FOTO dI SERGIO SANTINI
(Almè - Bergamo) - |
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Mattinata fredda, parto alle 7.40 dalla macchina con il termometro che segna -10°C.
Il cielo è limpido e mi aspetto una bella giornata ma non lo sarà del tutto poiché il sole si coprirà ben presto a causa di nuvole alte.
Seguo la strada ed il sentiero per il passo Grialeggio nella neve, ma senza ciaspole, il sentiero è battuto e si prosegue senza troppa fatica.
Continuo ancora senza ciaspole ma con più fatica sino ala baita del Giacomo per superare con più tranquillità il tratto un po’ esposto. Qui metto le ciaspole e proseguo sino in vetta seguendo le tracce di quattro sci alpinisti. La vista sulla Val Brembana è magnifica, impreziosita dalla spruzzata di neve fatta a S. Stefano.
Ritornato al passo, punto verso il vicino M. Cancervo e poi rientro frettoloso per poter pranzare in famiglia.
Tempo di percorrenza circa 5 ore |
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Salita con ciaspole da Premolo a Cima Grem 2049 m il 24 dicembre 2008 |
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Oggi. bella giornata di sole, decido di fare una gita al Grem non da Oneta ma da Premolo.
Oltrepassata la frazione Bratte, percorro la strada par le cime di Belloro fino al cartello di divieto.
Qui inizia il cammino su strada sino alla bella baita Palazzo.
Alla sella tra le due Cime di Belloro metto le ciaspole e, perdendo un po’ di quota, mi porto in un vallone che percorro sino a una prima baita, lì mi porto sullo spallone di destra per raggiungere il vallone sotto il rifugio Golla.
Attraverso anche questo per prendere la Costa Bruciata che mi porterà in vetta al M. Golla 1982.Bbella la vista sulla sottostante Val Dossana (Nossana) e le vette che la circondano.
Discesa e salita sulla cima con croce sopra il rif. Golla, puntatina sulla Cima Foppazzi 2097 m (così mi dicono sulle cartine, ma non c’è nome.
Discesa al passo e salita a cima Grem dalla cresta est, percorro la lunga ovest per poi puntare al Rif. Mistri.
Prendo il sentiero per il biv. Tellini che poi abbandono per scendere nel vallone che mi porterà alle cime di Belloro.
Tempo di percorrenza con ciaspole circa 7 – 8 ore |
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Ciaspolata da Schilpario al M. Gardena 2117 m il 20 dicembre 2008 |
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Parcheggiamo a Schilpario in località Fondi e prendiamo la strada innevata per il Passo del Vivione, il percorso è ben battuto per il passaggio di motoslitte sino al bivio per il M. Gardena.
Qui calziamo le ciaspole e, seguendo le tracce degli sci alpinisti, ci portiamo in vetta in circa un'ora.
Paesaggio stupendo con la Bagozza che sembra ancora più imponente del solito e i versanti nord non ancora scaricati e completamente ricoperti di neve |
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Oggi sono salito con mio figlio Daniele al M. Resegone partendo da Brumano. Anche se è un escursione che ho ripetuto parecchie volte è sempre bello il panorama che si gode sia sulle Orobie che sulla pianura con i laghi di Lecco e della Brianza. Oggi vista la giornata particolarmente limpida si è potuto vedere sia gli Appennini che l’arco alpino occidentale. |
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Escursione con ciaspole da Parre alla Cima Vaccaro 1957 m il 6 dicembre 2008 |
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Oggi con Dario e Giovanni sono intenzionato a rispolverare le ciaspole e, vista la grande quantità di neve sui monti, decidiamo per un percorso sicuro solitamente molto frequentato da sci alpinisti e ciaspolatori, il M. Vaccaro, prima elevazione della lunga catena che termina col M. Arera.
Si parcheggia a Parre in vicinanza del santuario della S.S. Trinità. La giornata è di quelle belle luminose, direi da cartolina. Prendiamo la strada che porta alle baite del M. Alino, in parte abbandonata, per seguire la vecchia mulattiera. Sul percorso troviamo la bella chiesetta di S. Antonio quota 1050 m. Si prosegue, sempre su strada sgombra da neve, tra pascoli e un bel bosco ancora innevato sino a un bel roccolo, mi dicono che ora è utilizzato per l’inanellamento degli uccelli migratori. Calziamo le ciaspole e seguiamo la traccia che porta alla seconda baita del Vaccaro, dove, dopo una breve sosta, abbandoniamo la traccia principale che porta al rifugio Vaccaro del GEP (Gruppo Escursionistico Parre) e seguiamo la pista lasciata da due sci alpinisti che ormai sono già in vetta. La neve non è proprio ottimale per le ciaspole, ma con un po’ di fatica raggiungiamo la cima in circa tre ore di cui una e trenta con le ciaspole. Il panorama e stupendo nonostante si sia formata della nuvolosità alta che ci copre il sole, la vista spazia fin verso gli Appennini e la pianura nascosta dalle nebbie a sud alle varie montagne della bassa e media Val Seriana. Scendiamo al rifugio per mangiare; anche se chiuso, c’è la possibilità di mangiare nel porticato su tavoli al riparo dell’aria. La discesa è stata divertente in parte su neve vergine tenendo le ciaspole sino alla chiesetta di S. Antonio |
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Salita al Monte Vigna Vaga 2332 m (8 novembre 2008) |
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Oggi salita con presenza di neve dai 1800 m. Partenza da Tezzi Alto, frazione di Gandellino, con cielo grigio ma per fortuna le nuvole sono alte e ci permettono di goderci il panorama delle montagne che ci circondano, purtroppo con dei colori sbiaditi, sembrano cartoline in bianco e nero ma la montagna è bella anche così. Siamo in quattro. oltre a me l’immancabile Giovanni e gli amici di Milano Antonio e Sandro con cui ci incontriamo più di rado specialmente in inverno poiché loro prediligono lo scialpinismo. Prendiamo la mulattiera che ci porta in Val Sedornia passando alla sorgente S. Carlo e attraversando una splendida pineta. Al di là del torrente si incontra la strada sterrata che proviene da Boario di Gromo e poco dopo si vedono nei prati delle belle baite. Seguiamo la strada che sale ripida ai margini del bosco sino alle indicazione del sentiero per il laghetto di Spigorel e il Passo degli Ometti che mette in comunicazione la Val Sedornia con la Valzurio, noi seguiremo quest’ ultimo sentiero. Giunti in prossimità di un' ultima baita sul pianoro sotto il passo lasciamo il sentiero per la Valzurio e pieghiamo a sinistra per un sentiero ormai coperto dalla neve che si fa sempre più alta per l’ ormai visibile vetta. Bello il pezzo finale con le cornici, con la vista sui giganti delle Orobie, la Val di Scalve e il sottostante laghetto di Spigorel. |
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Ascensione al Monte Serottini 2967 m e giro dei laghi il 25 ottobre 2008 |
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Oggi con Dario e Giovanni sono di nuovo in alta Val Camonica per effettuare la salita al M. Serottini, bella montagna a picco sull’alta Valtellina.
