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Canale Nord-Ovest Monte Aga |
02.04.16
Prima uscita con nuovi e fortissimi soci (Gamass-Almenno S. S.), con meta decisa all’ultimo minuto viste le pietose condizioni della neve! Carlo e Giovanni propongono il canale Nord-Ovest dell’Aga che li aveva costretti a rinunciare lo scorso anno a causa di un complicato passaggio di V+ su roccia. Per l’attacco al canale bisogna scendere al Lago del Diavolo e risalire lo scarico verso destra. Il canale è un evidente taglio bianco e diritto, interrotto a tre/quarti da un salto di 30 metri. La prima parte è un misto di roccia, ghiaccio e neve, la seconda parte con il passaggio chiave su parete di roccia di circa 6 metri, quasi verticale. Massi affronta in scioltezza il primo tratto su ghiaccio, mentre Cristi ha il suo bel da fare per venire a capo della parete rocciosa. Alla fine, con tanta pazienza, due chiodi e un friend ne esce vincitore! Grande Cristi! Poi parte Massi sfruttando i rinvii di Cristi e ad uno ad uno saliamo tutti quanti. Gio si incarica di fare lo “spazzino” e ripulire la parete! Abbiamo lasciato il vecchio chiodo con cordino di Cividini, che ci è sembrato troppo spostato a destra e fuori via (la nostra via). Superato il punto critico ripartiamo più rilassati per la vetta dell’Aga e scendiamo dalla normale del canalone Ovest. Ottima la prima e grazie ai soci, Massi, Cristi, Gio’ e Carlo. |
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Il Diavolo in “bianco”! 10.01.15 |
10.01.15
Le uscite con Sergio sono una garanzia di lunghezza e fatica, ma anche di soddisfazione! Stavolta però con noi ci sono due ragazzi giovani e forti che fanno il lavoro “sporco” di tracciatori. Grazie a Gabriele e Riccardo! La meta è il Diavolone, anche se ci riserviamo di valutare le condizioni della neve e del vento per decidere eventuali alternative. Fortunatamente le condizioni si presentano ottime. Dopo un inizio ventoso con temperature quasi estive (16 gradi a Carona alle 7 di mattina!!!), il vento si calma fino a sparire quasi del tutto. La neve è poco portante, ma per un lungo tratto è presente una vecchia traccia che ci aiuta non poco. Sulla parete ovest del Diavolo invece le condizioni sono migliori di quello che ci aspettavamo e si sale senza problemi. La parte più delicata è la cresta finale, per la presenza di cornici, ma la neve si presenta molto compatta. In vetta la fatica è ampiamente ripagata dalla stupenda giornata che offre panorami a perdita d’occhio! Per il rientro scendiamo direttamente dalla parete e sfruttiamo un divertente canalino finale. Quando arriviamo al Calvi le montagne sono illuminate dalla calda luce del tramonto. Classico arrivo all’auto con la luce delle frontali, ma di questa stagione è normale! Come dice Sergio “il Diavolo non delude mai”! |
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Traversata Dente di Coca, Cime d’Arigna, Pizzo Coca. 27.09.14 |
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Omo (-3) e Diavolo dalla Cresta Nord. 01.11.14 |
Pier 01.11.14
Io e l’amico Sergio sfruttiamo al meglio l’ennesimo spettacolare fine settimana con una uscita in Val Brembana per conquistare una vetta Seriana e una Brembana, seguendo un percorso inusuale. Partiti da Carona, passando per il rif. Longo e il passo Selletta, puntiamo alla Bocchetta di Podavitt. Qui scendiamo dal versante opposto nella ombrosa Val d’Ambria, sfruttando il caratteristico e provvidenziale cengione che taglia in diagonale gli impressionanti strapiombi. Fortunatamente il nevaio alla base arriva contro le pareti, quindi non dobbiamo fare manovre complicate per attraversarlo (a parte indossare i ramponi). Puntiamo alla evidentissima