Cancervo e Venturosa. |
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ZUC DI CAM verso il Rifugio Grassi l'11 ottobre 2009 |
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Domenica 11 Ottobre. Non sapevo nemmeno il suo nome. Parto da Ceresola abbracciata al primissimo sole.Mi lascio anch'io coccolare dalla sua calda luce, risalendo dritto dritto la pista fino al Passo Cedrino.Gli orizzonti regalano le pennellate color ruggine dell'autunno. Ignoro le tante frecce del Passo Gandazzo, conosco già la mia direzione: salita. Una breve sosta alla rinomata stazione di rifornimento appena sotto il Passo del Toro e raggiungo "Stato di Milano 1770", cippo in vetta all'attiguo Zucco del Corvo.
C'è un altro animale di roccia che insieme a me cavalca la bella traversata verso il Rifugio Grassi. Lo supero poco prima della Bocchetta di Foppabona. Pochi minuti e sono dirimpetto le caratteristiche imposte azzurre del Rifugio. Pensavo fosse la mia meta. Ma la macchina fotografica vuole cercare inquadrature insolite. Confabula per un attimo con gli scarponi. Neanche a parlarne di oppormi alla loro decisione e così mi inerpico sul ripido Zuc di Valbona. Furba la macchinetta! Va a finire che per cercare l'inquadratura migliore gli scarponi la portano fino in vetta! Avrei qualcosa da ridire, ma per fortuna i panorami mi distolgono da questo insano pensiero. Anzi! Decido di punire i due furbastri proseguendo sulla dorsale. Con qualche cautela scendo a prendere un sentierino alla mia sinistra. Arrivo subito alla Bocchetta di Valbona e vado all'attacco della cima sovrastante. Dopo un breve tratto ci separiamo: lui mette la freccia e taglia a mezzacosta verso destra, io risalgo dritto e a naso il largo crinale davanti a me. Nessuna traccia, nessun bollo. All'improvviso spunta un altare, la vetta. I miei scarponi si inchiodano di colpo. Si spalanca un panorama meraviglioso! Vogliono che me lo gusti per bene. Incomparabile la vista su Grigne e Valsassina. Sorvolo i Piani di Bobbio, gli aghi di Valcava, le foschie della pianura e fermo lo sguardo sulla linea degli Appennini. I miei occhi vanno a cercare la neve e la trovano soprattutto a Ovest: scivolano sui lontani ghiacciai del Monte Rosa e del Vallese svizzero. La targa di queste montagne comincia per quattro. Per Par Condicio immortalo pure il Disgrazia e i ben più modesti mondi di ghiacciai e nevai delle Orobie: Redorta e Diavolone son ben lontani da quota 4000, ma fanno la loro bella figura. |
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Sono capitato su un magnifico balcone e non so neanche come si chiama: ho dimenticato la cartina in macchina.
Non mi resta che prendere la dolce dorsale alla mia sinistra, nuda di sentieri, che in poco tempo mi riporta sul 101, alla Bocchetta di Foppabona.
Scendo nel sole del primo pomeriggio, che ancora per pochi giorni illuminerà il paese di Valtorta: poi saranno tre mesetti di astinenza.
I mille puntini delle Amanite mi accompagnano dentro il bosco e quando sbuco nella conca di Ceresola mi chiedo come mai il paese non l'abbiano costruito qui, dove il sole è più generoso.
Forse volevano preservare i pascoli migliori. Una volta alla macchina posso finalmente soddisfare la mia curiosità.
Scopro che la vetta misteriosa è per pochi metri totalmente in territorio lecchese, ma anche questa è Orobie a tutti gli effetti. Scopro la sua altezza: 2192 metri.
Scopro che questa cima dall'aspetto così anonimo, da non avere nemmeno un sentiero che la raggiunga, è anche lei uno zucco.
