FOTO
DI MARCO CACCIA |
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Domenica 21 Ottobre 2018 – M.te Valletto – Rif. Benigni |
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Dopo la superba scorpacciata di ieri sera al Capanna 2000 oggi sono con gli amici del CAI Piazza Brembana per la tradizionale gita di chiusura stagione. La meta è il Monte Valletto dove faremo sventolare il bandierone dell’Unicef e poi ci dirigeremo al Benigni per la Messa in ricordo dei passati Presidenti ed il pranzo in compagnia. Il gruppo è ben nutrito e, allegramente, partiamo dalla curva degli Sciocc e, passando dalla baita del Beri risaliamo i ripidi prati che ci portano al Mut de Sura e quindi al Valletto. La giornata è semplicemente spettacolare con solo un po’ di fresco vento che ci ricorda che siamo a metà ottobre. Stesa la bandiera e fatte le foto di rito ci dirigiamo al Benigni dove altri soci ci aspettano e dove celebriamo la Santa Messa. Poi è tempo di rimettere le gambe sotto al tavolo per festeggiare in compagnia la fine delle gite estive e la bella combriccola del CAI. |
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Sabato 20 Ottobre 2018 – P.zo Arera |
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Oggi con Claudia, Mirta Simon e Corti saliamo a Capanna 2000 per una cena speciale a base di pesce. Fa strano salire in quota per mangiare pesce, ma Corti garantisce che è una tradizione e che non resteremo per nulla delusi. Naturalmente non posso che proporre di salire nel pomeriggio per ammirare il tramonto dalla cima dell’Arera e i soci approvano. Lasciata l’auto a 1600m saliamo di buon passo tra foschie e nebbie che nulla di buono lasciano presagire fino a quando, ormai nei pressi del rifugio, buchiamo la coltre grigia ed entriamo nel meraviglioso mondo del Sole e del cielo azzurro. Brevissima pausa e poi su sempre più spediti perché il tempo stringe ed arriviamo sulla cima giusto in tempo per ammirare il Sole va a dormire dietro le Alpi sopra un tappeto di soffice nuvolaglia… è uno spettacolo grandioso ed unico e ce lo godiamo tutto, anche perché la vetta e tutta per noi! Mentre le luci dei paesi si accendono e nel cielo compaiono le prime stelle ci dirigiamo al rifugio dove proveremo la cena a base di pesce… ci alzeremo solamente qualche ora dopo, sazi e davvero soddisfatti per la qualità e la quantità delle prelibatezze che ci sono state servite. Al chiaro di Luna rientriamo alla macchina e da lì verso casa, che serata meravigliosa e che grande regalo che la natura ci ha riservato anche oggi! |
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Martedì 02 Ottobre 2018 – Pico del Teide |
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Quest’anno vacanze ottobrine sull’isola di Tenerife dove, da quanto dicono, mare e montagna si fondono per creare un ambiente unico e meraviglioso. Il punto più alto dell’isola è la vetta del vulcano Teide, che con i suoi 3718m rappresenta una gran bella montagna nel cuore dell’Oceano. La vogli di salire in cima è naturalmente a 1000, ma per poter affrontare gli ultimi 100m di dislivello è necessario avere un permesso scaricabile gratuitamente dal sito del parco. Peccato che, anche con due mesi di anticipo, non siano già più disponibili permessi. Un’altra alternativa è salire nel cuore della notte per superare il cancello prima delle ore 9.00 quando viene chiuso. Dopo vari ragionamenti e programmi optiamo per quest’ultima soluzione. Così la notte del terzo giorno di soggiorno la sveglia suona alle 3.30 e, dopo un’ora di macchina su splendide strade, eccoci al punto di partenza del sentiero sotto una stellata incredibile. Con le potenti frontali illuminiamo il percorso che, nel primo tratto è una strada sterrata che sale dolce verso l’alto. Il percorso è sempre ottimamente segnato e visibile ed individuiamo il bivio che conduce al sentiero che, ripido e tortuoso ci porta al rifugio (in realtà bivacco) Altavista dove ammiriamo una splendida alba. Da qui, con la luce del Sole, il panorama si manifesta in tutta la sua immensità e grandiosità! La vetta sembra vicina, ma il percorso per raggiungerla è ancora lunghetto e la quota si fa sentire! Per le 8.30 circa siamo al temuto cancello che, come speravamo, è aperto e quindi possiamo salire senza problemi fino alla vetta del Pico del Teide, mentre gli escursionisti che hanno passato la notte al rifugio rientrano. Alle 9.00 precise siamo sul punto più alto di Tenerife, il panorama è indescrivibile, la meraviglia spazia dalle rocce colorate e fumanti della vetta fino all’Oceano ed alle Isole Canarie passando per la maestosa caldera del Teide e la costa di Tenerife che vediamo per tutto il suo sviluppo. La temperatura è buona (credo attorno ai 3-5°C) ed il vento non troppo sostenuto quindi rimaniamo un momento a goderci questo spettacolo unico ed indescrivibile! Tra l’altro dalla vetta sono già scesi tutti e quindi siamo qui solo io e Claudia… che meraviglia!!! Il percorso di rientro è il medesimo della salita con una breve sosta alla stazione di arrivo della funivia, dove il cancello di accesso al Teide adesso è chiuso. Scendendo ammiriamo l’incredibile ambiente ed i mille colori che rappresentano le varie colate del vulcano e gli impressionanti “Uva del Teide”, ammassi di lava creati durante le eruzioni. Raggiunta l’auto ripercorriamo le suggestive strade che, con paesaggi degli dell’Arizona, ci riportano al mare dove passiamo un bel pomeriggio in spiaggia! La salita al Teide non rappresenta nessun problema dal punto di vista tecnico, è una semplice camminata fattibile con adeguate scarpe da trail, ma la quota e tutto ciò che ne deriva la possono rendere pericolosa e quindi bisogna affrontarla con il giusto equipaggiamento, un buon allenamento e soprattutto un’abbondante scorta di liquidi! Nei prossimi giorni saliremo anche la Montana Roja, piccola elevazione in riva al mare ed effettueremo numerose escursioni e camminate passando dal mare alla montagna in pochissimo tempo. Che dire… un’esperienza davvero bellissima e davvero incredibile la bellezza e la varietà di questa piccola isola immersa nell’Oceano Atlantico! |
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Sabato 22 Settembre 2018 – Pizzo Diavolo di Tenda e Diavolino |
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Gita con Muro e Andrea Corti sul tetto della Valbremabana per portare la bandiera Unicef firmata dai tanti ragazzi delle scuole che hanno partecipato, nel corso degli anni, alla giornata Unicef a Mezzoldo.
Purtroppo, per un malinteso, al punto di ritiro della bandiera non la troviamo e quindi dovremo rinunciare alla sua presenza sulla vetta più alta della valle.
Da Carona saliamo con buon passo fino al rifugio Longo dove Enzo ci accoglie e ristora con un buon caffè prima di ripartire in direzione Lago del Diavolo e Passo Selletta.Da qui seguiamo il labile sentiero che ci porta ai piedi del Pizzo del Diavolo e quindi all’attacco della via Baroni. |
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Sabato 29 Settembre 2018 – Corna Piana cresta ovest – Pizzo Arera |
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Oggi sono con Paolo ed il tempo è un po' ristretto, quindi decidiamo di fare un giro in zona non facendoci mancare un po' di sano divertimento orobico. Così optiamo per la zona dell'Arera. Lasciata l'auto alle Baite di Mezzeno ci incamminiamo verso il passo Branchino e quindi al passo di Corna Piana. Qui indossiamo il casco ed "attacchiamo" la cresta Ovest. Salita divertente e mai troppo difficile (solo alcuni passaggi esposti e difficoltà di massimo III) anche se non è da sottovalutare per la qualità della roccia che a tratti è davvero pessima. Senza particolari problemi raggiungiamo la bella vetta, sono solo le 9 del mattino e quindi via, si scende dalla normale e si risale dalla nord all'Arera. Qui ci gustiamo il bellissimo panorama grazie anche alla giornata ottima e poi scendiamo a Capanna 2000 per la pausa birretta. Da qui, tramite il sentiero dei fiori basso rientriamo alle Baite di Mezzeno… adesso posso rientrare e finire le valigie per la meritata vacanza a Tenerife!!! Martedì 02 Ottobre |
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Sabato 22 Settembre 2018 – Pizzo Diavolo di Tenda e Diavolino |
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Gita con Muro e Andrea Corti sul tetto della Valbremabana per portare la bandiera Unicef firmata dai tanti ragazzi delle scuole che hanno partecipato, nel corso degli anni, alla giornata Unicef a Mezzoldo.
Purtroppo, per un malinteso, al punto di ritiro della bandiera non la troviamo e quindi dovremo rinunciare alla sua presenza sulla vetta più alta della valle.
