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FOTO dI
ALESSANDRO STEFANELLI (Seriate - Bergamo) - |
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Capodanno 2010 al chiaro di luna e ciaspolate al sole in Valtournanche al cospetto delle Grandes Murailles e del Cervino |
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Poche parole per dire anche quest’anno, son tornato con gli amici in Valtournanche (AO) per il capodanno: solito albergo/rifugio a 2100 m, solite camere dello scorso anno, consueto cenone adeguato all’occasione ma …… i fuochi d’artificio stavolta li ha fatti la Luna, partita timidamente seminascosta dalle nuvole è poi diventata piena, limpida e luminosa poco prima di mezzanotte, regalandoci un bellissimo spettacolo su tutta la valle rischiarata anche dalla neve in quota.
Chiaramente per il primo giorno dell’anno meglio non strafare, quindi passeggiata di poco più di un’oretta con le ciaspole al Santuario Clavalitè (2540 m) seguendo una traccia ben evidente, quindi panino, foto qualche chiacchiera e poi giù … discesa in neve fresca per la gioia di tutti …… soprattutto del sottoscritto!!!
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Salita con ciaspole da Carona al Rifugio Calvi e al Passo della Portula il 26 dicembre 2009 |
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Il giorno di S.Stefano son salito al rif. Calvi, comodissima passeggiata con le ciaspole, i soliti canali dai quali abitualmente scendono piccole e medie valanghe avevano già scaricato la neve appesantita dalle piogge dei giorni precedenti.
A testimonianza delle temperature non troppo invernali ecco l’immagine della cascata della Valsabuzza ancora a pieno regime, altri anni in questo periodo la si trovava invece paralizzata dal ghiaccio.
Dalla diga del lago Fregabolgia nessuna traccia verso il rif. Calvi, che dopo aver raggiunto mi sono lasciato alle spalle tirando dritto per il passo Portula, punto panoramico sulla valle Seriana ed oltre, fino ad intravedere la parte alta del lago d’Iseo.
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Salita al Monte Ponteranica e sulle creste del Valletto il 24 ottobre 2009 |
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Sabato 24 giornata limpida sulle Orobie! Ai piani dell’Avaro e poi in salita verso il passo Triomen tirava una bella arietta fredda, neve e ghiaccio si son fatti vedere dalle parti della vetta del monte Avaro e fin su al passo siamo stati belli coperti. Una volta scollinato, suggestivo il paesaggio più che autunnale con i Laghetti di Ponteranica “paralizzati” dal gelo e la spolverata di neve che nei versanti in ombra sembra già intenzionata a fermarsi a lungo. Percorriamo il bel traverso sotto le torri del monte Valletto, per poi iniziare un po’ di zig-zag e salire sul monte Ponteranica con i suoi “omoni” segnavia in corrispondenza delle sommità più evidenti.
Vediamo gente in vetta al monte Valletto, pensiamo sia un po’ troppo rischioso in queste condizioni d’innevamento scendere dal versante nord e poi risalire per arrivare in vetta anche noi, così visto l’orario e la bella giornata torniamo sui nostri passi, riprendiamo il sentiero 101 (è quello del giro delle Orobie Occidentali) verso il passo Salmurano e saliamo sul crestone erboso che ci porta verso il canalone finale: la poca neve sui ciuffi d’erba è parecchio scivolosa, quindi nonostante qualcuno prima di noi in vetta ci sia arrivato, preferiamo non rischiare, accontentandoci della bella passeggiata e dei panorami limpidi, dalle Alpi agli Appennini, di cui non sempre si riesce a godere
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Salita da Valbondione al Rifugio, Lago e Passo di Coca (2645 m.) con freddo pungente il 17 ottobre 2009 |
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Sabato 17 ottobre, dopo quasi 2 mesi di astinenza, sono riuscito a rimettere scarponi ai piedi, per andare con Eusebio e Michele, al passo Coca (2645 m) passando da rifugio e laghetto naturale omonimi.
Speravo ancora in una giornata di sole…. sapevo che il freddo era pungente… ma una nevicata è stata proprio una bella sorpresa!!
I segni del freddo, con ciuffi d’erba ghiacciati, erano più che evidenti già prima di arrivare in prossimità del rifugio, ma la nostra meta era più su, quindi abbiamo raggiunto il laghetto naturale che presentava il primo velo di ghiaccio in superficie e dal cielo ecco i primi fiocchi, niente pausa allora, e via verso il passo Coca che raggiungiamo in 4 ore dalla partenza, incontrando le ultime macchie di neve del precedente inverno ed un piccolo gruppo di stambecchi, tra i quali un simpatico cucciolo con la mamma.