Nome: Zuc di Cam. Ci sono finito per caso. La prossima volta che salirò al Grassi gli scarponi, spontaneamente, sterzeranno verso questo bellissimo Zucco. E io non ci penserò due volte a seguirli! |
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PIZZO DELL'ORTO il 4 ottobre 2009 |
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Domenica 4 Ottobre 2009. Scendo dalla macchina al parcheggio di Mezzeno. Le mie chiappe non stanno più nella pelle dalla felicità: ho appena promesso loro che le porto su una cima dove non si sono mai posate. Salgo spedito verso il Passo di Mezzeno, lasciandomi baciare dal sole ancora capace di far sudare la pelle. L'unica distrazione che mi concedo è immortalare la prima luce sulle baite e voltarmi ad ammirare finché posso l'Arera, già insidiato dalle nuvole. Al passo il tempo è splendido. Abbandono il 215 dei Laghi Gemelli e prendo immediatamente un sentierino pianeggiante verso sinistra. Vive per cento metri, poi sparisce. Riesco ad individuare alcuni striminziti omini di sassi, che man mano diventano più numerosi. Mi fanno salire lentamente in un lungo e bell'altopiano sospeso sopra i Laghi Gemelli. Qua e là riappare qualche parvenza di traccia, ma è grazie ai provvidenziali mucchietti di sassi che riesco a portarmi al Passo del Tonale. Comunque, tutto sommato, il percorso è intuitivo. Lo oltrepasso e riappare il sentiero. Un traverso in discesa mi porta ad una suggestiva selletta che incornicia perfettamente il lontano Pegherolo. Sono alla testata della Val Vegia ed una nuova serie di omini mi porta al passo omonimo, poco distante e qualche decina di metri più basso. Uno sguardo dall'altra parte e attacco subito la ripida cresta erbosa alla mia sinistra: le labili tracce seguono grossomodo il filo. Pochi minuti per guadagnare cento metri di dislivello: una croce rosso fiammante mi accoglie sulla vetta del Pizzo dell'Orto, la mia meta. Le mie chiappe ringraziano felici. E ne hanno ben ragione! |
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Sospettavo fosse un belvedere, soprattutto sulla conca dei laghi sottostanti, ma i panorami superano di gran lunga le aspettative: posso addirittura vedere tutti i laghi della zona!
Magari solo uno spicchio, ma si vedono proprio tutti! Quattro foto ai punti cardinali e quello più vicino lo vado a raggiungere immediatamente.
Ridiscendo al passo e tiro dritto sul sentierino pianeggiante che in un minuto mi porta la Laghetto di Val Vegia.
Sembrava un laghetto: in realtà è uno stagno dall'acqua molto bassa, affiorano vegetazione ed isole di erba. Ma è comunque molto suggestivo.
E' un luogo bellissimo e sperduto. Un balcone pulito, dai panorami gentili.
Le folle passano ai suoi piedi, vicine e lontanissime allo stesso tempo. Per fortuna quassù non arrivano. Quassù non ci arrivi per caso, bisogna volerlo.
Io ho dato fiducia a dei piccoli omini sconosciuti, l'ho voluto. Li ho seguiti e non mi hanno deluso. Anzi!
Mi hanno fatto scoprire un'altra splendida perla delle Orobie. La aggiungo diligentemente alle altre. Sono già una collana.