Da Carona saliamo con buon passo fino al rifugio Longo dove Enzo ci accoglie e ristora con un buon caffè prima di ripartire in direzione Lago del Diavolo e Passo Selletta.Da qui seguiamo il labile sentiero che ci porta ai piedi del Pizzo del Diavolo e quindi all’attacco della via Baroni. |
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Sabato 15 Settembre 2018 – P.zo Cengalo |
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Gita del CAI Alta Valle Brembana su questa grandiosa montagna dalla via normale che sale dal rifugio Giannetti. Il meteo incerto di domenica ci fa optare per una salita in giornata, lunga ed impegnativa, ma di grande soddisfazione. Partenza dai Bagni di Masino con l'ultimo buio raggiungiamo il Giannetti per una breve pausa, poi su tra rocce e passaggi di facile arrampicata fino alla vetta. Il panorama è un po' oscurato dalle nuvole che vanno e vengono, ma quel che si vede è magnifico. La vista della grande frana in Val Bondasca è impressionante, quasi più della mitica parete nord-est del Badile. Rientro dal medesimo itinerario con pausa birretta al rifugio dove alcuni si fermano a pernottare. |
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Mercoledì 15 Agosto 2018 – M.te Pegherolo |
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Gita di Ferragosto con Claudia, Muro ed Anna su questa meravigliosa ed affascinante montagna brembana la cui salita è tutt’altro che banale per via della lunga cresta che presenta passaggi esposti e nessuno spazio per distrazioni. Partiamo da San Simone con un cielo limpidissimo e saliamo, tramite le piste fino alla forcella che divide la cresta del Pegherolo con monte Cavallo. Breve pausa ed iniziamo la salita dell’esile cresta. Le vecchie catene, sostituite con altre nuove rendono più sicuro il transito sui tratti rocciosi, ma la cresta resta pur sempre esile ed il passaggio della Piodessa riserva sempre forti emozioni e qualche timore. Raggiugiamo la vetta e con soddisfazione ammiriamo la lunga cresta percorsa. Pausa pranzo e poi, con la massima attenzione, ripercorriamo il lungo tragitto di ritorno. Insomma, il Pegherolo è, e resta, una montagna magnifica e ricca di emozioni dove lo spettacolo della natura si mischia alle emozioni delle vertiginose creste |
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Sabato 11 e Domenica 12 Agosto 2018 – Baita caduta al monte Venturosa |
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Due giorni in una baita “sperduta” ai piedi del Venturosa con gli amici di sempre grazie all’accoglienza di Luciano che ci ha dato questa possibilità. Io, Claudia, Muro, Anna, Giulio e Luciano saliamo sabato nel pomeriggio per goderci la meraviglia del tramonto e della stellata in quota, mentre gli altri amici ci raggiungeranno domenica in mattinata per una bella grigliata in compagnia. Sabato, dopo un po’ di relax pomeridiano, Muro ci prepara un ottimo risotto ai finferli e salsiccia che riesco a mangiare, anche se un po’ di corsa, prima di salire in vetta al Venturosa per il tramonto. Ritornato alla baita il buio avanza ed è tempo di uscire per ammirare una stellata grandiosa e cercare di vedere un po’ di stelle cadenti che non si fanno attendere. Dopo una bella dormita nell’accogliente baita è tempo di ritornare in vetta al Venturosa per l’alba, ma purtroppo il cielo si è annuvolato ed in lontananza alcuni temporali brontolano. Quassù le nebbie vanno e vengono e, quando ormai la speranza se ne sta andando, ecco che i minacciosi nuvoloni che ci circondano si colorano di un rosa straordinario! Lo spettacolo dura pochissimi minuti poi il cielo si richiude e noi rientriamo alla baita giusto in tempo prima che inizi a piovere. Le sorprese non sono però finite, infatti mentre guardiamo la pioggia scendere dal cielo, ecco un meraviglioso arcobaleno che colora tutto il cielo! La mattinata procede tranquilla tra piovaschi e sprazzi di sereno, prepariamo la postazione per la grigliata realizzando una tettoia per proteggerci dalla pioggia. Arrivano gli altri amici, si comincia a cucinare e poi è tempo di gustarci il pranzo tutti in compagnia incuranti delle condizioni meteo. La giornata passa davvero veloce, ed è già tempo di pulire e sistemare la baita per rientrare a casa mentre un altro temporale lontano fa sentire i suoi brontolii… Due giorni fantastici sono volati via, è proprio vero che le cose semplici sono le migliori! |
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Sabato 14 Luglio 2018 – M.te Disgrazia |
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I programmi per questo fine settimana sono ben diversi e molto più ambiziosi, ma le previsioni meteo incerte della domenica ci fanno cambiare meta e ridimensionare i progetti concentrandoli sul sabato. Così con Muro, Lucio e Andrea Corty decidiamo di “ripiegare” su una gran bella cima che ci manca e che da sempre osserviamo dalle belle Orobie, il Disgrazia! Partenza nel cuore della notte e, poco dopo le 5.00 siamo al parcheggio di Preda Rossa dove ci incamminiamo verso il rifugio Ponti che raggiungiamo dopo circa un’ora e mezza di cammino. Breve pausa e poi via seguendo i vari bolli ed omini che permettono di raggiungere la morena che con pendenza costante ci porta fino a prendere il ghiacciaio di Preda Rossa. Ci dirigiamo quindi verso la sella di Pioda (m 3387) e attraverso un canalino a dx del colle si guadagna la cresta, oltre il primo risalto. Ora non ci resta che seguire la cresta, alternativamente di neve e di roccia, che si sale seguendo gli evidenti segni dei ramponi sulle rocce. Alcuni punti sono piuttosto esposti e ripidi, ma la presenza di ottimi appigli per mani e piedi, e l’assenza di ghiaccio nei tratti nevosi, ci permette una progressione rapida e sicura. Il meteo rimane variabile e molto fresco, ma il panorama è comunque meraviglioso e dalla cresta lo si può ammirare in tutto il suo splendore. Poco dopo le 10 raggiungiamo la vetta dove ci possiamo rilassare qualche minuto e goderci lo spettacolo di questa meravigliosa montagna che, da sempre, ammiriamo dalle Orobie. La discesa avviene dal medesimo itinerario percorrendo con la massima attenzione la lunga cresta che pare non finire mai! Eseguiamo due piccole doppie per superare agevolmente ed in sicurezza i passaggi più delicati poi, una volta arrivati al ghiacciaio, non ci resta che scendere rapidi alla morena e quindi al rifugio per una bella birra fresca. Rientriamo alla macchina percorrendo il sentiero della morena, più diretto e rapido, una sciacquata nel fresco torrente e poi via verso casa! Anche se i nostri programmi erano ben altri siamo riusciti a “portare a casa” una gran bella gita e da oggi lo sguardo dalle Orobie verso il Disgrazia avrà un sapore diverso e bellissimo! P.S.: L’accesso alla strada per Preda Rossa è consentito con il pagamento di un ticket acquistabile nei negozi della zona che però, alle 5 del mattino sono ancora chiusi! Lasciamo così un biglietto sul parabrezza spiegando la situazione e sperando che eventuali controlli siano comprensivi! Al ritorno non abbiamo trovato la multa… adesso speriamo che non ci arrivi direttamente a casa! |
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Sabato 30 Giugno – Domenica 01 Luglio 2018 – Dent d’Herèns |
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Fine settimana trascorso in Valpelline per salire questa selvaggia e maestosa montagna dirimpettaia del grandioso Cervino. Partiti sabato mattina dalla diga di Place Mulin (Bionaz , AO ) saliamo al rifugio Aosta con una lunga camminata di circa 13Km e 900m di dislivello transitando dal rifugio Prayarer dove la quasi totalità delle persone si ferma. L'Aosta è ancora un classico esempio di vero rifugio Alpino dove poche persone arrivano e dove la semplicità e a tranquillità regnano sovrane. Il gestore, Diego, è un ragazzo molto in gamba e simpatico ci ha accolto alla grande non facendoci mancare nulla nonostante il posto sia davvero un nido d'Aquila. Cena ottima, simpatia e disponibilità del rifugista ci fanno trascorrere una serena serata complice anche l'incontro inaspettato con altri amici. Nel cuore della notte la sveglia suona e, sotto una meravigliosa Luna quasi Piena, ci incamminiamo verso il ghiacciaio delle Gran Murailles fino a quando non arriviamo ai piedi del "gendarme rosso" da dove inizia la salita al colle di Tiefmatten che si svolge per un ripido canale di roccia friabile (caduta pietre) alto una sessantina di metri, con l'ausilio di un'ottima catena. Al colle i colori dell'alba iniziano a dipingere il cielo e la vista del maestoso Dent Blanche ci lascia senza fiato... Il tratto iniziale di cresta presenta roccia buona e divertente arrampicata con tratti esposti e qualche aggiramento per lo più sul versante svizzero fino a quota 3800 (presenti alcuni chiodi e cordini). Successivamente si risale un bel pendio glaciale via via più ripido, per terminare su terreno misto (evidenti fittoni inox, molto comodi per l'assicurazione) fino a un piccolo intaglio, da cui un ultimo tratto su cresta molto aerea conduce in vetta. Qui il panorama si apre in tutta la sua grandezza e magnificenza, la vista del Cervino, proprio lì davanti è grandiosa e quasi sconvolgente! Sotto di noi Cervinia, lontano il lago i Place Mulin che dovremo raggiungere tra qualche ora, tutto attorno noi un tripudio di vette innevate che spaziano dai 4000 del Vallese al Monte Bianco passando per il Gran Paradiso ed il Monviso. Il vento da nord è teso e freddo quindi rimaniamo in vetta giusto il tempo per riempirci gli occhi ed il cuore di questa meraviglia e poi giù dalla via normale che è tutto tranne che una "semplice via normale". Infatti il ritiro del ghiacciaio l'ha resa una ripida parete dove ghiaccio e rocce convivono per rendere la vita degli alpinisti complicata. Alcuni spuntoni permettono l'esecuzione di doppie o assicurazioni veloci, ma la cosa fondamentale è essere veloci perché dall'alto, con l'arrivo del Sole, la parete scaglia grossi proiettili verso chi si avventura tra i suoi meandri. Fortunatamente le condizioni che abbiamo trovato sono quelle che speravamo con abbondante neve e poco ghiaccio e roccia, quindi arriviamo abbastanza rapidamente al ghiacciaio da cui non ci resta che rientrare al rifugio Aosta e quindi alla macchina. Una gita lunga, tecnicamente, fisicamente e psicologicamente impegnativa su una montagna che nulla regala se non un panorama tra i più belli delle Alpi sul vicino Cervino e grandi soddisfazioni. L'ideale è raggiungere il rifugio Prayarer in MTB in modo da evitare i circa 6Km di camminata pressoché pianeggiate a fianco del lago. |