Con la macchina ci rechiamo al Passo Mortirolo, ma, poco prima di raggiungerlo, deviamo a destra per la Valle Varadega e proseguiamo sino alla Malga Salina bassa (2100 m) dove parcheggiamo. Volendo si potrebbe proseguire ancora lungo una strada sterrata poiché il sentiero passerà ancora a fianco dellla strada più avanti. Il sentiero parte in piano e supera un tratto acquitrinoso per poi perdere leggermente quota ed inoltrarsi sul fianco della Val Bighera e risalire poi dolcemente sino al primo Lago Seroti. Ora il sentiero si fa più ripido per superare alcuni salti e portarci sino al Lago Storto posizionato proprio sotto la vetta. Raggiunto il lago si abbandona il sentiero segnato che porta ad un passo sulla sinistra per puntare a una sella e percorre infine la cresta est seguendo una traccia di sentiero. La montagna è molto bella e gode di un ottimo panorama, unico neo sono dei rottami di vecchi ripetitori e antenne ormai in disuso che fanno brutta mostra di sé proprio sulla cima. Il ritorno lo effettuiamo ripercorrendo la via di salita sino al lago Storto, poi, seguendo sulla sinistra un sentiero bollato, facciamo il giro dei laghi Seroti superiori allungando il percorso, ma godendo di nuovi scorci di paesaggio e di un cielo che si schiarisce diventando sempre più blu. Indicativamente ci vorranno tre ore di salita ed altrettante se si vuole fare il giro dei laghi al ritorno. Il percorso non presenta tratti particolarmente impegnativi, ma ci vuole un po’ d'attenzione solo sulla parte di cresta finale che porta in vetta. |
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Salita al Monte Schiazzera 2800 m (montagna sopra Tirano) il 18 ottobre 2008 |
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Dopo che Giovanni si è documentato su internet oggi si tenta una nuova gita in Valtellina, il M. Masuccio, montagna sopra Tirano chiamato "Il vulcano di Tirano" a causa del persistere di nebbie che avvolgono la cima e mai nome fu così azzeccato visto come finirà la gita. Si parte presto da Bergamo per raggiungere Tirano, poi, proseguendo per Bormio, dopo pochi chilometri si prende l’uscita per Vervio; entrati in paese, vi sono delle indicazioni per il Rifugio Schiazzera 2080 m., gestito dai volontari del Mato Grosso. Un cartello indica di proseguire verso sinistra e informa sull'apertura o meno del rifugio. La strada è stretta ma ben asfaltata fino a Susen 1508 m. , che raggiungiamo dopo undici chilometri. Poco più avanti la strada diventa sterrata, ma noi con il fuoristrada di Dario proseguiamo sino al parcheggio a circa 10 minuti dal rifugio. Siamo in cinque, oltre ai soliti Dario e Giovanni, con noi ci sono Claudio da Angolo e Antonio il Milanese che abbiamo recuperato a Tirano visto che era nella casa di vacanza in Val Malenco. Si prende il sentiero che ci porta in prossimità del lago Schiazzera per poi entrare nel vallone nord del Masuccio, ma il tempo non è dei migliori e la nuvolaglia copre la cima del M. Masuccio, mentre il M. Schiazzera è sgombro. Arrivati nel punto dove si dovrebbe abbandonare il sentiero per proseguire un po’ a vista in un vallone pieno di sfasciumi, si opta per modificare la destinazione della gita nel più tranquillo, meno turrito e soprattutto più sgombro da nebbie M. Schiazzera. Si prosegue su comodo e tranquillo sentiero che costeggia il lago Schiazzera, arrivati sul fianco est del monte, si sale a vista su erti pratoni, aggirando qualche macereto per raggiungere la vetta che purtroppo si è anche lei avvolta nella nebbia concedendoci solo parziali vedute delle montagne circostanti. Dopo una fugace pausa con relativo pasto si scende facendo un largo giro sopra la conca che ospita il rifugio. Nonostante il tempo non ottimale la zona è parsa a tutti bella e ci siamo ripromessi di tornarci per ritentare il M. Masuccio magari dal versante sud per un sentiero attrezzato descritto su internet |
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Salita a Cima Bles (m 2820) in alta Val Camonica da Canè il 15 ottobre 08 |
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Traversata P.zo del Becco 2507 m - M. Cabianca 2601 m il 12 ottobre 2008 |