Una volta giunti in cima la nevicata si è fatta più fitta e l’aria proveniente dal ghiacciaio del Lupo sul versante valtellinese era davvero gelida. Il paesaggio, sarà anche per le condizioni meteo, appariva particolarmente aspro e severo, tra le guglie e le creste dei vari Redorta, Porola, Scais e Coca. Solo 5 minuti x una breve pausa e cominciamo a scendere con tutta l’attenzione del caso su un canale a tratti bello ripido, che ci riporta al laghetto di Coca, il quale, dopo 2 ore di nevicata comincia ad essere ricoperto da un primo velo di neve.
Ancora qualche foto ai panorami e continuiamo la discesa verso Valbondione, che comincia ad essere circondato da colori via via sempre più sgargianti portati da un autunno che ormai si fa sentire.
Totale camminata: sette ore e mezza.
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Da Lizzola salita al Pizzo Tre Confini (2828 m.), discesa in Val Cerviera > Lago del Barbellino > Rif Curòcon rientro a Lizzola il 5 sett. 2009 |
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Sabato mattina partenza da Seriate con il cielo ancora stellato ed arrivo a Lizzola giusto in tempo per goderci la splendida alba su Diavolo, Diavolino e compari…. Siamo ancora abituati al caldo ed all’afa delle scorse settimane, quindi ci accorgiamo subito dell’aria super fresca (6° C) e dopo qualche centinaio di metri Eusebio decide che è meglio mettersi i guanti. La valle è proprio bella, è la prima volta che la percorriamo, camminiamo nell’ombra per un paio d’ore, il sole arriva scaldarci verso le 9 quando ormai siamo sopra le baite di Sasna. Saranno i panorami o sarà l’aria frizzante del mattino, ma la camminata è davvero piacevole, superiamo il bivio x il rif. Curò, raggiungiamo il passo Bondione ed in circa 4 ore eccoci in vetta….. in una giornata del genere la macchina fotografica riesce a raccogliere ben poco di ciò che l’occhio vede!!
Sarebbe un peccato ridiscendere da dove siamo saliti, dopo una mezzoretta di pausa, decidiamo di scendere dalla val Cerviera, passando accanto ad un laghetto azzurrissimo non ancora del tutto sgelato ma che presto ricomincerà a ghiacciarsi, e poco sotto su un divertente ghiaione.
Camminiamo un’oretta ed arriviamo alla parte forse più suggestiva, composta dapprima da una inaspettato verde pianoro, poi alcune cascatelle, ed infine un calmo ruscello. Poco prima di arrivare al sentiero che costeggia il lago Barbellino abbiamo trovato una traballate piletta di sassi segnavia e senza esitare ……. abbiamo aggiunto anche noi il nostro sasso!!
Giunti al rifugio Curò il paesaggio si è fatto più “normale” ed in poco più di due ore rieccoci a Lizzola, non senza aver prima salutato un gruppetto di marmotte gentilmente in posa x noi…..
Il cielo limpido ha reso sicuramente unica questa passeggiata, fatta in tutta calma (poco più di otto ore di cammino) per apprezzare panorami e semplici piccoli scorci impossibili da trovare x chi va di corsa.
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Salita al Pizzo Camino (2941 m.) da Schilpario il 26 luglio 2009 |
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Domenica 26 luglio, sperando in una giornata limpida come il giorno precedente, sono partito in direzione val di Scalve con l’intento di salire in vetta al Pizzo Camino (2491m), ammasso roccioso imponente che ho sempre piacevolmente notato nelle altre precedenti escursioni in valle, mentre salivo al pizzo Tornello o al rif. Tagliaferri.
Lasciata la macchina a Schilpario in prossimità degli impianti di risalita, salgo su strada carrozzabile in direzione Malga Alta di Voia: la pendenza non è niente male, con un po’ di fiatone faccio alla svelta a far dislivello ed una volta raggiunta la Malga abbandono la strada e seguo il sentiero che sale fino al passo Corna Busa. Qualcuno già mi precede, quindi mi avvio ank’io verso lo “scomodo” ghiaione da risalire fino ad arrivare all’attaccatura di un piccolo canaletto ben segnato dove c’è da aggrapparsi un pochino con le mani (niente di difficile però), fino a raggiungerne la sommità e da li in altri 10 minuti eccomi alla croce di vetta. Non sono fortunato, nebbie e nuvoloni in spostamento lasciano solo pochi spazi di cielo limpido per far qualche foto e guardarmi in giro un po’ ma visto che di schiarite ce ne sono poche, rimetto lo zaino in spalla e faccio dietro-front. Preferisco aspettare ancora un attimo a mangiare, facendo prima tutto il ghiaione fino alla roccia “Corna Busa” che da il nome al passo. Nel primo pomeriggio, ho cambiato il restante percorso in discesa, seguendo la traccia per Malga Epolo, in prossimità dell’arrivo della seggiovia, e da li fino in paese sulla pista di sci.