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Sabato 23 Giugno 2018 – Punta Cadini (parete Nord) |
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Quest’anno mi è tornata la voglia di spicozzare e così, viste le ottime condizioni delle pareti nord sulle Alpi, provo a mandare un sms a Pier per vedere se posso aggregarmi a loro. La proposta è la nord della Cadini, nel Ghiacciaio dei Forni sopra Santa Caterina Valfurva. Le difficoltà della parete sono alla mia portata e quindi decido di aggregarmi a Pier, Oliviero ed Omar. Partenza nel cuore della notte da casa e per le 6.00 siamo in cammino sul meraviglioso sentiero glaciologico che porta al rifugio Branca. Poco prima dei ponti tibetani deviamo a destra sulla morena e seguendo alcuni ometti raggiungiamo il ghiacciaio ed iniziamo a risalirlo in direzione della parete sempre ben visibile. In circa tre ore siamo ai piedi del ripido scivolo nevoso che si presenta in condizioni eccellenti anche per via del freddo di oggi (1°C alla partenza dall’Albergo Forni). Prese le due piccozze iniziamo a risalire su pendenze via via sempre maggiori fino ad arrivare poco sotto a quello che rimane del seracco. Qui la “via normale” si sposta a sinistra, ma noi decidiamo di andare a destra dove le pendenze sono maggiori. Tutto bene finché non troviamo il ghiaccio al posto della neve dura. Qui Pier opta per la salita diretta, mentre io ed Omar ci spostiamo ancora più a destra per evitare il più possibile l’insidioso tratto ghiacciato. Qualche momento di tensione per la pendenza notevole (60° abbondanti) e la difficoltà di piantare bene piccozze e ramponi a causa del ghiaccio “crostoso”, ma poi ritorniamo sulla neve dura dove la progressione si fa tranquilla e divertente. Poco prima delle 11 siamo in vetta e ci godiamo la bellezza di questo immenso ghiacciaio che oggi è tutto per noi! Il freddo non molla e dobbiamo coprirci bene mentre attendiamo l’arrivo di Oliviero prima di intraprendere la discesa dal versante Ovest tramite una serie di canalini nevosi che ci depositano sul ghiacciaio da dove rientriamo alla macchina! Una gran bella gita in ambiente superlativo e di soddisfazione, il rientro dal sentiero glaciologico è poi un tripudio ci meraviglia con le fioriture che si mescolano con le spumeggianti acque di fusione, i verdeggianti prati e l’azzurro del cielo limpido… che spettacolo!! |
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Domenica 17 giugno 2018 – M.te Toro – P.so Dordona |
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Escursione con lo scopo di raggiungere il Passo Dordona dove gli Alpini ed il gruppo radioamatori hanno organizzato una manifestazione che prevede la dimostrazione di radio della Guerra e poi la Santa Messa. Con Claudia e Muro partiamo da Foppolo e saliamo al Montebello, Lago Moro e quindi cima di Valcervia. Da qui iniziamo la bella cresta che ci porta sul Torello e poi al Monte Toro con alcuni passaggi su roccia un po’ esposti, ma nulla di che. Le nuvole salgono ed il panorama è un po’ coperto, ma è comunque uno spettacolo! Percorriamo poi la cresta ovest fino ad incrociare il sentiero che dal Montebello porta al Passo Dordona che raggiungiamo con congruo anticipo sulla Messa. Dopo la celebrazione pausa pranzo e rientro prima che i nuvoloni si trasformino in temporali! |
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Sabato 16 giugno 2018 – Zucco Pesciola – Zuccone Campelli – Zucco Barbesino |
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Finita la stagione scialpinistica è tempo di ritornare sulle Orobie e così, con Simon, decidiamo di salire ai Piani di Bobbio in bici e poi andare allo Zuccone percorrendo una delle ferrate presenti in base al meteo che troveremo. Partiamo ad orario molto comodo da Ceresola ed in un’oretta scarsa siamo al rifugio Lecco dove sistemiamo le bici e ci incamminiamo verso la ferrata Pesciola visto che il tempo è ottimo. In breve giungiamo all’attacco, indossiamo il kit da ferrata e su per ripide pareti e tratti panoramici. La ferrata è bella tosta e quindi dobbiamo fare attenzione a conservare le energie, ma senza problemi arriviamo al bivio dove si può scegliere se percorrere la via difficile o la facile. Visto che per ora siamo saliti bene e che le braccia tengono ancora, saliamo dalla variante difficile che, effettivamente, richiede una bella dose di forza e di energie. Da qui proseguiamo per l’ultimo tratto meno impegnativo fino alla vetta dello Zucco Pesciola proseguendo poi fino allo Zuccone Campelli. Il tempo si mantiene buono con diversi nuvoloni che girano, ma non minacciosi, e così decidiamo di rientrare percorrendo la ferrata Minonzio salendo anche in vetta allo Zucco Barbesino. La ferrata è ben più semplice della Pesciola e la percorriamo senza particolari problemi raggiungendo poi anche la vetta del terzo zucco di giornata! Rapida discesa al Lecco, pausa ristoratrice, e poi giù a tutta birra in bicicletta fino a Ceresola di Valtorta! |
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09 Giungo 2018 – Pizzo Diavolo di Tenda – P.so Valsecca |
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Orobie Ski-Alp: ultima chiamata Siamo ormai quasi a metà giugno e questa strana stagione scialpinistica volge al termine. Di certo non possiamo lamentarci per l’assenza di neve sia sulle Orobie che su tutto l’arco Alpino, però il caldo e l’instabilità che regnano da inizio maggio hanno un po’ deluso le aspettative dell’ultima parte di stagione in cui normalmente si concentrano le uscite più lunghe e toste. In realtà alle alte quote la situazione potrebbe essere ancora positiva, ma ormai il pensiero è rivolto all’estate ed alle lunghe camminate nelle verdeggianti valli e la voglia di sveglie notturne e lunghi viaggi in auto scarseggia. Ancora un’idea manca di essere realizzata e, anche se sono consapevole che probabilmente il tempo è ormai scaduto, voglio provare a realizzarla… una gita di ciclo-sci-alpinismo al Pizzo del Diavolo di Tenda, simbolo della Valle Brembana. Anche gli amici questa volta si tirano indietro, e come dargli torto? Non sappiamo se c’è ancora neve per fare almeno quattro curve, e, se anche ci fosse, con tutta la pioggia che ha fatto, in che condizioni sarà? Insomma, portarsi tutto quel peso in bici ed in spalla non è che sia una cosa proprio così piacevole eh… Restato solo indugio perplesso, ma poi decido che sì, voglio provarci e sono fiducioso che la fatica non sarà del tutto inutile… Così punto la sveglia nel cuore della notte e mi dirigo a Carona dove parcheggio e preparo tutto il materiale tra zaino e bici. Nel frattempo arriva Gino che salirà verso il Podavit per alcune riprese (spettacolari) con il drone. Salito in bici salgo lentamente la ripida strada ed in circa un’ora e mezza sono al rifugio dove cambio assetto e mi preparo al tratto da percorrere a piedi. La neve di due settimane fa si è sciolta in maniera incredibile, ma per fortuna i residui delle grosse slavine mi permettono di indossare gli sci all’altezza della prima cascata del Brembo sopra la baita Poris. La neve “a scodelle” è ghiacciata e la progressione non è facile, ma con diverse inversioni raggiungo la Piana di Valsecca dove, con dispiacere, noto che il versante di salita al Podavit è praticamente sgombro di neve. Me lo aspettavo, e così passo al piano “B” dirigendomi verso il Passo di Valsecca alla cui base, sulla sinistra, parte un bellissimo vallone che sale ai piedi dei Diavoli in direzione del Podavit. Come speravo qui la neve non manca e salgo agevolmente fino al nevaio del Diavolo dove incontro Gino impegnato nelle riprese. Proseguo fin dove c’è neve poi non mi resta che lasciare gli sci e salire la rocciosa cresta della normale. Ben presto però noto che nella parete nord-ovest, c’è ancora neve così decido di andare a vedere come è messa e se è possibile evitare la roccia che, con gli scarponi da scialpinismo, non è il massimo. La parete sembra continua e la neve ottima! Messi i ramponi e prese le due picche mi inerpico sul ripido pendio che mi porterà dritto dritto fino in vetta. Solo un breve tratto è scoperto dalla neve, ma non crea problemi e così, in breve, raggiungo la vetta della Valbrembana in una giornata incredibilmente bella e fresca. Sono le 9.30 circa ed i soliti cumuli non sono ancora arrivati anche se iniziano a prepararsi! Il panorama lo conosco, ma mi emoziona sempre ed oggi ancora di più. Me lo godo tutto prima di riprendere gli arnesi ed iniziare la delicata discesa fino al deposito sci. Qui finalmente la tensione si smorza ed il caldo ha smollato per bene la neve che poche ore fa era ghiacciata. Seguendo l’itinerario di salita riesco a concedermi una bella discesa fino alla base del Passo di Valsecca. Qui decido di ripellare e salire al Passo che raggiungo in breve. Non mi resta che godermi l’ultimissima discesa su neve ormai cotta, ma comunque ben sciabile, che mi porta, seguendo le grosse slavine, fino a poco sopra la Baita Poris. Messi gli sci nel sacco affronto faticosamente il rientro al Calvi e poi è tempo della meritata birretta e del veloce rientro il bici fino a Carona. Che fatica, che giornata, che meraviglia, che emozione… sicuramente una delle gite di maggior soddisfazione! È proprio vero che il Diavolo di Tenda non delude mai! |