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Questa domenica sono solo quindi posso allungare od accorciare l’escursione a piacimento, l’idea iniziale è quella di compiere un lungo giro con due cime importanti delle Orobie, il P. Becco e il M. Cabianca con la visione di innumerevoli laghi, durante il percorso deciderò eventuali variazioni in base al tempo o alla stanchezza...il modo di accorciare la gita c’è. Partenza dal lago di Carona, prendo il sentiero per il rifugio L. Gemelli sin fino al bivio per il lago del Becco, li devio per il suddetto lago che costeggio sulla destra e punto verso la B.ta del Grap e poi la B.ta del Teccione. Lì mi congiungo col sentiero che sale dal L. Colonbo e che porta in vetta al P.zo del Becco attraverso un canalino attrezzato con catene. Dalla cima si possono ammirare ben sei laghi sottostanti ed altri in lontananza più un' infinità di montagne. Dopo aver ripercorso il sentiero sino all’ imbocco della fine del canale attrezzato, invece di prendere questo proseguo a mezza costa sul versante nord seguendo degli evidenti ometti che mi porteranno sino al P.so di Sardegnana contraddistinto da un piccolo laghetto e un grosso ometto. Da li seguendo sempre gli ometti si punta all’ evidente P.so d’Aviasco ovest. Arrivato a quello Est si comincia a risalire la cresta che porta al M. Valrossa, fianco M. dei Frati ed infine il M. Cabianca, sempre accompagnato della visione di laghi sia sul versante brembano che seriano, dalla sottostante conca del Rif. Calvi con il P.zo del Diavolo che domina la zona. La discesa è da effettuare con prudenza lungo una traccia segnata con bolli che ripercorre il tracciato del Trofeo Parravicini lungo la spalla del M. Cabianca sino al Rif. Calvi. |
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Traversata Passo S. Simone 2000 m |
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Oggi come per la gita del Pizzo Tambò del 16 di agosto un anticipo d’inverno con escursione nella neve già alla partenza nei piazzali di S. Simone.
Sono con Giovanni e si inizia a camminare speditamente verso la Baita del Camoscio sfruttando il passaggio di alcune macchine che ci hanno schiacciato la poca neve.
Arrivati alla baita si punta verso il passo di S. Simone, la neve si fa più alta ma davanti a noi c’è un gruppo di cinque persone che raggiungeremo proprio in prossimità del passo. Sono tre donne e due uomini di Bagnatica e Costa di Mezzate che vorrebbero fare il nostro stesso percorso ma rinunceranno quasi subito a causa della neve sempre più alta (in alcuni punti anche trenta centimetri) ed il percorso abbastanza esposto.
Si prosegue con fatica ma la giornata è magnifica e le montagne che ci circondano così incipriate sono uno spettacolo.
Notiamo che la spruzzata di neve non è stata omogenea, infatti le montagne verso ovest sono molto più bianche rispetto a quelle a est, già il Corno Stella è poco innevato rispetto alla zona di S. Simone e Passo S. Marco.
Saliti senza problemi la Cima dei Siltri 2175 m, scesi al P.so Forcella Rossa 2055 m, si sale l’anticima del P.zo Rotondo ed invece che rimanere sempre in cresta si evitano un passaggio esposto e il ripido canalino finale scendendo nel vallone sul versante Valtellinese perdendo un po’ di quota ci permette di prendere la traccia di sentiero più agevole che ci porterà in cima al P.zo Rotondo 2237m.
Comoda discesa sino al P.so di Lemma 2137 e risalita sino a Cima di Lemma 2348 m dove con stupore vediamo una decina di cavalli che pascolano tra la neve.
Discesa sino al Passo Tartano dove ci fermiamo a mangiare in compagnia del famoso (Baffo) alias Armando Pezzotta, guida alpina e tracciatore del trofeo Parravicini.
Durante la sosta godiamo dello spettacolo di un grosso gregge che passa dal versante valtellinese a quello bergamasco, sono così tante che riempiono un fianco della montagna.
Più in basso incontreremo il pastore che ci dirà che sono circa duemila pecore e i cavalli sono i suoi.
Il ritorno è per la comoda mulattiera tra neve marcia che sui versanti soleggiati si scioglie velocemente. |
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Salita a M. Pian della Regina 2628 m e Piz di Olda 2511m del 20 settembre 2008 |
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Oggi con Dario, Claudio e Giovanni salgo al Pian della Regina, tranquilla gita che ci permette di godere di un' ottima vista sulle montagne della Valcamonica in particolare sull’Adamello. |
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Salita alla Cima Marmotta 3330 m il 29 agosto 2008 |
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Punto di partenza Malga Mare 2031 m che raggiungo da Cogolo paese prima di Peio, con una strada stretta ma asfaltata (pedaggio di 2€ nei periodi di affollamento parcheggio limitato portarsi in loco presto)
Seguo le indicazioni per il rifugio Larcher 2608 m che raggiungo in circa 1.30 ore per comodo sentiero.
Qui chiedo ulteriori informazioni per raggiungere la Cima Marmotta al rifugista poiché ho solo una breve descrizione recuperata all’ATP e non è molto chiara.
Seguo il sentiero di trasferimento per il rifugio Dorigoni e giunto al passo sopra il ghiacciaio del Careser prendo la lunga e frastagliata cresta che mi porterà in vetta.
La cresta è la parte del percorso più impegnativa con punti esposti e su sfasciumi da percorre con attenzione.
La vista è stupenda sui ghiacciai e cime circostanti, impressionanti il Gran Zebrù e l’Ortles.