forcella che taglia la cresta alla sinistra della valle, salendo su sfasciumi e “delicate” roccette. Attraversata la forcella evitiamo di scendere e ci spostiamo subito a destra attraversando alcuni canalini (uno con neve) su roccia molto solida, quindi puntiamo direttamente alla vetta del Pizzo dell’Omo salendo su belle placconate di sanissima roccia. Arrivati alla sella sfasciumosa si sale facilmente alla vetta alla nostra sinistra. Qui volendo (e noi volemmo!) si raggiunge la vetta gemella disarrampicando una paretina di circa 3 metri. Dall’Omo puntiamo al Diavolo superando la cima con omino che si trova tra i due. La discesa da questa anticima è sul versante Seriano, per un ripido canalino misto roccia/erba, per poi recuperare la cresta più sotto. Tornati in cresta scendiamo al Passo del Diavolo e ci troviamo la strada sbarrata da due gendarmi. Entrambi si superano a destra (Val d’Ambria). Il primo non presenta difficoltà, mentre il secondo è un po’ più complicato e forse converrebbe, dopo averlo aggirato per un quarto, risalirlo fino alla sommità. In ogni caso si deve arrivare all’intaglio proprio sotto alle pareti del Diavolone! Dall’intaglio si sale verso sinistra una prima placchetta di una decina di metri, seguendo un’evidente fessura (II°). Poi risaliamo alcuni massi appoggiati e attraversiamo, verso sinistra, un colatoio sfasciumoso e ci portiamo sotto l’evidente canalino che taglia in diagonale, sempre verso sinistra, la parete. Risalito il canalino (II°) ci troviamo in cresta. Seguendo la cresta e dopo avere fotografato due bellissime pernici bianche, si attraversa una bella e divertente placconata (II°) e poco dopo ci si ricongiunge alla normale. In vetta ci godiamo il sole e lo stupendo panorama. Ci sembra incredibile che sia il primo novembre! |
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Fetta di Polenta, Torrione Curò (-4), Scais. 25.10.14 |
Pier, 25.10.14.
Un meraviglioso ottobre mi permette di realizzare questo piccolo sogno che ormai pensavo di rinviare al prossimo anno! Cavalcare la cresta dalla Bocchetta di Scais allo Scais, passando per la Fetta di Polenta e il Torrione Curò. Mi permette anche di rivedere la vetta dello Scais per il terzo anno consecutivo. Con l’amico Sergio pernottiamo all’invernale del Brunone in compagnia di due ragazzi Bresciani che vogliono salire al Redorta dal canale ovest. Sveglia non troppo presto (6.10) perché non vogliamo arrampicare al freddo e via per la normale del Redorta fino alla Bocchetta di Scais, dove possiamo godere lo spettacolo dei Diavoli illuminati dall’alba! L’attacco alla Fetta di Polenta è uno dei passaggi chiave che mi metteva in apprensione, anche perché dovevamo cercare ad occhio la via migliore. I tre metri di vuoto tra la parete e la vedretta ci costringono a scendere di qualche metro e prendere una sottile cengia che ci riporta verso la cresta. Questo sarà il traverso più delicato di tutta la cavalcata! Una volta in cresta le difficoltà saranno molto contenute fino alla vetta. Da qui alla base del Torrione Curò dobbiamo superare un gendarme risalendolo fino alla sommità. Il torrione Curò si presenta imponente e severo, ma quello che più preoccupa è l’inconsistenza della roccia, che qualcuno ha definito “sfogliatella Napoletana”! Definizione appropriata! Il primo tratto è decisamente quello più impegnativo, verticale e di roccia marcia! La via è da cercare, noi siamo saliti partendo dal canalino a sinistra per poi spostarci sulla destra. La seconda parte è meno impegnativa e la roccia è un po’ più sana. Arrivato in cima tiro un grande sospiro di sollievo, da qui allo Scais conosco bene la strada e penso, sbagliando (!), che il più sia fatto. Ci