Molto, molto più lunga di quanto potessi immaginare quando ho infilato la prima perla. |
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PICCOLO GIRO DEI LAGHI SOPRA CARONA il 27 settembre 2009 |
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Domenica 27 Settembre 2009. A quindici anni misi un paio si scarponcini ai piedi: Carona - Laghi Gemelli segnò il mio debutto ufficiale nell'escursionismo zaino in spalla. Quel giorno cambiò la mia vita: fu un colpo di fulmine di cui "pago" tutt'ora le conseguenze. Ben felice di farlo! Tutte le volte che mi inerpico su questa famosissima salita corro il rischio che qualche angolino mi ricordi quella prima volta di trent'anni fa. Oggi sono di nuovo qui, gran bella mulattiera dai mille tornanti. Non so perchè, ma ho sempre l'impressione che ne abbiano aggiunto qualcuno in più rispetto alla volta prima! Non vedo l'ora di arrivare al Lago Marcio: fosse per me farei avanti e indietro tutto il giorno tra la diga e la stazione della piccola funivia gialla che tocca la sponda opposta. Troppo bello quel mezzo chilometro lì! Il lago è stracolmo. I colori che ci si specchiano stanno virando all'autunno. Ammiro un troppo breve momento in cui il sole radente crea un suggestiva nebbiolina in una piccola insenatura. Pochi istanti di luminosi vapori sulla pelle del lago. Ero intenzionato a salire sul Becco o sul Farno, ma tutti e due sono sotto il tiro di nuvoloni poco promettenti: non mi fido, andrò a zonzo tra i laghi. C'è il broncio sopra i Laghi Gemelli e Colombo: li evito. Mi limito a gironzolare tra i laghi bassi, dove le occhiate di sole sono più frequenti. Mi sposto sopra il lago delle Casere e osservo ciò che resta dei manufatti costruiti per innalzare la dighe della zona. C'è una stradina di erba, con tanto di viadotto, che porta ad una specie di bunker a perpendicolo sopra la diga. Forse era un deposito di materiali, forse serviva a preparare la sabbia....O chissà. Al suo interno trovo minuscole stalattiti di calcare: la natura fa il suo lavoro, non sa che questa piccola grotta di cemento è opera dell'uomo. Il villaggetto che sorge in loco mescola vecchie baite, stalle e costruzioni più recenti. Solo la funivia e l'adiacente casa del guardiano sono ben tenute: tutto il resto sembra abbandonato. Piccola riflessione: sulle Orobie siamo abituati a imbatterci in laghi artificiali, spesso bellissimi. Ma probabilmente non abbiamo neanche lontanamente idea del lavoro colossale che li ha fatti nascere. |
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Mi sto aggirando tra questi manufatti semi diroccati: di sicuro hanno avuto un ruolo ben preciso, nella costruzione delle dighe qui intorno. Sarebbe bello sapere quale. Secondo il mio parere questi non sono ruderi da abbattere, ma testimonianze da valorizzare. Basterebbe poco: anche solo qualche cartello illustrativo sulla funzione che hanno avuto. Pensiamoci: forse è anche grazie a questi vecchi ruderi se possiamo premere un interruttore e accendere la luce. Luce uguale sole: proprio quello che vedo soffermarsi con maggiore insistenza sulla verticale del Lago Becco. Prossima tappa. Sentiero 250. Costeggio l'altra sponda del Lago Marcio, breve salitella e sono arrivato. Le torbiere della zona regalano stupende fiammate arancioni. Potrei portarmi in pochi minuti direttamente alla diga, ma intravedo un sentiero dall'altra parte del lago. Faccio il periplo. Pessima idea: sembrava un sentiero....Invece mi ritrovo su un sentierino mezzo franato, quasi totalmente soffocato dai pini mughi! Oltretutto ieri ha piovuto! Sono parecchio smilzo, ma in alcuni punti è stata lotta feroce tra me ed i pini! Ho vinto io. Quando finalmente arrivo alla diga sono graffiato, bagnato.....Ma in fondo felice: ho visto un piccolo pezzetto di mondo da un'altra prospettiva. Non resta che tornarmene a Carona, che ad un certo punto appare laggiù in fondo. E' la parte che mi piace di meno: continui a vedere il paese, continui a scendere....E non lo raggiungi mai! Vuoi vedere che mentre ero su....Mi hanno aggiunto un'altro paio di tornanti?! |