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Sabato 02 Giugno 2018 - Senggchuppa |
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Solo noi al Senggchuppa per un ottimo finale di stagione! Tanta bellezza solo per noi 5 non ce la aspettavamo, così come il mettere gli sci già 5 minuti dopo il parcheggio di Engiloch, grazie ad una grande slavina, ben percorribile e depositatasi chissà quando e che lambisce i prati appena al di là del torrente. Si sale per il classico itinerario del Boshorn fino ai laghetti (ghiacciati) del Sirvoltesee, da qui si svolta a destra fino a raggiungere il passo Sirvoltesattel (2621 metri), dove togliamo le pelli e con un lungo traverso discendente perdiamo 150 metri per raggiungere la piana del Nanztal, alle falde del ghiacciaio. Da qui comincia la seconda parte della gita: risalire, su ottima neve ben dura ma non ghiacciata, il Gamsagletsher, che presenta almeno 4 tratti ripidi alternati a piani (su uno abbiam messo i rampanti), fino alla sospirata calotta finale del Sengg che troviamo non ghiacciata e risaliamo sci ai piedi fino in vetta. Spettacolo dalla vetta e sguardo anche al vicino Fletschhorn, con la nord super tracciata e scesa da diversi skialp! Togliamo le pelli e ottima sciata su tutto il ghiacciaio, poi le rimettiamo per risalire al Sirvoltesattel, ma riusciamo ad intuito a tenerci più alti e anche far meno dislivello del previsto, anche perché ormai qui la neve è cotta. Ci rifocilliamo sullo spartiacque e poi via alla discesa finale sui sostenuti pendii con neve ben cotta ma non sfondosa, si scende sempre bene! Torniamo alla macchina con ottimo timing, nonostante i 23 kilometri della gita e il dislivello di 2200m, un vero e proprio viaggio nel silenzio selvaggio di quest'angolo delle Alpi che così tanta soddisfazione dà a noi skialp. |
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Venerdì 25 maggio 2018 – M.te Grabiasca |
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Il mese di maggio sta ormai per finire ed il meteo instabile unito al caldo hanno demolito gli ultimi momenti della stagione scialpinistica, ma nonostante questo non è ancora momento di cambiare assetto così decido di approfittare della mattinata di venerdì che è prevista con cielo sereno e temperature ancora decenti per realizzare un’idea che da tempo mi frulla per la testa. Lasciata l’auto al paese di Carona salgo in sella alla mia MTB, carico come un mulo, e mi dirigo al rifugio Calvi che raggiungo con grande fatica mentre i primi colori illuminano le belle Orobie che si affacciano sulla conca. Cambio assetto e mi incammino verso il Lago Rotondo seguendo il sentiero che porta al Passo di Valsecca. La neve non è sufficiente per indossare gli sci, ma allo stesso tempo è troppa per camminare senza problemi e senza sprofondare fino alle ginocchia. Finalmente, alla Baita Poris, posso calzare gli sci e proseguire spedito fino ai piedi del canale nord del Grabiasca che si presenta in ottima forma. Un altro cambio assetto per indossare ramponi e prendere le piccozze e poi su nel ripido budello bianco che mi condurrà nei pressi dell’antecima del Grabiasca. Fortunatamente qui la neve è rigelata e la progressione non è così faticosa come temevo! Salgo con passo “lento e seguento” fino all’uscita dove mi raggiunge il Sole che ha già iniziato a scaldare la neve. L’uscita sarà così un po’ più impegnativa, ma una volta lasciato alle spalle il ripido canale si apre il meraviglioso panorama. Decido di non salire alla vera cima perché temo di perdere troppo tempo prezioso per la discesa con gli sci e mi dirigo direttamente alla croce posta sull’antecima. Mi godo il panorama grandioso che è tutto per me, poi mi preparo per la discesa con gli sci dalla parete che guarda la conca del Calvi. Con mio grande stupore la qualità della neve è eccezionale, il classico firn che fa impazzire di gioia gli scialpinisti tant’è che mi sposto un po’ troppo a sud verso la cresta dove sale la via normale. Non trovo il passaggio per superare la fascia rocciosa e così opto per rimettere gli sci nello zaino e traversare fino a prendere la via normale dalla quale scenderò fino a riprendere la neve. Qui mi lascio prendere dalla foga della sciata spettacolare e proseguo la discesa in un toboga che però mi porta troppo in basso. Non mi resta che ripellare e risalire fino ai laghi del Poris da dove posso proseguire la sciata fino al lago Rotondo e quindi al Calvi. Una breve pausa ristoratrice, sistemo gli sci sulla bici, preparo lo zaino e via rapido verso Carona dove chiudo questa escursione di Ciclo-Sci-Alpinismo Orobico D.O.C.G. che mi è costata davvero tanta fatica con anche un po’ di crampi, ma di grandissima soddisfazione e divertimento. Quindi, con questa grande gioia nel cuore non mi resta che rientrare a valle e quindi al pomeriggio di lavoro! |
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Sabato 5 e Domenica 6 Maggio 2018 – Mӧnch – Jungfrau |
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Gita conclusiva della stagione skialp del Cai Alta Valle Brembana con ben 15 partecipanti nell’Oberland Bernese dove la natura regala scorci e panorami grandiosi ed indimenticabili. A livello scialpinistico la gita non presenta caratteristiche particolarmente interessanti, ma i due quattromila che ci attendono sono alpinisticamente molto attraenti e anche gli sci potranno avere un ruolo importante nella riuscita della gita. I preparativi sono lunghi e complessi sia per la logistica non facile con prenotazioni trenino e rifugio, sia per il meteo che pare molto incerto e che non ci lascia molto tranquilli. Mercoledì e giovedì saranno giornate intense per lo studio delle previsioni e degli itinerari, ma alla fine con Muro e Andrea decidiamo di osare riponendo le nostre speranze nell’ottimismo di alcune mappe di previsione meteo. Così sabato mattina, o meglio notte, alle 3.00 siamo in auto con destinazione Lauterbrunner nel cuore dell’Oberland Bernese. Con qualche peripezia riusciamo a prendere il trenino in perfetto orario ed iniziamo l’ascesa fino allo Jungfraujoch transitando all’interno dell’Eiger e dai villaggi di Wengen e Kleine Scheidegg da dove possiamo ammirare l’incredibile parete nord dell’Eiger. Una volta raggiunto il Jungfraujoch ci districhiamo tra turisti, ristoranti di alta quota e altre diavolerie realizzate per i numerosissimi turisti e con gli sci ai piedi seguiamo la traccia fatta dal gatto in direzione del Mönchsjoch Hütte. A breve distanza dal rifugio deviamo e ci portiamo ai piedi della cresta Sud-Est del Mӧnch: lasciando il superfluo alla base delle rocce rimontiamo a piedi la cresta di misto con roccia sempre ottima e difficoltà mai superiori al II°, fino all'ultima rampa nevosa che conduce al filo sommitale, esposto ma ben percorribile (sarebbe stato un problema invece col ghiaccio!). Il tempo si mantiene ottimo con nuvole basse e solo qualche sbuffo di nebbia che a tratti viene a trovarci fugacemente e ci godiamo lo spettacolo mentre tutto il gruppo raggiunge la sommità di questa maestosa montagna. La discesa avviene dal medesimo itinerario ponendo la massima attenzione ad ogni passo vista l’esposizione fino a quando raggiungiamo il deposito sci dove possiamo rilassarci e rifocillarci con calma prima di rimettere gli sci e raggiungere il rifugio dove trascorreremo la notte. Il rifugio è classico di alta quota svizzero con bagni esterni, poca acqua e prezzi alti, ma accogliente con trattamento ottimo e cena inaspettatamente buona ed equilibrata. Mentre cala la sera, le nebbie si alzano e riempiono il cielo ed il vento si alza. Verso l’1.30 devo alzarmi ed andare ai servizi e la situazione meteo è abbastanza deprimente con nebbia fitta e vento teso… Alle 4.00 ci alziamo per la colazione, ma il tempo non sembra dei migliori anche se, ad ovest, fanno capolino un po’ di stelle. Fiduciosi attendiamo che schiarisca un po’ e verso le 5.30 siamo in cammino mentre le nuvole si diradano ed avanza il bel tempo. Dal rifugio scendiamo sci ai piedi al Jungfraujoch, dove lasciamo quel che non ci