caliamo in doppia dal Torrione sulla bocchetta dove sbocca il Canalino Baroni e qui abbiamo l’amara sorpresa, la corda si è incastrata e non scorre!!! La tiriamo, la spostiamo, la oscilliamo, niente da fare. Non mi rimane che arrampicarmi da questo versante del Torrione, che m’ha sempre fatto impressione per la sua verticalità! Unica consolazione è che da questa parte la roccia è sana! Mi assicuro con un Mashard alla corda doppia e con calma risalgo la parete, senza mai guardare in basso! Superando un paio di punti molto critici, riesco a raggiungere il masso che incastrava la corda e a liberarla. Stavolta, per non rischiare, mi ricalo fino a metà e sfrutto una sosta per sfilare la corda e fare una seconda doppia! Recuperata la corda partiamo di slancio verso la vetta dello Scais. Conosco il percorso a memoria e non ci saranno altre sorprese. Avevo in mente di tentare di scalare la pioda, ma il supplemento di arrampicata mi ha fatto passare la voglia! Sarà per la prossima volta. Salutiamo con grande soddisfazione la bellissima croce che il GAMASS ha messo sullo Scais. Per Sergio è la prima su questa fantastica vetta! Rientriamo dalla normale e stavolta le doppie non ci faranno sorprese! |
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CIMA DI VALMORA E MONTE CAMPLANO, il 27.nov.2011 |
Una Cima di Valmora irresistibile con i suoi spacchi vertiginosi verso Valcanale e illuminata da uno splendido sole "fuori stagione" ha sedotto me e Pasquale che abbandoniamo il gruppo del Pieroweb per rincorrere il potente richiamo dello spazio libero della vetta...
La salita dalla cresta ovest è rapida, ma in cima ci prendiamo tutto il tempo per goderci i fantastici 360°. Torniamo al passo di Valmora per raggiungere il gruppo in cima al Camplano e continuare una piacevole, rilassante e divertente escursione, con dentro una soddisfazione in più... Gli attori protagonisti oltre a me (Pier) e Pasquale, sono: Pieroweb, Cinzia, Sabrina, Rossella, Giovanni, Luca, Maurizio, Massimo, Piero M. |
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Salita “passo passo” al MONTE VERME. VI Raduno Orobie Trekking (con amici del Pieroweb) l' 11 settembre 2011 |
L’occasione è quella del VI raduno del gruppo di amici in Facebook “Orobie Trekking”, a cui partecipano anche gli amici del Pieroweb. Io, Cinzia ed Enrica decidiamo di fare conoscenza con il “mitico” Monte Verme, che domina l’imbocco della conca del Curò. Non conosciamo il percorso e non esiste tracciato, quindi siamo un po’ in apprensione sapendo di dover procedere a “naso”. Fortunatamente lungo il percorso incontriamo l’amico Mario che ha già conosciuto… il Verme e ci fa da guida, ma solo dopo la promessa di un boccale di birra fresca alla fine! La salita è a tratti ripida e difficoltosa, ma i panorami ripagano ampiamente la fatica. Nella prima parte siamo sul versante destro della Valcerviera con l’imponente Recastello alle nostre spalle, poi sbuchiamo in un pianoro che ci mostra la vetta del Monte Verme con la sua cresta. La cresta è piuttosto esposta e, come si suol dire, divertente. Le viste sia sulla Valbondione che verso la conca del Curò sono letteralmente mozzafiato, se non altro per gli impressionanti strapiombi! In vetta si possono ammirare i “colossi” delle Orobie, a partire dal Re, che abbiamo proprio di fronte. Spettacolare la vista a strapiombo sul rifugio Curò e il lago artificiale del Barbellino. Un’ escursione che merita e dà grandi soddisfazioni, che non richiede molto tempo, ma adatta a chi non soffre di vertigini. Non ci sono passaggi difficili, ma esposti si. Il più delicato è il piccolo saltino per arrivare sulla vetta. |
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