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ZUCCO BARBESINO Domenica 20 Settembre 2009 |
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Domenica 20 Settembre 2009. Causa... " Crisi d'astinenza di taleggio buono", mi fiondo per l'ennesima volta alla Latteria sociale di Valtorta. Faccio il pieno. Già che sono lì ne approfitto per farmi una camminata in zona. Il tempo non è un granché. A Ceresola, dopo un giro di occhiate a tutto il cielo disponibile, decido di portarmi ai Piani di Bobbio. Poi si vedrà. Risalgo la pista da sci devastata da scelte umane che ora presentano il conto. La natura c'entra ben poco con questo piccolo disastro. Arrivo ai Piani e salgo sul crinale che li divide dalla Valsassina. Effimere vampate di sole illuminano all'improvviso fazzoletti di prato ancora verdissimi. Ho scelto la mia meta. Senza fretta mi porto al rifugio Lecco e passo oltre: l'erba rifatta di un ennesima pista finisce alla stazione d'arrivo della seggiovia. Pochi metri dietro la casetta in legno trovo il sentiero. Nessun numero marchia i bolli, ma è il sentiero giusto. Salgo al vicino colletto, ignoro la traccia che sale ripida immediatamente a destra e prendo il sentiero semi-pianeggiante che raggiunge lo spallone al di là della profonda dolina. Mi tengo sulla sinistra e risalgo i prati praticamente a memoria. I bolli sono disegnati su sassi rasoterra: impossibile vederli fin quando non ci sei sopra. Il tratto successivo è un divertente labirinto di vallette e rocce dove il sentierino si avventura con andamento a volte spiazzante. Oggi il sole è indeciso, ma non ci sono problemi: seguo fedelmente i bolli. Assolutamente obbligatorio farlo in caso di maltempo! Mi è gia capitato di affrontare questo tratto in discesa nel nebbione: pochi passi nella direzione sbagliata e ci affaccia su salti da cui è meglio stare alla larga. Arrivo sui pratoni sommitali. Solo l'esperienza mi permette di riconoscere la vetta: un praticello nudo. Lo saluto: "Ciao Barbesino, come va?" E' così felice di vedere qualcuno, cosa rara per lui, da obbligare il sole a bersagliarmi di raggi, negati al vicino Zuccone dei Campelli. Zucco Barbesino, parente povero del più blasonato Zuccone: talmente povero da non avere assolutamente nulla che ne indichi la cima. Nussun omino, bastone o croce: nulla. Nessuno mi segue, nessuno ho incrociato: sono quassù da solo, ma posso vedere e sentire le tante persone che stanno trafficando sullo Zuccone. Una fila di formichine che fanno su e giù alla base del faticoso canalone che porta in vetta. Sento tonfi di sassi che volano: quel canale non è un bel posto, se troppo affollato. Scopro altri aspiranti ragnetti artigliati alle rocce: stanno salendo le ferrate. Mi avventuro per un tratto sulla lunga e frastagliata cresta che porta all'inizio delle ferrate. Non l'avevo mai fatto prima. Corre alla stessa altezza dello Zucco: forse mi sono sbagliato, forse li in mezzo c'è la cima vera. Percorro un bel tratto, ma non trovo niente. Torno indietro. Scendo ai Piani di Bobbio e risalgo una collinetta anonima e panoramicissima. Quota 1735 metri. Intanto penso che la prossima volta potrei io stesso costruire un piccolo omino sullo Zucco. In fondo se lo merita: i panorami sono bellissimi, secondo me migliori rispetto allo Zuccone. Oltretutto la salita è molto più facile e rilassante. Lo Zucco è per tutti, lo Zuccone No. .....Ma lo Zuccone è più alto: solo di un amen, ma è più alto. Pochissimi metri, da nove a quindici secondo le varie carte topografiche, che fanno però la differenza tra l'affollamento e la solitudine. Il Barbesino è una montagna tutto sommato docile, oggi gli ho fatto compagnia per qualche minuto. Costruirò quel piccolo castello di sassi, sarà il suo amico sempre presente. |
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MONTE TORO domenica 13 settembre 2009 |
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Domenica 13 Settembre 2009.