serve per l'ascesa, e poi ancora giù fin circa a 3300 metri di quota, dove mettiamo le pelli per salire la nostra cima mentre, come da previsione, diventa tutto sereno e splendente. L'ambiente è glaciale ed in pratica tutta la salita non è altro che risalire, spesso su terreno sostenuto, l'enorme ghiacciaio che riveste le rocce di questa splendida montagna. Il deposito sci è alla crepaccia terminale sotto il Rottalsattel (3885 metri), dove un ponte ci consente di salire alla sella e, da qui, affrontare la pala finale che si presenta ripida, ma con ottima neve e senza ghiaccio, che attacchiamo traversando tutto a sinistra e seguendo, non sul filo e sempre su neve, la cresta sud-est. Nei pressi della cima il pendio si fa più dolce, e la larga vetta ci accoglie tutti con un panorama indimenticabile e tanta gioia. La vista è a 360° e spazia da Interlaken ed al cuore della Svizzera fino al Monte Bianco passando per i 4000 del Vallese, l’incredibile ghiacciaio dell'Aletsch (il più esteso delle Alpi) ed il vicino e imponente Mӧnch. Dopo la meritata pausa in vetta, dove il clima è davvero perfetto, affrontiamo la parte alpinistica di discesa con la massima prudenza fino a raggiungere il deposito sci dove abbiamo una meravigliosa sorpresa… Infatti avevamo adocchiato tre locals che scendono decisi per la diretta in mezzo ai seracchi e, appurata la sua sicurezza e l'orario ottimo, seguiamo l'esempio regalandoci una discesa magnifica in ambiente superbo tra enormi torri di ghiaccio. Dopo aver ammirato tutto il ben di Dio che abbiamo visitato ecco l'ultima e breve ripellatina per riprendere il treno al Jungfraujoch, non prima di aver fatto diverse foto con i turisti orientali che affollano questo nido d'aquila (ma che per fortuna si limitano a fare solo pochi metri fuori dalla stazione del treno) e che ci guardano un po’ come marziani folli venuti da mondi lontani... invece siamo solo scialpinisti felici! Il rientro con il trenino è lungo e la stanchezza si fa sentire, ma la meraviglia dei luoghi che abbiamo potuto visitare e l’allegra ed ottima compagnia tengono alto il morale fino a raggiungere le auto dove concludiamo egregiamente questa due giorni brindando con un bel bicchiere di prosecco gentilmente offerto da Muro. Ora ci attende ancora il viaggio in auto per rientrare a casa ancora una volta stanchi morti, ma soddisfatti e con nel cuore e negli occhi le meravigliose sensazioni che solo una gita così grandiosa sa regalare! |
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Mercoledì 25 Aprile 2018 – M.te Torena |
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Oggi con Muro si decide di andare a vedere come è messo il Nord Orobie dopo quasi due anni di assenza e optiamo per il grandioso Torena da Carona (SO). Viste le temperature folli e la paura del traffico stradale partiamo ancora prestissimo, ed alle 6.00 siamo già in cammino mentre le ultime stelle si spengono in cielo. Già dalla partenza in località Pra dei Gianni l’itinerario si presenta in tutta la sua ripidezza e grandezza e intimorisce anche un po’. Spalliamo gli sci per un pezzetto fino al fondo valle per poi risalire, con una mega ravanata, le grosse slavine scese dai pendii sovrastanti il sentiero. Raggiungiamo l’Alpe Caronella e poi su, sempre ripidi verso il Passo del Serio dove le slavine nei giorni scorsi hanno riempito la valle. Per evitare questo tratto ci buttiamo in un ripido canale che sale a sinistra del passo. La pendenza è molto sostenuta (circa 50-55°), ma la neve è buona quindi con picca e ramponi saliamo abbastanza agevolmente. All’uscita si apre il vallone che dal Passo del Serio porta all’antecima del Torena e continuiamo la nostra salita a piedi con gli sci in spalla. Raggiunta l’antecima lasciamo gli sci e con calma e massima attenzione percorriamo l’affilata cresta dove alcune enormi cornici in bilico richiedono concertazione costante e raggiugiamo la vetta! Il panorama è grandioso come sempre e l’orario ottimo, sono le 10.30 circa, quindi ci godiamo questo spettacolo tutto nostro e poi, sempre con le antenne rizzate, torniamo all’antecima dove ci possiamo godere una pausa un po’ più lunga in attesa che la neve nel ripido vallone smolli un pochino. Nella parte alta la neve è dura, ma con ottimo grip e quindi possiamo scendere abbastanza tranquilli, appena sotto il passo del Serio è ancora molto dura quindi, vista la pendenza davvero elevata, opto per una discesa con picca e ramponi. Al termine del tratto più ripido rimetto gli sci e ci godiamo una bella sciata fino alla parte bassa del vallone da dove, purtroppo, il caldo ha fatto danno e la neve è piuttosto marcia. Ormai le difficoltà sono alle spalle, ultima ravanata per superare le enormi slavine sul fondo valle e poi giù l’ultimo tratto a piedi che ci riporta alla macchina ed a una bella pozza di acqua fresca dove possiamo pranzare, rilassarci e goderci la soddisfazione di questa gita davvero tosta ed impegnativa. |
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Sabato 21/04/2018: Allalinhorn – Feechopf |
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Altro giro altro regalo, altra super trasferta nel cuore delle Alpi! Oggi sono con Muro, Simon, Andrea Corti e Luciano e, dopo la sveglia assassina delle 2.30, ci dirigiamo verso Saas-Fee che raggiungiamo alle primissime luci del giorno. Come lo scorso anno prendiamo l’unica corsa della funivia alle 7.30 che ci porta Felskinn da dove inizia il nostro viaggio verso l’Allalinhorn. La salita è agevole e ben tracciata e si snoda tra crepacci e seracchi impressionanti, il nostro ritmo è buono e nella testa già si insinua un’idea audace, ma molto interessante. Superiamo il tratto chiave a metà salita attraversando un enorme crepaccio contornato da palazzi di ghiaccio e fiduciosi seguiamo la normale via di salita fino a pochi metri dalla vetta. Qui si lasciano gli sci e si prosegue a piedi per un breve tratto un po’ ripido e poi per una sottile cresta che in breve ci deposita ai piedi della grande croce. Il panorama è incredibile e maestoso, siamo quassù da soli mentre il resto delle cordate stanno ancora salendo molto dietro di noi quindi ci godiamo questo paradiso e la gioia per un altro quattromila conquistato! Finalmente, al terzo tentativo, questa semplice, ma mai banale montagna si è lasciata salire! L’ambiziosa idea che è nata durante la salita prende forma ed i soci sono concordi nel provare a realizzarla… proveremo a cavalcare la sottile ed alpinistica cresta che porta al Feechopf e, magari concateneremo anche l’Alphubel. Sceso il primo tratto con gli sci ai piedi su bella neve dura raggiungiamo la cresta, dove cambiamo assetto ed iniziamo a percorrere una sottile linea che pare dividere il cielo. La cresta alterna tratti di neve a piccole pareti rocciose (max II) e richiede la massima attenzione per l’esposizione davvero notevole. Con passo lento ed attento raggiungiamo il pianoro di vetta del Feechopf e l’adrenalina sfocia in immensa soddisfazione. Da qui, in poco più di un’ora, potremmo essere sulla vetta dell’Alphubel, il secondo 4000 di giornata, ma l’orario ed il caldo della giornata ci consigliano di prendere la via di ritorno e scendere verso il paese percorrendo le grandiose piste del comprensorio di Saas-Fee. Una prima parte su ghiacciaio dove l’attenzione non può mancare e raggiungiamo il rifugio Langhfluh da dove iniziamo una spensierata, veloce e divertente discesa sui pistoni che in pochi minuti ci catapultano al paese. Che giornata, che gita |
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Sabato 14 Aprile 2018 – M.te Cevedale – Palon de la Mare |
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La settimana appena trascorsa ha lasciato sulle Orobie un nuovo manto nevoso che a 2000 m raggiunge i 60 cm altamente instabile, e quindi il rischio valanghe è dato a 4. Fortunatamente la tecnologia ci viene in aiuto e, grazie ad un attento studio dei dati delle stazioni meteo del CML e della Protezione Civile Lombarda, sappiamo che nella zona del Ghiacciaio dei Forni la situazione è ben diversa e che la neve caduta nell’arco della settimana è di soli 15 cm! Accertato che i dati sono esatti telefonando ai rifugi della zona, propongo ai soci una trasfertona da quelle parti. Così, nel cuore della notte con Muro, Simon e Andrea Corti eccoci in partenza per Santa Caterina Valfurva che raggiungiamo comodamente per le 6.00. Ci sistemiamo e, mentre l’alba sta per arrivare, ci avviamo in direzione del rifugio Pizzini. Il cielo si colora di rosa e rosso, la neve è ottima ed il morale altissimo, in poco più di un’ora siamo al rifugio e proseguiamo spediti verso la Val Cedèc. Un numeroso gruppo partito dal Pizzini sta tracciando l’itinerario di salita così noi proseguiamo con buon passo puntando direttamente la vetta del Cevedale. Il passaggio della Val Cedèc, con i suoi enormi seracchi, è sempre emozionante e la quantità e qualità della neve è davvero eccezionale! Raggiungo il plateau sommitale incrociamo la via di salita dal Casati particolarmente affollata, ma con un passo lento e seguento superiamo gran parte delle persone e raggiungiamo la vetta sci ai piedi dove il panorama è grandioso e da dove possiamo vedere tutto l’itinerario che dovremo percorrere per raggiungere la cima del Palon de la Mare. Sostiamo qualche