Ripercorro la stessa via sino al sentiero di collegamento tra rif. Larcher e Lago Careser 2603 m qui prendo per il lago chiudendo con un bel giro ad anello la mia escursione
Tempo di percorrenza totale circa 7 - 8 ore |
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Salita al M. Vioz 3644 m da Pejo il 28 agosto 2008 |
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Oggi prendo la macchina e cambio valle vado a Pejo per salire il M. Vioz
Due impianti di risalita, una cabinovia e una seggiovia, mi permettono di salire da Peio fino ai 2380 metri del Rifugio Doss dei Cembri e risparmiare così ben 950 metri di dislivello.
Da Doss dei Cembri si imbocca brevemente per circa 300 metri la Val della Mite quindi si prende il sentiero 139 che si stacca sulla destra risalendo il costone fino a congiungersi col sentiero 105.
Il percorso sale a zig zag, a ridosso della lunga dorsale che scende dal Vioz, affacciandosi alternativamente sulla Valle della Mite e il vallone orientale verso Zampil. Ci si alza di quota gradualmente, con pendenza costante, sul sentiero facile e segnato molto bene, con il panorama del grande Lago del Càreser verso est.
Il sentiero è molto frequentato vista la possibilità che ti dà di toccare una montagna di 3600 m con relativa facilità e con la comodità di un rifugio a circa venti minuti dalla cima.
A 3206 metri arriviamo al "Brich", l'unico tratto delicato della salita, un breve traverso su un ripido canalino attrezzato con una corda fissa. Con un po' di attenzione si passa senza problemi . superato l'ultimo contrafforte roccioso, vediamo la sagoma scura del Rifugio Mantova m 3535.
Dal rifugio in circa 20 minuti risalendo la dorsale pietrosa fino alla croce poi, pianeggiando, fino alla spianata sulla neve che dà sul ghiacciaio sono in Vetta al M. Vioz. di fronte verso nord il Palon de La Mare m 3703 e il massiccio inconfondibile del Cevedale m 3769, a ovest Punta S. Matteo m 3678, ad est spiccano le acque verdissime del lago artificiale della diga del Càreser, a sud si domina la Val di Peio e, sullo sfondo, le Dolomiti di Brenta e la Presanella m 3556.
Non contento allungo la gita ed attraversando in piano un piccolo ghiacciaio tocco la vicina Cima Linchen che mi consente di essere proprio sopra al ghiacciaio dei Forni.
Tempo di salita circa 3 ore |
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Escursione al Lago di Barco 1908 m il 27 agosto 2008 |
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Continuano le vacanze al Passo del Tonale e oggi escursione familiare in Val di Sole consigliata da mio cognato il lago Barco.
Scendiamo con la macchina verso Stavel per poi parcheggiare in località Volpaia.
Qui ci incamminiamo lungo una strada sterrata che percorrendo una bella pineta ci porterà sino a circa 1650 m.
Seguendo il sentiero sempre ben segnato ci portiamo al bel laghetto contornato dal bosco.
Vorremmo proseguire sino al lago piccolo ma qui il sentiero si fa più esile e ricoperto di erba alta e bagnata e visto che alcuni di noi non hanno gli scarponcini dopo circa mezza ora di cammino si ritorna al Lago di Barco dove ci rifocilliamo prima di ritornare alle macchine
Tempo di percorrenza per la gita circa 5 ore |
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Ascensione al Corno dei Tre Signori 3360 m il 26 agosto 2008 |
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Cartina da Google |
Cartina Kompass |
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Dal Passo del Tonale con la macchina mi porto sopra l’Ospizio S. Bartolomeo dove c’è un parcheggino all’altezza del bivio per il M. Tonale orientale e i laghetti di Strino per accorciare un po’ il percorso, i tempi CAI danno circa sette ore di solo andata. Proseguo a piedi lungo la strada che porta alla Malga Valbiolo che raggiungo in circa ½ ora (ci si può arrivare anche con mezzi fuoristrada).
Da qui proseguo su percorso ben marcato, passando a tratti, lungo il tracciato delle piste da sci. Superato un falsopiano, si avanza alla base delle pareti della Punta d'Albiolo, aggirando sulla destra il vasto avvallamento. In leggera salita, si compiono alcuni tornanti procedendo su pascolo sassoso, finché si raggiunge il passo dei Contrabbandieri. Da qui il panorama è magnifico la mia metà e monto lontana e purtroppo sempre parzialmente celata da nebbie. Si di valla quindi nella Val di Viso, compiendo un ripido tratto iniziale tra rocce e sfasciumi, si giunge nel pianoro che ospita il minuscolo Laghetto di Montozzo e quindi al rifugio (ore 2.00 dalla Malga Valbiolo). N.B. Il percorso dal Tonale è impegnativo nel tratto iniziale di discesa dal Passo dei Contrabbandieri in direzione del Rifugio Bozzi.
Dal Rifugio si segue il sentiero N°2 dell’alta via camuna che tagliando a mezza costa percorrerà la lumga valle passando dai laghi di Ercavallo sino alla Bocchetta del Corno dei Tre Signori.
In prossimità della bocchetta abbandono il sentiero ed entro nel vallone detritico che mi porta sotto la cuspide della vetta seguendo dei radi ometti.
Qui con l’aiuto di una corda fissa risalgo un canalino che mi porta in breve filo di cresta e poi in vetta.
Peccato che il panorama non sia stato dei migliori a causa delle nebbie che avvolgevano la cima solo uno scorcio sulla Valtellina e la strada del Gavia che scende a S. Caterina Valfurva |
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Salita Punta di Lago Scuro 3166 m Cima Payer 3056 m percorrendo il Sentiero dei Fiori (via ferrata) il 25 agosto 2008 |
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Io e Daniele questa volta utilizziamo la Funivia sino al Passo Paradiso- m.2590 per accorciare la gita e ritrovarci con gli altri alla Capanna Presena per poi scendere assieme al Tonale.