Avevo in mente un giretto in quel di Foppolo, con sconfinamento per un bel tratto in Valtellina. Non è andata così. |
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LAGO ROTONDO AL PIZZO DI TRONA il 6 settembre 2009 |
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Domenica 6 Settembre 2009. Istintivamente il nome Lago Rotondo viene associato al rifugio Calvi. Oggi invece espatrio leggermente in Valtellina e raggiungo il Lago Rotondo al Pizzo di Trona. Accattivante prolungamento della classica salita al Rifugio Benigni. Da li sono due ore di buona gamba tra andata e ritorno. Per raggiungere il rifugio mi inerpico ancora una volta sulla stambeccovia in zona Passo di Salmurano. Il cielo è splendidamente azzurro e tutte le vette riportate sulla tavola di acciaio vicino al rifugio sono visibili con facilità. Accanto la bandiera noto il palo con la nuovissima web-cam già attiva. Un grosso grazie a chi ha reso realtà questa bella idea. Costeggio a destra il Lago Piazzotti e salgo alla Cima di Valpianella rincorrendo un evanescente tracciolino che passa vicinissimo alle pareti di roccia. Lo perdo in continuazione e mi diverto un mondo a salire saltando a caso da un sasso all'altro. Ma l'ho già fatto altre volte, più o meno so dove passare. Se non spaventa l'idea di andare un po' a naso, è una variante selvatica e frizzante al classico sentierino che parte dal rifugio. Raggiunta la Cima proseguo in cresta e prendo la traccia che scende alla Bocchetta di Trona. Non ci sono indicazioni in loco, ma la si individua con facilità. Ogni tanto gioca a nascondino su pendenze perfide e non disdegna dorsali esposte. Non sottovaluto questi cinque minuti di discesa ed arrivo alla Bocchetta. Scollino e prendo immediatamente il sentiero che scende a sinistra. Sono in Valtellina. Perdo subito dislivello, pochissima cosa. Poi comincia un ben segnalato e lunghissimo traversone che taglia in quota tutta la testata della valle. Il lago Zancone illumina il paesaggio. Supero molti divertenti macereti, perdendo altro dislivello, e dall'altra parte del vallone trovo il passaggio chiave di tutta l'escursione: un saltino di roccia che obbliga all'uso delle mani. Non è attrezzato, ne difficile: tre metri da salire di traverso usando l'intuito. E' quasi fatta: un pratone ripido, ma generoso di tornantini, mi fa riguadagnare i cento metri di quota persi ed arrivo al Lago Rotondo. L'imponente Pizzo di Trona ci si tuffa senza tanti complimenti. L'ambiente selvaggio e roccioso è addolcito dalla presenza degli immancabili stambecchi. Purtroppo non posso fermarmi a lungo, solo il tempo di fotografare il lago dall'alto e dopo un breve spuntino sono già sulla strada del ritorno. Ripercorro fedelmente il sentiero dell'andata, scoprendo così che fatto all'inverso è molto meno bollato. Mi ci scappa qualche leggera sbandata. Alla bocchetta di Trona riprendo il 101 verso il Benigni. Lo seguo fino a quando trovo la deviazione 108-A: è il sentiero dei Vitelli. Scendo da lì scoprendo che in certi punti sarebbe più corretto chiamarlo sentiero delle capre! E' comunque una alternativa per chi, dotato di fiato e buone gambe, vuole raggiungere il Benigni senza passare dal mitico canalino. Percorro il pianeggiante fondovalle di questa conca e torno sul tracciato tradizionale, poco sopra la fonte San Carlo. E stato un bel giretto che mi sento di consigliare soprattutto a chi, come il sottoscritto, trova molto divertente intrufolarsi in distese di sassi e grandi macigni. I bolli ti dicono dove passare, ma il percorso te lo inventi passo dopo passo....O saltello dopo saltello. |
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SALITA SUL PIZZO MENNA DA RONCOBELLO il 5 settembre 2009 |