Ho visto le foto dell’Adamello pubblicate, tutto ok, avevo paura fossero un po’ troppe, invece mi sembra di aver capito che immagini di un giro del genere in quelle zone ti mancavano. Se ti interessa, prova a dare un occhio in internet al percorso “Alta Via dell’Adamello” è un percorso di 6 gg che ti fa vedere gran parte dell’altopiano tra panorami e riferimenti storici.
Non preoccuparti però, le Orobie non le abbandono, ci sono ancora tanti percorsi e vette da fare e tanti scorci da scoprire nella bergamasca, quindi considera pure Adamello e Croda di Cegles ottime gite che era un peccato non sfruttare, quando ce n’è stata l’occasione (se riesco ne faccio ancora una in agosto, meta a sorpresa ancora da definire, per il momento ho solo qualche idea).
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Ascensione in Adamello (3539 m) in compagnia dell'amico, guida alpina, Yuri Parimbelli, il 20-21 luglio 2009 |
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Lunedì 20 e martedì 21 luglio sono salito in vetta all’Adamello (3539m) in compagnia di una guida alpina d’eccezione, Yuri Parimbelli, alpinista di Seriate, ex collega ed amico.
Il percorso è partito dall’arrivo del primo tronco della seggiovia Paradiso (p.so del Tonale) attraverso il p.so Castellaccio (2963m) per proseguire poi x il sentiero attrezzato dei fiori, non completamente libero da neve, che ci ha costretto ad usare ramponi e piccozza. Su questo sentiero non è stato così piacevole vedere gli stambecchi sopra di noi visto che, spaventati dalla nostra presenza, si sono messi a correre ed hanno mosso un paio di sassi che nella loro caduta ci hanno sfiorato. In cima alla via attrezzata, eccoci alla sommità di Corno Lago Scuro (3166m) ed al bivacco Amici della Montagna, posto sotto la vetta. Ora in picchiata verso i laghetti del Mandrone a quota 2450 m circa, per poi risalire verso il ghiacciaio e raggiungere la meta della prima giornata, il rif. “Lobbie” (3050m) punto di partenza x l’attacco alla vetta del giorno successivo.
Martedì sveglia alle 4.15, fuori c’è ancora buio, il rifugista come promesso la sera prima è in piedi a prepararci la colazione, così mentre arrivano le prime luci, siamo pronti a partire. Sono le 5.20, nonostante l’orario e la quota non fa freddo, la neve è appena dura, mettiamo i ramponi ed iniziamo l’attraversamento del ghiacciaio Pian di Neve. Nell’avanzare scorgiamo il Cannone 149 lasciato sulle creste dopo la prima guerra mondiale, ed in lontananza i primi raggi di sole sulla sommità dell’Adamello, che seguendo le tracce raggiungiamo, dopo breve arrampicata, alle 7.50. Che soddisfazione, si vede tutto, persino la Presolana in lontananza!!! Qualche minuto x le foto di rito e cominciamo il percorso di rientro che passa attraverso la Corna Bianca (3434m), il passo Brizio (3149m) e la sua divertente ferrata verso il lago Venerocolo ed il rif. Garibaldi, fino ad arrivare al lago d’Avio dove una jeep è pronta a prelevarci per riportarci al passo del Tonale.
Giro piuttosto lungo, sette ore e mezza di camminata il primo giorno e nove ore il secondo, ma con tante emozioni a contorno…. che forse si comprendono meglio guardando le foto.
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Dalla Baita Armentarga salita all'anticima del Monte Grabiasca (2670 m) il 12 luglio 2009 |
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Sabato sono partito da Seriate verso le 17 e sono arrivato per cena in Baita Armentarga dove mi aspettavano x cena i miei. A nanna presto e domenica mattina alle 6 ho iniziato la camminata con mio padre alla volta del monte Grabiasca. I raggi del sole non sono ancora arrivati sulla valle, ma il tempo sembra decente: quando arriviamo al rif. Calvi un paio di escursionisti stanno partendo per le loro camminate, noi ci avviamo verso i laghetti del Poris e da li attraversiamo i nevai verso il passo Grabiasca. Il sentiero è segnato piuttosto male, facciamo fatica a riconoscere gli ometti di pietra che dovrebbero indicare il percorso ed una volta giunti al passo è ancora peggio. Ci sono solo un paio di bolli arancioni che indicano l’inizio della salita in cresta e poi più niente. Così il percorso ce lo creiamo noi, ma non è il massimo della sicurezza finchè non sbuchiamo sulla cresta erbosa che ci conduce fino all’anticima dove c’è la piccola croce (2670 m). Ricordavo di aver letto nell’itinerario che la vetta (2705 m) era contraddistinta da omino di pietre, infatti la vediamo di fronte a noi, ma l’assenza di segnavia ed il tratto a vista piuttosto esposto ci consigliano di accontentarci. Sono solo le 9 del mattino e siamo già sulla via del rientro, dalla valle Seriana si sta alzando un sacco di nebbia che presto coprirà il Grabiasca e le vette circostanti, ma per quel momento noi saremo già sui nevai sottostanti in direzione del rif. Calvi, della Baita Armentarga e delle costine che “qualcuno” sta preparando per noi!!