minuto ai 3769 m della vetta scaldati da un bellissimo Sole, ma ben coperti perché l’aria è bella fredda, poi è tempo di intraprendere la discesa dal versante sud del Cevedale in compagnia di un groppo di Bresciano con i quali condivideremo il resto dell’itinerario. Una discesa strepitosa, la pendenza perfetta, sostenuta e continua, unita ad una neve commovente ci permette una sciata da urlo fino a circa 3300 m quando iniziamo a traversare in direzione Ovest ai piedi della Cima di Rosole. La meravigliosa neve ci ha portato ad abbassarci un po’ troppo quindi, per poter attraversare la bastionata rocciosa del Rosole, dobbiamo abbassarci ancora un centinaio di metri ed arrivare alla base della salita del Colle di Rosole. Qui, dopo una breve pausa ristoratrice, iniziamo la lunga risalita al Colle de la Mare e quindi al il costone Nord del Palon de la Mare fino alla vetta. In questo tratto, la fatica e la quota si fanno sentire, ma le condizioni si mantengono perfette e la traccia di uno ski-alp solitario ci rende più agevole la lunga risalita. Raggiunta la vetta, gioia e soddisfazione sono incontenibili, ci gustiamo il panorama grandioso anche se un freddo vento ci fa compagnia e già gustiamo la discesa che pare tutta su neve perfetta. Così, dopo le foto di rito ed un po’ di pausa, iniziamo la discesa dalla spalla e poi giù in direzione Ovest e poi Sud per pendii bellissimi dove la neve polverosa ci regala una discesa commovente! In quattro e quattro otto siamo all’imbocco del ripido canale che in breve ci porta nei pressi del rifugio Branca. Per raggiungere il rifugio dovremmo risalire una cinquantina di metri, così optiamo per la discesa diretta al parcheggio che raggiungiamo ancora sci ai piedi chiudendo uno spettacolare anello di circa 23 Km e 2100 m di dislivello. Questa traversata già altre due volte si era negata, ma oggi si è concessa regalandoci una delle più belle gite mai fatte. Le condizioni perfette della neve, un meteo eccezionale ed un piccolo gruppo affiatato di amici hanno permesso l’ottima riuscita di questo lungo viaggio alle alte quote. |
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Sabato 07 Aprile 2018 – Piz Platta |
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IDopo tanto corteggiamento è finalmente ora del Platta, una maestosa e ripida montagna che si staglia nel cielo dell’Engadina a nord dello Julierpass. Sfrutto lo scritto di Andrea… Gitone memorabile del CAI Alta Valle Brembana: cima stupenda, giornata limpidissima e gran gruppo, per un itinerario davvero lungo ma di grande soddisfazione. Sci ai piedi già da Mulegns, poi su per la lunga agrosilvo fino alla bellissima conca di Tga, tra galli forcelli, cervi e lepri. Evitiamo di attraversare la piana di Faller salendo un bel pendio sulla sinistra (memorabile poi in discesa) che ci deposita nella Val Bercla, valle che percorriamo in maniera pianeggiante fino alla breve strozzatura che, con poche inversioni, ci conduce nel grembo del Platta, un vallone davvero vasto ed inaspettato che culmina nel Vadret da Piz Platta, innocuo e senza crepi. A circa 3150 metri ecco il canale che porta alla calotta sommitale, i capigita consentono di salire il canale con gli sci in spalla solo a chi ha sufficiente tecnica per poi discenderlo, gli altri salgono a piedi. Il canale è di circa 45° nel punto più pendente, l'abbiam trovato ben scalinato e bisognava far attenzione solo ai proiettili di neve scagliati dagli sci e dalle tavole di chi già era alle prese con la discesa (tra cui alcuni "manici" con le tavole e pica in mano, davvero uno spettacolo per gli occhi); il canale vero e proprio è di 150 metri, poi però il pendio prosegue ripido e si addolcisce solo in prossimità della vetta, inaspettatamente larga e paciosa. Vista spaziale a 360°, non fa nemmeno freddo... ci rifocilliamo, strette di mano, foto di vetta, facciamo scendere i gitanti a piedi e poi, dopo aver controllato bene attacchi, scarponi e gambe scendiamo anche noi sci ai piedi, cautamente... la neve ormai è molle, non c'è ghiaccio, scendiamo tranquilli e ci ricompattiamo al deposito sci con gli altri. Ora il resto della discesa: parte alta con neve variabile ma, tenendo le esposizioni ad est, sciata molto bella su neve velocissima... in basso poi firn puro e infine stradina finale di defaticamento. Al Garmin fanno 23 kilometri circa per 1900 metri di dislivello, gran montagna il Platta, fortunati anche ad avere gitanti che vogliono mettersi così alla prova e lo fanno con soddisfazione sia loro che dei capigita... bravissimi!! Con MaCa, Muro, Grio, Lucio, Simon, Roby, Gian, Corti! |
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Martedì 27 e mercoledì 28 Febbraio 2018 – M.ti Canto Alto e Linzone |
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Il Burian è arrivato e ha creato effetti spettacolari sugli alberi dai 1000 m in su. È uno spettacolo unico che non posso perdermi. Così alle 17.00 esco di corsa dall’ufficio e mi precipito al Pisgiù dove inizio la mia personale ski-run verso la vetta del Canto Alto per immortalare il gelo al tramonto. Purtroppo il tramonto non è bello e limpido come sperato, ma lo spettacolo è comunque assicurato. Ci sono diverse occasioni per buoni scatti e aspetto l’arrivo del buio per qualche notturna. Il freddo molto intenso si fa sentire, ma riesco comunque a fare qualche scatto interessante. Per le 19 inizio a scendere perché mani e piedi sono gelati. Poco male, la camminata di discesa aiuterà a scaldare tutto! Dopo lo spettacolo di ieri dal Canto Alto decido che non posso permettermi di perdere l’alba che si preannuncia altrettanto bella, quindi sveglia presto e via al Linzone. Temperatura alla partenza -9°C! Si sente, ma sono certo che lo spettacolo ripagherà di tutto! Infatti è così, cielo limpido e neve ancora incollata sulle piante e sull’erba tipo Lapponia mi regalano uno spettacolo grandioso. Mani e piedi ben presto diventano insensibili, ma nulla di grave, questa meraviglia vale un po’ di sofferenza. Ammirata l’alba mi incammino verso la Roncola contornato da cornici di ghiaccio e poi e tempo di ritornare in ufficio… un’altra giornata di lavoro ha inizio! |
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Martedì 27 e mercoledì 28 Febbraio 2018 – M.ti Canto Alto e Linzone |
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Il Burian è arrivato e ha creato effetti spettacolari sugli alberi dai 1000 m in su. È uno spettacolo unico che non posso perdermi. Così alle 17.00 esco di corsa dall’ufficio e mi precipito al Pisgiù dove inizio la mia personale ski-run verso la vetta del Canto Alto per immortalare il gelo al tramonto. Purtroppo il tramonto non è bello e limpido come sperato, ma lo spettacolo è comunque assicurato. Ci sono diverse occasioni per buoni scatti e aspetto l’arrivo del buio per qualche notturna. Il freddo molto intenso si fa sentire, ma riesco comunque a fare qualche scatto interessante. Per le 19 inizio a scendere perché mani e piedi sono gelati. Poco male, la camminata di discesa aiuterà a scaldare tutto! Dopo lo spettacolo di ieri dal Canto Alto decido che non posso permettermi di perdere l’alba che si preannuncia altrettanto bella, quindi sveglia presto e via al Linzone. Temperatura alla partenza -9°C! Si sente, ma sono certo che lo spettacolo ripagherà di tutto! Infatti è così, cielo limpido e neve ancora incollata sulle piante e sull’erba tipo Lapponia mi regalano uno spettacolo grandioso. Mani e piedi ben presto diventano insensibili, ma nulla di grave, questa meraviglia vale un po’ di sofferenza. Ammirata l’alba mi incammino verso la Roncola contornato da cornici di ghiaccio e poi e tempo di ritornare in ufficio… un’altra giornata di lavoro ha inizio! |
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Sabato 24 Febbraio 2018 – Piz Agnel – Tschima da Flix |
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Oggi con Tino, Muro e Aga ci concediamo la prima trasferta della stagione in terra Elvetica visto che in Engadina è previsto Sole, mentre sulle Orobie tempo uggioso. Si parte con il buio e viaggiamo spediti verso il Maloja e lo Julierpass che raggiungiamo alle prime luci mentre qualche nuvola gira in cielo facendoci un po' preoccupare. Ci incamminiamo però fiduciosi nelle aperture e ci dirigiamo verso la Fuorcla d'Agnel tracciando in pochi centimetri di neve nuova. Raggiunti i 2983 del passo ci gustiamo un momento il panorama prima di cambiare assetto e scendere poche centinaia di metri per raggiungere la Vadret d'Agnel. Rimesse le pelli saliamo e raggiungiamo la Fuorcla da Flix. Da qui sono ben visibili le creste che portano rispettivamente al Piz d'Agnel e alla Tschima da Flix. La cresta dell'Agnel pare ripida e delicata e Aga opta per la salita diretta al Flix mentre noi proviamo ad andare a vedere da vicino. Fortunatamente le condizioni sono buone e proseguiamo tranquillamente con gli sci fermandoci solo per mettere i rampanti. In breve tempo raggiungiamo la vetta da dove il panorama è grandioso. Dopo la breve pausa iniziamo delicatamente la discesa con gli sci, ma a circa metà dobbiamo toglierli per un breve tratto a causa dei sassi. Ritornati alla Fuorcla da Flix ri-cambio assetto e su per l'ampia cresta fino alla seconda vetta di giornata dove il gruppo si compatta. Il Sole splende meraviglioso e sotto di noi si apre la discesa dalla Val Calderas... che meraviglia!! Scendiamo il primo tratto di esile cresta a piedi poi, indossati gli sci ci tuffiamo in questo morbido oceano bianco che ci fa divertire come bambini e ci porta velocemente nei pressi della Chamanna Jenatsch dove, baciati dal Sole, ci godiamo la meraviglia del posto ed il pranzo. Ora non ci resta che risalire i circa 300 metri che ci separano dalla Fuorcla d'Agnel, con calma e passo costante anche questa salita è alle spalle. Da qui non ci resta che scendere veloci, cercando le zone dove la neve è ancora bella, fino a raggiungere l'auto e chiudere questa grandiosa gita. Lungo la strada la tappa birra è indispensabile per brindare alla bella giornata ed alle emozioni che ci porteremo dentro per tutta la vita. |