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Sabato 5 Settembre 2009. Escursione "massaggiante" in quel di Roncobello. Parto da Costa Inferiore. Il sentiero CAI 235 mi porta in un istante sulla bella pista di fondo, fatta tante volte con gli sci ai piedi, che mi svela il suo volto estivo. Tranquilla e pianeggiante, mi conduce verso destra all'inizio del sentiero per il Menna. Salendo nel bosco, faccio una piccola deviazione per visitare la suggestiva zona della Corna Buca e poi raggiungo la Baita dello Zoppo, da poco rifatta. Il sentiero alterna tratti stile mulattiera con altri dove bisogna impegnarsi per non perdere la traccia. Attenzione: in autunno, cadute le foglie, soltanto l'intuito può permetterci di proseguire. Alla baita una Madonnina mi indica la strada giusta e riesco così a portarmi nell'ampio Vallone che sale tra i contrafforti del Menna. Eccolo qui il tratto massaggiante: la vegetazione si allarga sul sentiero fin quasi a soffocarlo. Spesso ci si deve intrufolare tra arbusti che, se presi allegramente, regalano piccole frustate. Soltanto i larici si distinguono: i loro flessuosi rami dispensano carezze. Dopo un numero imprecisato di tornantini arrivo finalmente al passo. Fedele al filo di cresta, mi godo la lunga salita che porta diretta alla vetta. Ci arrivo tra buchi di roccia e profondissimi canaloni che graffiano paurosamente il versante nord. Li sfioro con prudenza e tocco la cima. La Croce sembra esibirsi in un passo di danza. Illusione: è solo sgangherata. Eppure resiste! Forse l'aiutano i bei panorami che si aprono in ogni direzione. Oggi si vedono pure Monte Rosa e Cervino! Ma a colpirmi e stato un fiorellino: nei vastissimi pascoli della zona ne spuntano migliaia! Fiorellino bianco e peloso. Il tuo nome è Stella Alpina. Bellissima Edelweiss: la tua casa è il Pizzo Menna. |
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ALME'...IL CAMPANILE DEL MIO PAESE COMPIE 100 ANNI...AUGURI! settembre 2009 |
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Il campanile del mio paese compie 100 anni. Auguri! Una triste sorte è invece toccata alla vecchia parrocchiale lì accanto, sconsacrata da oltre cinquant'anni. Spogliata di tutto ha cambiato più volte pelle: camiceria, deposito, discarica ed infine magazzino. I fratelli Sonzogni, Maestri orologiai, hanno splendidamente deciso di ridarle vita e dignità dal 29 Agosto al 20 Settembre. Ci sono voluti tre TIR per fare piazza pulita di ciò che conteneva! Poi l'hanno riempita col loro sogno: Esporre in una chiesa la loro collezione di antichi orologi da torre civica e campanaria. 50 pezzi che hanno trovato una collocazione a dir poco magnifica!! Quando ho varcato il portone di ingresso della mostra, sono rimasto senza fiato: la dolcissima musica di un carillon ha accompagnato la mia prima volta li dentro. Devo essere sincero, non me ne vogliano i fratelli Sonzogni: volevo vedere la chiesa, avevo più volte sentito dire che era bellissima. Grazie a loro ho esaudito questo mio vecchio desiderio. Mi sono ritrovato in un luogo che, nonostante gli evidenti scempi, è di una bellezza commovente! Ci sono tante nicchie nei muri: hanno perso le loro statue ma qualcuna sfoggia ancora affascinanti colori. Anche i due altari laterali si fanno ammirare, nonostante i colpi subiti. Poi sono arrivato sotto la cupola e ho alzato lo sguardo. E' stato un tuffo al cuore vedere tanta bellezza attaccata dal tempo e dall'umidità. Qualche affresco resiste stoicamente, altri sono perduti. I grandi pannelli blu e grigi che rivestono le pareti probabilmente nascondono altre brutte ferite. Ma la mostra offre un colpo d'occhio davvero suggestivo: gli orologi contano il tempo senza usare elettricità: ruote dentate e sassi fanno nascere ticchettii e rintocchi. E il carillon al centro della navata è un capolavoro di cui ci si innamora all'istante! Stupefacente! Ho volutamente messo foto scattate appena prima dell'orario di chiusura, quando la chiesa era praticamente vuota. Ma ci sono già stato quattro volte in orari diversi, la chiesa è vicinissima a casa mia, ed ho sempre trovato molta gente. Ho potuto osservare che non ero l'unico a cui spesso e volentieri lo sguardo scappava dagli orologi per alzarsi incantato verso i dipinti della cupola. Ho sentito altre persone esprimere la mia stessa idea: che questa bellissima vecchia parrocchiale non ritorni magazzino, ma diventi sede di mostre e concerti o eventi simili. Il luogo merita, eccome!! Grazie di cuore ai fratelli Sonzogni e a tutti quelli che hanno collaborato, per averci fatto questo meraviglioso regalo. |