Prendiamo il sentiero n.44 fino al Passo del Castellaccio-m.2963 (ore 1.15). Da qui inizia il Sentiero dei Fiori che ultimamente è stato reso più sicuro con nuove cordine metalliche e con il ripristino di passaggi franati utilizzando alcuni ponticelli. Questo itinerario è molto esposto (oggi ancor più infido a causa della presenza dei resti della nevicata di due giorni fa) è sconsigliato quindi a chi soffre di vertigini; si consiglia l'uso del kit di ferrata, picozza e ramponi (per la discesa del Ghiacciaio del Presena), inoltre è utile portarsi una torcia elettrica che servirà per superare una galleria (m.70) e non dover andare a tentoni come noi che l’avevamo dimenticata. Dal Passo Castellaccio alla Punta di Lago Scuro (ove è presente il bivacco Amici della Montagna) ci vogliono circa ore 1.45 di ferrata sempre esposta a strapiombo sulla valle Narcadello con il ghiacciaio del Pisgana a coprirne la parte finale. Dalla vetta siamo scesi verso il passo di lago Scuro sempre tra resti di trincee e lavori eseguiti dai soldati della prima guerra mondiale. Utili cenni storici si ricavano da opportuni tabelloni piazzati lungo il percorso. Seguendo la ferrata per cresta siamo giunti alla Cima Payer (ore 1.30 da P.ta L. Scuro e 0,30 dal passo). Ritorniamo sui nastri passi sino al passo L. Scuro e poi giù sino alle vicinanze del L. Scuro per poi risalire al passo di Marrocaro dove messo i ramponi percorriamo quel che resta del ghiacciaio del presena sino alla Capanna Presena dove ci riuniamo con chi era salito a piedi dal passo del Tonale. Tempo totale di percorrenza circa 7-8 ore |
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Sto passando le ferie al passo Tonale e come prima gita ho come obiettivo il M. Redival. I partecipanti alla gita sono mio figlio Daniele sino alla vetta, sorella, cognato e nipote sino ai laghi di Strino. Partiamo direttamente dall’albergo puntando verso il vecchio Ospizio S. Bartolomeo 1971 m, si prosegue lungo la strada bianca che conduce agli impianti di sci di Val Albiolo: in breve si perviene ad una piazzola (volendo ci si arriva anche in macchina accorciando di circa ½ ora il percorso. Qui parte il sentiero (palinato) che si inerpica sulla dorsale erbosa, piuttosto ripida: con larghi zig zag si rimonta in direzione del Tonale Orientale. Il sentiero piega quindi ad est, per scoscesi pendii (attenzione) verso un'ampia insellatura che si raggiunge dopo aver attraversato ripidi costoni a tratti leggermente esposti. Alla forcella, a circa 2600 metri, si sovrasta la conca dove c'è la cosiddetta "Città Morta", cioè i resti del grande accampamento militare austriaco della Grande Guerra. Si cala dalla forcella per circa 100 metri e si entra nella "cittadella" Nelle fosse si osservano ancora dei mucchi d'ossa, i resti dei muli abbandonati o mangiati. Si cala leggermente ora e poco sotto alla Città Morta un sentiero taglia verso nord ovest, in costa (cartelli) traversando un ripido costone. Con diversi tratti esposti, ma non difficili, si traversa tutto il versante quasi in piano, poi ci si alza di quota gradualmente per belle balze erbose fin sotto al Torrione D'Albiolo m 2969. Il sentiero prosegue valicando una selletta e dirigendosi verso est, calando di poco verso la val di Strino e quindi, con ultimo strappo, si raggiunge la bella e ariosa conca dei Laghi di Strino, che dal sentiero non si vedono perché nascosti da dei dossi: i laghi si raggiungono in 5 minuti e sono un luogo ideale per fare una piccola sosta per rifiatare. Lasciato sorella e famiglia al lago io e figlio affrontiamo la parte più impegnativa del percorso: da sotto, la cresta nord ovest del Redival fa un po' paura perché appare piuttosto ostica ma, come vedremo, non è così difficile come sembra. Si va all'attacco della cresta per tracce che salgono ripidamente a zig zag per sfasciumi ghiaiosi, fino alla Bocchetta di Strino che si affaccia sulla Val Monzotto. Con un breve traverso si guadagna la dorsale pianeggiante che conduce al versante nord del Redival. Il sentiero, traversa tortuosamente, ma facilmente, gli sfasciumi del fianco ovest, con qualche breve tratto esposto da percorrere con attenzione, quindi punta alla dorsale che si raggiunge senza grosse difficoltà con qualche passaggio di 1° tra pietre instabili e molti macigni. Ci si alza fino a quota 2900 senza grossi problemi, ora si procede per la dorsale quasi pianeggiante ma piuttosto assai accidentata: poco prima di raggiungere la cima bisogna superare, anzi aggirare a nordest, un ultimo salto di roccia quindi, in pochi metri di pietraia, si arriva alla grande croce di ferro in vetta.