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Sabato 17 Febbraio 2018 – M.te Badile Brembano |
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Il meteo di oggi non è dei migliori e prevede cieli nuvolosi e qualche fiocco di neve dal pomeriggio, ma per fortuna, le temperature sono date in netto calo dopo l’anomala calura della giornata di ieri. Con Tino e Simon decidiamo di stare tranquilli godendoci una tranquilla gita alle Torcole. Sì, una tranquilla sciata alle Torcole… in teoria! Lungo il viaggio in auto Tino inizia a portare avanti un’idea particolare ed interessante per la gita di oggi, ma che dovremo studiare passo passo in base alle condizioni del meteo e, soprattutto, della neve. Saliamo spediti dal Pattinaggio di Piazzatorre in direzione della Torcola Vaga, ma poi deviamo verso il Forcolino di Torcola dove inizia l’avventura. Vista la neve buona presente a nord togliamo le pelli e scendiamo da questo versante traversando verso Ovest in direzione della casera di Monte Colle. Purtroppo ben presto la neve cambia diventando crostosa e abbattendo il nostro morale. Decidiamo di provare lo stesso a raggiungere la vetta del Badile dal versante Est quindi risaliamo a naso tra boschi e prati fino a raggiungere la base della cresta Est da dove parte il vallone che scende a Piazzatorre. Messi gli sci nello zaino risaliamo la cresta rocciosa/nevosa con fatica immane per la neve che arriva al bacino, ma tenaci raggiungiamo la vetta. Dopo una breve pausa decidiamo di scendere dal versante di Valleve (nord pieno) dove troviamo ottima farina che ci fa godere di una sciata favolosa fino quasi a raggiungere quasi la Casera di Monte Colle. Da qui, per ripidi pendii tra meravigliosi boschi, risaliamo fino a raggiungere le tracce del mattino. Una volta riprese le nostre tracce la decisione all’ unanimità è quella di risalire al colletto da dove parte il vallone per verificare se sia possibile scendere da lì. Arrivati al colletto serpeggia un po’ di tensione, ma le grosse slavine scese nei giorni scorsi hanno lisciato tutta la superficie rendendola un mega pistone tutto per noi. Primi metri molto delicati, ma poi l’intuizione di Tino si rivela esatta… sciata attenta e morigerata, ma che goduria!! Raggiungiamo senza problemi la base del canalone dove le slavine hanno depositato una quantità incredibile di “palle di neve ghiacciata”, qui attraversiamo e ci buttiamo nel bosco che, con un po’ di sano ravanage orobico, ci riporta alla stradina che sale alle Torcole, non ci rimane che seguirla per raggiungere l’auto. Una gita nata quasi per caso in un’uggiosa giornata di febbraio, ma che ci ha permesso di tirare fuori dal cilindro una chicca che molto raramente è dato realizzare. Le condizioni della neve devono essere assolutamente sicure e ben valutate ed il canalone solo una volta ogni chissà quanto è dato trovare in condizioni così perfette! Credo che questa gita ce la ricorderemo per un bel po’ di tempo! |
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Domenica 11 Febbraio 2018 – Nella polvere della Valcervia |
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Oggi con Valter decidiamo di andare a spolverare ancora un po’ le Orobie che, in condizioni così eccezionali, è raro trovare. Optiamo per un itinerario classico e ben conosciuto. Partiamo da Foppolo prima dell’avvio degli impianti e saliamo spediti alla Terrazza Salomon seguendo il ben tracciato percorso riservato agli scialpinisti. Da qui proseguiamo guardinghi fino al Lago Moro, la neve sul pendio del Montebello non è poca, ma il Sole di ieri ed il freddo della notte hanno formato un buon rigelo che ci dà abbastanza sicurezza. Al Lago Moro ci dirigiamo alla cima di Valcervia da dove possiamo ammirare la valle che tra poco ci accoglierà. Contrariamente a quanto temevamo pochissime tracce hanno solcato la farina e quindi ci possiamo lanciare in una sciata memorabile fino a quota 1700. Purtroppo la salita al Toro non è tracciata quindi risaliamo tutta la valle fino alla cima da Valcervia dove dobbiamo anche abbandonare l’idea di scendere verso i Laghi delle Foppe causa lastroni ventati poco simpatici. Ci “buttiamo” quindi al Lago Moro regalandoci un’altra bellissima sciata e poi rientriamo, più velocemente possibile, alla terrazza Salomon rientrando dalle piste affollate ed in ottime condizioni. |
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Sabato 10 Febbraio 2018 – M.te Ponteranica Orientale (tentativo) e Val Bomino |
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Gita CAI che, viste le previsioni meteo avverse in Svizzera rimane nelle Orobie. Scelta quanto mai azzeccata! Sfrutto lo scritto di Andrea: Come ovunque in Orobie è stato un fine settimana di memorabile farina... anche noi non abbiamo voluto essere da meno e, come seconda gita CAI Alta Valle Brembana, abbiamo voluto regalare ai partecipanti pendii completamente vergini, nuovi e non solcati da anima viva. E' mancata solo la vetta, ma non era scontata in questa stagione e soprattutto in gita va insegnata anche la progressione in sicurezza e il divertimento senza pericoli (missione compiuta!). Itinerario conosciuto dai locals, meno dai forestieri... da Madonna delle Nevi a Ca' San Marco per consueta strada d'inverno tutta battuta dai gatti, da qui traverso stando ben lontani dai pendii del Monte Verrobbio, eccoci quindi allo stupendo Piano dell'Acqua Nera e da lì evitando i pendii ad est che si scaldano già saliamo un marcato e sicuro canale che termina ai contrafforti finali del Monte Colombarolo, dal quale in breve siamo nella conca sottostante la vetta del Ponteranica Orientale. Per salire al "Potranga" o si tenta la cresta del Colombarolo (cornici di neve inconsistente), oppure bisognerebbe affrontare un ripido pendio che, a differenza del resto del vallone che è in nord pieno, declina verso est e prende sole: piano di slittamento assicurato per la farina caduta la sera prima, quindi non ci pensiamo nemmeno a salirlo, diamo appuntamento alla vetta per la prossima primavera, togliamo le pelli e ci godiamo una EC-CEZ-ZIO-NA-LE discesa fino al Passo Verrobbio e poi ancora giù fino al fondo della Val Bomino... una goduria da lacrime e totalmente intonsa. E' stato così bello che oltre a risalire (sempre tracciando) la Val Bomino fino al Verrobbio, risaliamo anche il vallone del Ponteranica fino alla conca raggiunta precedentemente... e giù per il canale di salita forse ancora più straordinario. Tornati al piano dell'Acqua Negra ripelliamo per circa 100 metri per tornare alla Ca San Marco, ci beviamo un braulio ristoratore al Rifugio San Marco 2000 (in onore del signor Braulio, da pochi giorni scomparso) e così corroborati scendiamo per pascoli e sempre in farina fino al Rifugio Genzianella, anche sotto quindi il nostro parcheggio. Che dire, overdose di farina e di discesa in ambiente super e intonso... che volere di più? Grande e instancabile gruppo di 11 partecipanti, più il mitico cane da neve Spike, drogati di virgole e bellezza. |
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Sabato 03 Febbraio 2018 – P.zo Segade |
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Gita con Muro, Tino, Grio e Gianmaria con l’obbiettivo ambizioso di raggiungere la vetta del monte Pedena, con la consapevolezza che bisognerà valutare la qualità della neve scesa nella nevicata di ieri. Il meteo non è dei migliori alla partenza, ma da Madonna delle Nevi ci incamminiamo verso il Passo San Marco fiduciosi nelle aperture previste in mattinata. Più saliamo più si fa sentire un gelido vento che solleva la neve polverosa e ce la scaraventa addosso. Arrivati al rifugio San Marco ci ripariamo sotto la tettoia esterna e valutiamo il da farsi… si decide di proseguire fino al passo e poi scendere a nord dove, speriamo, il vento sia meno teso e forte. Fortunatamente l’intuizione è giusta e così ci gustiamo una superlativa sciata fino alle baite Solivo mentre il cielo schiarisce come da previsione. Purtroppo la strada che dovrebbe portarci all’Alpe Lago non è battuta, in alto il vento non molla creando pericolosi accumuli ed il freddo è davvero intenso quindi, a malincuore, dobbiamo abbandonare il nostro progetto e ritorniamo verso il passo con l’idea di regalarci poi un’altra discesa da questi bellissimi pendii. Arrivati ai Piedi del Segade Tino procede verso la parete nord solcata da qualche motoslitta e, seguendo le loro ripide tracce guadagniamo la vetta di giornata percorrendo gli ultimi 100 metri sci in spalla. Il vento è sempre forte e gelido, quindi ci fermiamo giusto il tempo di togliere le pelli e ricompattare il gruppo e poi scendiamo dal pendio nord-ovest meno ripido e con neve più sicura rispetto alla nord. Proseguiamo la discesa fino al rifugio dove facciamo una bella e calda pausa prima di proseguire la discesa fino a Madonna delle Nevi saltando nei prati laterali alla strada provinciale dove la neve si è mantenuta ottima regalandoci ancora una discesa molto bella e divertente! |