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L'ULTIMA FOTOGRAFIA ( RESEGONE ) 18 agosto 2009 |
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Martedì 18 Agosto 2009. Queste poche foto non raccontano la salita al Resegone, ma gli ultimi sguardi della mia macchina fotografica. Sulla via del ritorno, ormai a pochi minuti dall'auto, un movimento sbagliato: un contraccolpo e la fotocamera mi scivola dalla mano, sbattendo di muso sul sentiero. Quindici centimetri più in là e sarebbe atterrata nell'erba alta. Invece.....Patatrak: la botta ha rincalcato lo zoom! Cinque anni di gloriosa carriera stroncati per un volo di due secondi!....Quanto ci sono rimasto male!! Le volevo bene, ma era una disgraziata: innamoratissima della montagna, pur di scappar su a fare foto aveva corrotto zaino e scarponi. Li costringeva a mettersi al suo fianco, davanti a me.....E fare gli occhi languidi. Come facevo a resistere? Tre soldatini che aspettavano solo il momento in cui dicevo: Va bene, andiamo!! Quante volte le ho detto: " vai da sola, che sei grande abbastanza! " Niente! Fifona come poche, aveva trovato questo stratagemma. Fingevo di essere un po' arrabbiato, ma lei sapeva benissimo quanto ero felice di accompagnarla. Mi ha insegnato a guardare più in la dei soliti sentieri trafficati, a scoprire cosa c'è un passo oltre. Mi ha insegnato a guardare con tutti e due gli occhi: uno spalancato sui panorami grandiosi, l'altro concentrato sui piccoli particolari. Le sue foto mi hanno raccontato tante storie, a volte bellissime come fiabe. Non l'ho mai ringraziata per tutto questo! Mi ha lasciato davanti un prato profumato di fieno. La sua ultima fotografia. |
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SANTUARIO NOSTRA SIGNORA DI MONTE PERELLO il 13 agosto 2009 |
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Ferragosto. Per chi ha fede è l'Assunzione della Vergine. Quando decido di andare a vedere questo a me sconosciuto Santuario, la prima cosa che faccio è aprire l'armadio: prendo un paio di pantaloni lunghi e leggeri e una maglietta a mezze maniche. Ancora non posso saperlo, ma sto per entrare in una delle più belle dimore di Maria. All'esterno trovo cartelli che invitano ad un abbigliamento decoroso. Sono pronto. All'interno trovo persone di tutte le età in pantaloncini cortissimi e canottiera. Forse non sanno leggere. Forse sentono il caldo come nessun'altro al mondo. Forse non si rendono conto di offendere la straordinaria bellezza che riempie queste tre chiese. C'è una luce particolare lì dentro: finestre e faretti illuminano e nascondono, esaltano e velano. Le emozioni seguono lo stesso percorso. Difficile descrivere con le parole: affido il racconto alle immagini, che ho colorato solo con quella luce. Splendido Santuario: un germoglio d'ulivo ti fa nascere dalle montagne e vivere dentro il bosco. E' un atmosfera delicatissima che ho cercato di catturare a mano libera, con tempi lunghissimi, senza usare il flash. Mi scuso se alcune foto ne risentono, ma non potevo fare altrimenti. Non potevo rovinare quella bellissima, decorosa luce. |
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PIZZO DEL DIAVOLO DI TENDA (2916 m.) il 5 agosto 2009 |
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Mercoledì 5 Agosto 2009. Diavolo Re, Presolana Regina. Personale gerarchia delle Orobie. Parto presto, Pagliari è un sogno tra la luce dei lampioni. Salgo diretto verso il rifugio Longo, passerò da lì: la strada è più corta....e lo strudel mi aspetta!! Mi ci butto sopra sapendo di rischiare: se ci scappa il bis potrei ritrovarmi in vetta giusto in tempo per essere inghiottito dalle nuvole Seriane! La fetta va giù e io vado su. Alla Selletta mi accoglie una sciabolata di luce: sorge il sole tra Diavolo e Diavolino!! Indimenticabile. Prendo il sentiero che si dirige verso il Passo di Valsecca, ma lo abbandono appena accenna a scendere. C'è una traccia che a sinistra, tagliando alta la Valle di Camisana, consente di portarsi poco sotto la Bocchetta di Podavit. In realtà la scorciatoia me la devo inventare ogni volta: ci sono, è vero, alcuni nuovi bolli rossi e qualche