La discesa avviene per la molto più facile dorsale sud. Si cala comodamente per un ampio valloncello a sfasciumi, seguendo vaghe tracce, e ci si abbassa fino a circa 2500 metri (attenzione a non perdere troppa quota!), quindi si rientra ai laghi di Strino piegando in costa a nord ovest. Si raggiungono i laghetti e si ricompatta il gruppo. Ora si chiude il percorso ad anello calando in Val di Strino, si raggiunge il Bait del Porzelain (quota 2200 metri, bivio per la Città Morta), quindi calando ancora in direzione di Malga Strino fino a incontrare poco più in basso il bivio per il Forte Saccarana m 2116. Quest'ultimo si raggiunge con il meraviglioso sentiero Bozerlait, pianeggiante e molto lungo che porta fino a ridosso dei ruderi del fortilizio austriaco. A questo punto si rientra sul versante che riporta verso Passo Tonale, con un altro lunghissimo traverso (sentiero 160), panoramico e quasi pianeggiante, fino all'Ospizio. Tempo di percorrenza circa 7 – 8 ore |
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il 19-20 agosto 2008 (foto Ivan Consonni)
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Classica uscita annuale con famiglia e amici con relativo pernottamento in rifugio. Quest’anno puntiamo in alto sia come rifugio, il rif. Casati 3269 m., sia come meta del secondo giorno, il M. Cevedale per me, Daniele mio figlio e per Ivan. Per il resto del gruppo, cioè le donne, la meta del secondo giorno sarà la Cima Solda 3376 m semplice cima a circa 30 minuti dal rifugio. Partenza da Bergamo con destinazione S. Caterina Valfurva località Forni passando per il Passo Gavia dove ci fermiamo per sgranchirci le gambe ed ammirare lo splendido panorama sulle montagne circostanti. Alle 11 si inizia il cammino nella Valle di Cedec con destinazione il Rifugio Pizzini (2706 m.), dove faremo una prima sosta per rifocillarci. Il tempo è magnifico e le montagne sono ancor più del solito visto che sopra i 3300 m presentano ancora i resti dell’ultima spruzzata di neve, il Gran Zebrù domina la valle e sul Cevedale si intravedono dei puntini che sono delle cordate impegnate nella salita. Riprendiamo il cammino per il Rif. Casati (3269 m.) domandandoci dove passa il sentiero visto che deve superare una ripida bastionata, alla fine il sentiero c’è, bello ma ripido che a messo alla prova le donne poiché a causa del minor allenamento hanno sofferto di più. Arrivati in prossimità del rifugio siamo investiti da un aria fredda che ci fa accelerare il passo per metterci al riparo. Al rifugio soliti comportamenti, consegna camera 8 posti, cambio indumenti sudati cena chiacchiere varie con ultime raccomandazioni per Ivan e Daniele che sono alla prima avventura in cordata su ghiacciaio. Dopo cena io faccio una capatina alla Cima Solda (una vetta almeno l’ho raggiunta domani si vedrà). Prima di andare a dormire il rifugio è immerso in una fitta nebbia e pioviggina speriamo bene per domani Ore 7 colazione, grande armeggiare di ferraglia per le cordate, la nebbia avvolge tutto si spera che sopra sia meglio e così sarà. Arrivati a circa 3400 m il ghiacciaio è ricoperto di neve fresca la nebbia si dirada sino a scomparire ed il panorama è stupendo. Superato il traverso che ci porta sulla cresta in poco tempo siamo in vetta, grande soddisfazione per i neofiti delle alte quote e Daniele si fa immortalare con il tricolore come per le grandi imprese. Un pensiero alle donne che sono rimaste immerse nelle nebbie della quota del Solda peccato. Ricompattato il gruppo scambiato le impressioni reciproche ci si prepara per scendere di nuovo al Rif. Pizzini dove pranziamo al sole ma con aria pungente. Per variare il panorama ritorniamo ai Forni passando dal bel Rifugio Branca (2493 m.) splendida balconata sul ghiacciaio dei Forni. Abbiamo trascorso due splendide giornate che ricorderemo con piacere. Vedi anche la salita al Cevedale di Marco Caccia del 25-27 aprile 2008). |
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Salita estivo/invernale al Pizzo Tambò 3274 m il 16 agosto 2008 |
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Oggi dopo che il giorno prima aveva burrascato, io e mio figlio Giacomo ci dirigiamo al passo Spluga per tentare di arrivare in vetta al P. Tambò confidando nelle previsioni meteorologiche che danno il tempo in miglioramento.
Arrivati al passo il tempo non è dei migliori, le cime sono coperte dalle nebbie e la neve inizia già ad una quota di 2300 m (siamo con le pedule).
Si parte fiduciosi all’avventura speranzosi che la nebbia si alzi visto che la neve nasconde la traccia di sentiero e ci si orienta solo con radi ometti.
L’inizio non è dei più promettenti, infatti sbagliamo sentiero e ci ritroviamo sul P. Tamborello, non demordiamo e dopo essere ritornati sui nostri passi prendiamo la retta via aiutati dal fatto che stiamo sbucando sopra le nebbie che sono in diradamento.
Il cammino è faticoso a causa della neve da battere che aumenta di quantità sino ai 20-30 cm della vetta.
Dietro di noi si vedono degli altri escursionisti, fortunati loro che faranno meno fatica ma vuoi mettere la soddisfazione di tracciare tu il percorso nella neve vergine.
La cresta finale è da fare con attenzione cercando il fondo sicuro sotto la neve ma alla fine in vetta lo spettacolo è favoloso, sembra di aver fatto un salto di 4 mesi in avanti ed essere piombati in pieno inverno, la giornata si è fatta stupenda ed è con malincuore che si torna a casa vedendo le montagne che cominciano a prendere un aspetto meno invernale. |
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Salita al Corno del Cristallo 2988 e Cima di Plem 3182 m (Val Camonica) del 9 ag. 2008 |
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Gita in Valcamonica in compagnia di Dario e Claudio.
Arrivati a Sonico si abbandona la statale e si seguono le indicazioni per la frazione Zazza, proseguendo poi per una strada stretta ma asfaltata sino al Ponte del Guat, volendo si può proseguire per strada sterrata ma bella sino ai parcheggi a pagamento della Malga Premassone 1585 m accorciando di circa 20 minuti il percorso.
Ci incamminiamo lungo il sentiero n. 23 che percorre il fondovalle finchè si perviene alla Malga Frino dove sono visibili alcuni secolari abeti rossi. Proseguiamo lungo il sentiero che sale tra vegetazione di Ontano verde, fino a prendere famose “Scale del Miller”.