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Domenica 28 Gennaio 2018 – C.ma Valrossa |
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Dopo l’impegnativa gita di ieri per oggi non voglio perdermi la prevista bella giornata. Mi unisco ai cugini Fuselli che propongono la classica salita al Cabianca con discesa dalla Valrossa che, per loro, è una novità. La neve è fortunatamente già presente da Carona quindi si parte sci ai piedi e su per la strada fino all’incrocio con il sentiero che porta verso la Valle dei Frati. Seguiamo la traccia presente e senza particolari problemi raggiungiamo la diga da dove si apre il fantastico vallone dei Frati. Le tracce salgono direttamente in Valrossa e pertanto anche noi le seguiamo. Salita lunga e abbastanza impegnativa che, nella parte finale, ci costringe anche ad indossare i rampanti. Una volta risalito il vallone eccoci al Sole ed ecco aprirsi il meraviglioso panorama a 360 gradi… la foschia della pianura ristagna molto sotto di noi, mentre sopra il cielo limpido fa risaltare la bellezza della neve e delle montagne che ci circondano. Visto l’orario e l’assenza di tracce decidiamo di non proseguire fino al Cabianca, ma di raggiungere la vicina vetta del Valrossa e poi goderci la discesa. Dopo la pausa di rito ed il cambio assetto ci tuffiamo nel lungo vallone. Nella prima parte troviamo neve dura, poi però è tempo di uno strato di polvere (a tratti un po’ pesante) su fondo duro che ci regala una bellissima sciata fin sotto la diga del Lago dei Frati. Scendendo la qualità della neve peggiora e bisogna prestare attenzione alle ginocchia. Breve pausa alla Baita Cabianca e poi di nuovo giù fino ad incrociare la strada che ci riporta alla macchina. |
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Sabato 27 gennaio 2017 – Antecima Fontanamora – Vigna Vaga |
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Bella ed impegnativa gita in Val Seriana con Matu, Simon, Andrea e Tino. Sfrutto il report di Andrea sempre esaustivo… Oggi solo noi in questo tratto di Val Sedornia, ma chi la dura la vince! Da Tezzi spallaggio di 20 minuti abbondanti fino alla cappelletta di San Carlo, poi "trasferimento" in piano fino alle Stalle di Vigna e quindi su nel canale fino ad arrivare nell'infinita testata della valle, che ci fa penare per il grande zoccolo sotto gli sci... qui si è in campo libero e, anche per la nebbia che viene e che va, procediamo un po’ a naso, raggiungiamo l'ampio crinale e quando finalmente la nebbia se ne va del tutto siamo nei pressi del Passo di Fontanamora, che raggiungiamo non prima di aver salito, fin sotto la bastionata rocciosa, i contrafforti della Cima di Fontanamora per goderci una seppur breve discesa su ottima neve farinosa su fondo duro. Tornati al passo ripelliamo e raggiungiamo l'intonsa cima del Vigna Vaga, dove ci rifocilliamo e aspettiamo che passi l'ennesimo banco di nebbia (che però sarà l'ultimo, poi spazio al bel tempo). La copertura nuvolosa e le temperature alte rendono la neve primaverile, condizioni strane per gennaio ma che ci consentono sempre una bella sciata. Da poco oltre la vetta scendiamo il ben pendio che ci deposita nella grande conca sottostante, da qui ci inseriamo nel canalone proprio a ridosso delle pareti del Vigna Vaga (scendere solo in neve sicura) che con ottimo dislivello e sciata sempre goduriosa praticamente ci riporta direttamente alle baite di fondovalle! Gran canale inaspettato davvero. Dalle baite andiamo a uovo per spingere il meno possibile nella piatta Val Sedornia, quindi sci in spalla per l'ultimo tratto e birra finale a suggellare un itinerario che oggi per le condizioni della neve e per la nebbia del mattino non era scontato, in zona remota e senza nessun altro in giro. Proprio per questo è stata una gran bella soddisfazione! |
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Sabato 20 Gennaio 2018 – M.te Cadelle |
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Quella che doveva essere una gita quasi di ripiego per un sabato mattina previsto nuvoloso si è trasformato in una gran bella gita Orobica doc! Con Muro, Grio, Nicola e Gianmaria lasciamo l’auto a Foppolo alla partenza della strada per il Passo Dordona, ma noi ci incamminiamo nel senso opposto a tutti gli altri scialpinisti e ci dirigiamo a valle verso il ponticello che permette di superare il torrente. Da qui saliamo seguendo il sentiero 201 in direzione del Passo del Porcile seguendo una vecchia traccia che ci permette di risalire il ripido vallone. Da subito è chiaro che, rispetto a quanto previsto, la giornata parte con il piede giusto! Infatti in cielo splende un meraviglioso Sole e delle nuvole nemmeno l’ombra! Poco prima del Passo di Porcile deviamo verso Est in direzione dell’evidente cima e ci portiamo ai piedi della cresta Ovest del Cadelle. Cambiamo assetto mettendo gli sci nello zaino ed affrontiamo con attenzione e qualche difficoltà la cresta fio a raggiungere il bellissimo Angelo a tre volti posto sulla vetta del Cadelle. Il tratto alpinistico della cresta è in gran parte evitabile rimanendo più bassi ed infilandosi in un ampio canalone che conduce quasi direttamente all’antecima, ma un pizzico di adrenalina in più a noi piace! In vetta ci gustiamo lo splendido panorama e la bellissima giornata, fa freddo ma è talmente bello che sostiamo qualche minuto in contemplazione di questo spettacolo che è tutto per noi. È tempo di scendere, e decidiamo di mettere in atto il programma che tenevamo nel cassetto… messi gli sci ai piedi scendiamo direttamente dalla vetta fino all’intaglio con l’antecima e da qui ci “buttiamo” nel canale nord (pendenza massima circa 35°) e ci gustiamo, nella parte bassa, una sontuosa sciata su ottima polvere. Raggiunta la traccia che arriva dai Laghi di Porcile rimettiamo le pelli e ci incamminiamo alla Bocchetta dei Lupi da dove inizia un’altra superlativa discesa in direzione del rifugio Dordona. La neve è talmente bella ed emozionante che proseguiamo la discesa ben al di sotto del rifugio fino quasi al fondo valle dove intercettiamo la strada del Passo Dordona. Ancora una volta cambiamo assetto rimettendo le pelli e, con calma, affrontiamo l’ultima salita di oggi che ci porta al Passo Dordona mentre il cielo va coprendosi. Dal Passo non ci resta che scendere in direzione di Foppolo raggiungendo l’auto e chiudendo un bellissimo anello e portando a casa un’altra bellissima chicca che le Orobie ci ha regalato. Non ci resta che salire in auto e fare ritorno alle nostre case, ma non prima di esserci fermati alla Tavernetta di Branzi per un bel brindisi alla compagnia ed alla super gita di oggi! |
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Venerdì 05 Gennaio 2018 – C.ma Papa Giovanni Paolo II |
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Giornata di ferie con previsioni meteo incerte, ma con Nicola siamo ottimisti e ci dirigiamo verso Roncobello per poi valutare il da farsi. Arrivati a Capovalle il cielo è sereno quindi partiamo fiduciosi verso le baite di Mezzeno seguendo la strada ottimamente innevata e battuta. Dalle Baite, visto che il meteo si mantiene ottimo, decidiamo di salire alla Cima Papa Giovanni Paolo II. È presente solo una vecchia traccia che il vento ha in gran parte cancellato e quindi tracciamo noi la via di salita… che bello! L’ambiente è maestoso e la neve abbondante. Giungiamo al piccolo bivacco posto ai piedi del Passo di Mezzeno dove ci fermiamo per una breve pausa e per goderci questa meraviglia! Poi riprendiamo il cammino e ci dirigiamo decisi verso la cima seguendo il vallone a destra di quello del Passo di Mezzeno. Le nuvole basse avvolgono la pianura, ma per noi splende un fantastico Sole. L’ultimo tratto lo affrontiamo con i rampanti per sicurezza raggiungendo così in breve la bella vetta! Una bella pausa in cima e poi è tempo di goderci la bella discesa che ci regalerà anche ottima neve su tutto il percorso ad esclusione del tratto centrale nei pressi del bivacco dove troviamo crosta. Ritornati alle Baite decidiamo di non salire anche al Marogella visto che alcuni scialpinisti ci hanno comunicato che lì la neve non è molto bella, quindi proseguiamo lungo la strada fino a raggiungere Capovalle! |
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Lunedì 01 Gennaio 2018 – M.te Linzone |
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Gita pomeridiana con Claudia per smaltire i bagordi del 31 e per godersi lo spettacolo del tramonto con le nuvole ai nostri piedi. Tanta gente sulla vetta che si gode il primo meraviglioso tramonto dell’anno con una super Luna che spunta dal monte Alben. Discesa illuminata dalla Luna e dalle luci delle frontali mentre le nuvole sulla pianura piano piano si dissolvono! Come inizio niente male, anzi… proprio un grande spettacolo!! |
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