sperduto omino di sassi. Ma il pendio è costellato da infinite tracce, anche del passaggio degli stambecchi, che si confondono l'una con l'altra. So che non vale la pena alzarsi di quota: a metà valle c'è uno sperone roccioso che va per forza aggirato alla base. Lo oltrepasso e prendo subito a salire con più decisione. Se becco la traccia giusta, un omino grandicello mi accoglierà su dei pianori nevosi. E così avviene. In breve trovo i triangoli rosso - bianchi che segnano la via normale di salita, usata da chi arriva dal Calvi. I miei passi raspano la neve dura, ma rispettano con attenzione le splendide fioriture. Sopra la bocchetta di Podavit sfioro l'ex ghiacciaio ovest: ora è solo un nevaio, visibile nemmeno tutti gli anni...Ma quest'anno l'innevamento è superbo!! Inizia la cresta, mollo i bastoncini, metto le quattro zampe motrici, seguo i bolli.....E per due volte mi perdo! Vengono in mio soccorso gli scarponcini che, mossi da pietà, mi indicano la pista giusta....Tre metri più in la del mio naso! Un ultimo francobollo di fiori e tocco la piramide in vetta. Ecco che ci ritrovo la mia anima: se n'era andata in avanscoperta, mentre io mi ingarbugliavo sulla cresta. Eccola qui, strabeata a godersi il silenzio degli orizzonti e l'alito delle nuvole. Ci facciamo compagnia per un'ora. C'è tutto il mondo intorno e nessun pensiero sporca la mia mente. Sono sul mio amatissimo Diavolo, non esiste nient'altro! Tranne la seconda fetta di strudel che, con grandissimo sacrificio, mi offro volontariamente di raggiungere al più presto. Lo guardo ancora una volta. Quanto sei bello....Sasso più alto della Valbrembana! Ciao Diavolone. |
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PICCOLA APPENDICE. Mercoledì 12 Agosto, a sorpresa torno lassù: accompagno mio cognato che da tantissimi anni vorrebbe tornarci. Era un ragazzino, ora non più: da solo non se la sente. Lo porto su per lo stesso itinerario di una settimana fa. Lo precedo di pochi metri e quando tocco la vetta sono un pelino sciupàt. L'altitudine è birichina. Quando tocca la vetta lui, il suo viso è di una bella tonalità "rosso semaforo" che fa tanto guerre stellari. A fatica riacquista un aspetto umano, ma gli occhi tradiscono una felicità immensa. Solo allora (e chi se lo ricordava?), salta fuori che è la vigilia del suo compleanno: si è fatto il regalo più bello che poteva!! Se avete un parente a cui non sapete cosa regalare....... | |||
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Chiesa di San Martino a Pedenosso Valdidentro, in Valtellina |
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Ormai sono un bel po' di anni che trascorro le mie vacanze a Isolaccia Valdidentro, in Valtellina.
Sono passato parecchie volte davanti a questa chiesa, appoggiata a mezza costa nella frazione di Pedenosso.
Di solito alloggio proprio lì sotto. Quante volte l'ho guardata!
E' stato soltanto un giorno di pioggia di tre anni fa, che ho deciso di andare a visitarla.
Ma la realtà è che quel giorno la chiesa aveva deciso che ci saremmo dovuti incontrare. Ne ho la certezza assoluta!
E' difficile per me spiegarlo, ma quel giorno in quella chiesa è successo qualcosa. Da allora ci sono molto affezionato. Mi è entrata nel cuore.
Ma sono sicuro che anche il più sprovveduto turista che dovesse passare lì davanti per caso, resterebbe molto sorpreso nell'entrarci.
Si supera il primo portone ed ecco che compare la chiesa vera e propria, circondata e protetta da una splendido porticato che l'avvolge completamente!
Eredità della fortezza, qual'era la chiesa anticamente. E' decorato con semplici stazioni della Via Crucis e regala panorami bellissimi sulle vallate.
Quando supero quel portone per me il tempo si ferma. Poi comincia a scorrere in maniera diversa.
Quanto sia bello l'interno della chiesa non posso giudicarlo: i miei sentimenti sono imparziali.
Se passate da quelle parti, provate a suggerire alla macchina di salire a Pedenosso.
Poi convincete le vostre scarpe ad affrontare la gradinata. State per entrare in una chiesa un po' diversa dalle altre.
La Chiesa di San Martino.
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