Superato il tratto roccioso, si sfocia in un pianoro e si passa a lato della Malga Miller.
si raggiunge in breve il Rifugio Gnutti (ore 2.00 percorso facile 638 m. di dislivello).
Ora seguiamo il sentiero n. 23 per il Passo Adamello per poi abbandonarlo e salire a sinistra lungo il tracciato n. 31. rimontiamo il ripido pendio di pascolo erboso per raggiungere il Passo del Cristallo
Visto che gli amici sono parecchio indietro approfitto per salire anche il Corno del Cristallo. Si avanza in piano, verso sinistra, alla base della cresta, si rimontano, quindi, alcune facili roccette, superando nel tratto terminale una lastra con numerosi appigli, fino ad arrivare in vetta.
Ricompattato il gruppo proseguiamo sul ver¬sante della Val Miller, stando a monte di una grossa pietraia.
Risaliamo un largo canale, all’inizio di roc¬cette e poi di lastroni inclinati, quindi, per rocce rotte e massi, si giunge in vetta.
Spettacolare la vista che si gode dalla cima del Plem sia sui vati laghi che sul M. Adamello che Sembra di toccare
Tempi dal rifugio Gnutti (ore 3.30 1016 m. di dislivello, i due tratti finali dal passo alle vette sono impegnativi direi EE da percorrere con prudenza). |
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Salita al M. Aga (m 2720) e P. Rondenino (m 2749) per cresta il 3 agosto 2008 |
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Oggi sono solo ed ho deciso di tentare nuovamente la salita al Pizzo Rondenino, tentativo di salita fallito qualche settimana prima dalla cresta est della bocchetta di Podavit.
Questa volta proverò dalla cresta ovest che lo collega al M. Aga, si va all’avventura itinerario nuovo anche se mi sono documentato su internet.
Arrivo spedito al M. Aga passando dal Rif. Longo e il Passo Cigola, itinerario bello che ho fatto più volte ma che mi riempie sempre di soddisfazione, il lago del Diavolo sotto il M. Aga è sempre bello.
Dopo aver mangiato in vetta inizio a percorrere la lunga cresta che mi porterà dopo vari su e giù al bel Pizzo Rondenino.
Cresta bella da percorre anche se richiede parecchia attenzione ma ne è valsa la pena per gli scorci di panorama che si ammirano a cominciare da un piccolo laghetto semighiacciato appena sotto la cresta sul versante Valtellinese molto strapiombante sulla val di Ambria. Tempo di percorrenza della cresta circa 2 ore per andare dall’Aga al Rondenino e circa 1 e ½ per il ritorno; la difficoltà è sicuramente EE (per escursionisti esperti e qualcosa in più), paragonabile alla traversata Passo di Valsecca Diavolino Diavolo molto più conosciuta. Sconsigliato il percorso di cresta per escursionisti non esperti.. |
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Salita al Pizzo Scalino 3323 m dalla Val Fontana il 30 luglio 2008 |
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Oggi con Dario e Giovanni lungo viaggio in macchina passando per il Passo dell’Aprica per prendere l’amico Claudio di Angolo giungiamo a Ponte in Valtellina dove abbandoniamo la statale ed iniziamo a salire seguendo la lunga e stretta strada che percorre la Valle Fontana sino all’Alpe Campiascio 1680 m.
Si inizia a camminare seguendo il sentiero che porta al Bivacco Cederna percorrendo una bella valle ricca di acqua sempre contornato da belle montagne che però nascondono la nostra meta.
Arrivati al bivacco il sentiero ora prosegue su una ripida pietraia che ci porta sulla cresta che si affaccia sulla Valle di Togno.
Finalmente da qui si vede la piramide con croce del P. Scalino, tratto a messa costa per raggiungere la base della piramide dove il sentiero si unisce con la via normale di salita che passando dal rifugio Cristina e attraversando il ghiacciaio porta più velocemente in vetta.
Noi abbiamo optato per questa via più ma col vantaggio di non dover portare piccozza ramponi e corda per attraversare il ghiacciaio.
Ultimo tratto da percorrere con attenzione e siamo in vetta a goderci la bella vista sulle innumerevoli montagne che ci circondano, peccato che il gruppo del Bernina è parzialmente coperto dalle nebbie.
Tempo di percorrenza circa 7 – 8 ore |
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Escursione con pioggia in Val Sanguigno da Valgoglio fino al Rif. Giampace |
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Oggi, nonostante le previsioni meteo non ottimali, decidiamo per una gita in Val Sanguigno (sentiero CAI 232) sapendo che, in caso di maltempo, possiamo usufruire del Rifugio Giampace (1331 m.) .
Partiamo da Valgoglio (Centrale ENEL-Aviasco) con un cielo grigio ma senza acqua la valle è sempre bella con il suo torrente che forma delle cascatelle e il fitto bosco di faggi.
Provvidenzialmente inizia a piovere giusto quando siamo in prossimità del rifugio.
Troviamo posto a tavola per poterci scaldare e consumare qualcosa di caldo.
Dopo aver ringraziato per la buona accoglienza decidiamo di rientrare quando inizia a spiovere restati ammirati per la forza dell’acqua e la rapidità con cui si è trasformato il torrente da poco più di un rivolo ad impetuoso, apprenderemo poi che alcune persone sono rimaste bloccate in montagna nella zona del Curò poiché non riuscivano più ad attraversare le vallette gonfie di acqua.
Per nostra fortuna è andato tutto bene ma facendoci riflettere sul pericolo che porta il maltempo in montagna.
PS in pianura non aveva piovuto. |
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Salita al M. Sellero 2744 m passando dal P. Venerocolo il 5 luglio 2008 |
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Oggi sono solo e come mi capita spesso lunga galoppata sulle nostre Orobie.
Parcheggio la macchina presso il ristorante Chalet del Vò li prendo il sentiero N° 414 che percorre la bella valle del Venerocolino sino al passo costeggiando i bei laghetti del Venerocolo l’ultimo di questi ancora ghiacciato.
Dopo una breve sosta sconfino in provincia di Sondrio in Val di Campo seguendo il sentiero N°6 per il Passo dell’ Aprica che abbandono dopo poco quando comincia decisamente a perdere quota per puntare alla cresta sulla mia destra che collega il M. Venerocolo con il M. Sellero.
La salita per prendere la cresta si svolge a vista su un ripido pratone ma senza particolari difficoltà.
Arrivato in cresta la vista si allarga sulle montagne Bresciane, oggi infatti toccherò tre provincie.
Percorro quasi integralmente il filo di cresta sino al M. Sellero con vari saliscendi e alcuni tratti esposti.
In vetta trovo un escursionista salito dalla val di Campovecchio in compagnia di un cagnolino.
Quattro chiacchiere veloce spuntino e riprendo il cammino sul tratto del sentiero 4 luglio dove effettuano una famosa corsa in montagna sino al Passo del Sellero (alcuni pezzi esposti attrezzati con corde fisse).
Qui scendo nella bella valle del Sellero sino alla Malga Sellero 1983 m per poi risalire al Passo Sellerino 2412 m ritornando in Bergamasca vado a riprendere il sentiero N° 414 che mi riporta alla macchina
Bella ma luuunga cavalcata tra valli consigliata a ottimi camminatori con dimestichezza su percorsi tratti esposti e non su sentiero
Tempo di percorrenza 10 – 12 ore |
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Salita al Pizzo Diavolo di Malgina 2926 m il 29 giugno 2008 |
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Cartina da Google |
Cartina Kompass |
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Partenza da Valbondione per il rifugio Curò sul sentiero trovo i resti delle slavine scese dai soliti canaloni ma il loro attraversamento non è difficoltoso.
Arrivato al rifugio il percorso diventa tutto su neve arrivati alla prima cascata si segue la valle Cerviera sino al secondo pianoro dove si sale sulla sinistra lungo il pendio tra il Recastello e il Tre Confini, deviando poi sulla destra per raggiungere la cima del Tre Confini .
Dopo la pausa mangiareccia ed aver goduto del bel panorama ritorno brevemente sui miei passi sino ad una selletta per poi calarmi nella valle di Trobbio per poi prendere più in basso la traccia che mi porterà al M. Gleno dalla via normale.
Davanti a me ho trovato uno snowbordista che è sceso quasi dalla vetta con la sua tavola, complimenti
Discesa lungo la valle Trobbio nella neve ormai marcia sino al rifugio. |
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Salita al M. Pradella (2628 m ) ancora ben innevato il 26 aprile 2008 |
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Oggi sono con mio figlio Giacomo e la cosa mi fa molto piacere visto che non succede spesso.
Partenza da Carona la neve è buona tranne nel tratto sotto il Lago Becco dove si buca, per il resto è un piacere camminare su quella neve che scricchiola e che cede quel tanto che basta per non scivolare.
Proseguiamo così sino alla base della cresta spartiacque con la valle Sanguigno.
Qui calziamo i ramponi per percorrere un breve canale che ci porterà proprio sopra il lago Gelato, da li in mezza costa e poi in cresta con un po’ di attenzione causa neve, che inizia a mollare, raggiungiamo la vetta.
Uno sguardo al magnifico panorama e poi rientro a Carona passando per la valle dei Frati con neve sempre più molle. |
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Impegnativa salita al Pizzo di Trona 2510 m il 1 agosto 2007 |
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Oggi sono solo, nonostante ciò decido di affrontare un’escursione non banale: la salita al Pizzo di Trona dalla via attrezzata che parte sopra il lago d’Inferno e discesa nel vallone che porta al lago Rotondo. La montagna non mi è del tutto nuova, visto che l’ho già salita passando dalla bocchetta d’Inferno portandomi in cresta per il sentiero che porta al lago Rotondo e poi seguendo più o meno la cresta sino alla vetta. Parto dalla curva degli Scioc sulla strada per il monte Avaro, imbocco il sentiero 108 per il rifugio Benigni; giunto nel pianoro sotto il passo di Salmurano abbandono il sentiero principale e prendo un sentiero sulla sinistra del pianoro che mi permetterà di portarmi al Passo Bocca di Trona più velocemente. Giunto al passo posso ammirare i due laghi sottostanti il L. Zancone, il L. di Trona e la meta della mia escursione. Discesa verso i laghi e nuova scorciatoia... prendo una traccia di sentiero che passa sulla sinistra dei laghi e mi permette di perdere meno quota e portarmi più velocemente al lago d’Inferno. In prossimità della diga trovo alcune scritte che mi indicano la direzione della via ferrata per il Pizzo di Trona e in circa ¾ d’ora sono in vetta. La vista sui quattro laghi che circondano il Pizzo di Trona è stupenda. Dopo essermi rifocillato in vetta, scendo con cautela la cresta opposta. Giunto al primo intaglio potrei scendere il ripido e franoso canalino che mi porterebbe diritto al L. Rotondo, ma la cosa non mi ispira. Preferisco seguire delle strette cenge e parte di cresta per prendere il vallone più largo e meno ripido che conduce al lago. Dal lago vi è un sentiero segnato che mi riporta al Passo Bocca di Trona e da lì finalmente solo in discesa alla macchina. L’escursione è consigliabile solo a ottimi camminatori e con pratica su sentieri attrezzati (tipo P. Becco). La discesa verso il L. Rotondo non è banale, tratti esposti e utilizzo delle mani, da intraprendere solo con tempo sicuro e visibilità buona, percorso non segnato e un po’ da inventarsi. Tempo complessivo di percorrenza circa 10 ore |
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