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Partenza in pullman sabato mattina, viaggio tranquillo fino a Merano, dove abbiamo fatto tappa x il pranzo proseguendo poi x Glorenza che è un piccolo caratteristico borgo tutto cintato da mura con 3 torri di accesso. Nel tardo pomeriggio siamo arrivati a Solda, paesino ai piedi dei versanti nord di Ortles e Gran Zebrù….. spettacolari!
Domenica mattina è iniziata la nostra escursione: primo breve tratto in seggiovia con il lupo dei gestori dell’impianto che ha fatto la prima corsa, ed a quota 2300 m circa comincia la camminata. Il tempo non è dei migliori, la sera prima ha fatto un bel temporale, vediamo nuvole in lontananza avvicinarsi verso l’Ortles che presto verrà coperto, così di buon passo saliamo in un’oretta al rif. Serristori a quota 2721 m. prima breve pausa per bere un sorso d’acqua e riprendiamo il percorso: ora le nuvole sembrano davvero minacciose, saliamo ancora con l’intento di decidere all’attacco della ferrata se arrivare in vetta oppure rinunciare. Si apre di fronte a noi una grande valle detritica, i segni dell’erosione sono evidenti, mentre sempre più piccoli sono i ghiacciai che scendono dall’Angelo Grande e dalla Cima Vertana vette sopra i 3500 m.
Sono passate due ore e mezza dalla partenza, il tempo sembra reggere, quindi ci imbraghiamo ed iniziamo l’arrampicata che in’altra ora e mezza ci porterà in vetta (3375 m). Per me è la prima ferrata, quindi metto la macchina fotografica nello zaino e la toglierò solo dopo essere uscito dal tratto più impegnativo: solo in vetta gli altri mi dicono che è una delle più belle, tecniche ed esposte escursioni che il GAPN abbia fatto, così la mia soddisfazione è davvero tanta. Le nuvole coprono parte del panorama e qualche fiocco di neve sta cadendo sui nostri caschetti, dopo le foto di rito e pochi bocconi di frutta inizia subito la discesa, lungo la cresta della via normale, che dopo ripido canale ci riporta al Laghetto di Zay, sul sentiero percorso al mattino. Siamo tutti contenti e soddisfatti, in vetta c’è stato anche qualche abbraccio e stratta di mano, segno dell’unità del gruppo che ha condiviso questa esperienza.
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In uscita col GAPN di Boccaleone sull'altopiano del Monte Grappa il 21 giugno 2009 |
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Domenica 21 giugno gita fuori dalla Lombardia con il GAPN di Boccaleone, con itinerario semplice e comodo dal contesto fortemente storico: altopiano del Monte Grappa in provincia di Vicenza, area di grandi scontri durante la prima guerra mondiale. Non c’era una meta da raggiungere o un tempo da rispettare, abbiamo camminato su un percorso ad anello, uno dei tanti, osservando i tanti segni che la guerra ha lasciato sul posto: strade e sentieri per portare truppe ed armi sull’altopiano al sicuro dal fuoco nemico, trincee evidenti o ormai semicoperte dalla vegetazione, posti di osservazione sulle creste, la galleria Vittorio Emanuele III aperta solo nel primo tratto e l’imponente monumento eretto a memoria dei migliaia di caduti sia Italiani che austro-ungarici. Sarà stata la nebbia e le nuvole che in alcuni momenti avvolgevano l’altopiano, ma il silenzio calato su questa zona, in passato così “rumorosa”, ha dato a tutto il contesto un’atmosfera incredibilmente unica.
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Salita da Passo S. Marco al Monte Fioraro (2417 m.) , passando per il Pizzo dellle Segade il 14 giugno 2009 |
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Domenica calda ieri 14/06, quindi visto che l’itinerario scelto era tutto sotto il sole, partenza di buon' ora da Seriate e via in auto fino al Passo S.Marco. La nostra meta finale è stata il monte Fioraro (2417 m) passando prima per la grande croce del Pizzo delle Segade (2172 m). Caratteristici i 4 “Totem” trovati in sequenza lungo le creste, ed una volta in cima grazie anche alla giornata fortunatamente limpida, panorama davvero notevole.
Il sentiero si snoda tutto lungo la cresta che parte a est del Passo S.Marco, è sempre ben riconoscibile ed in alcuni tratti un pochino esposto. Volendo, potrebbe essere una buona alternativa in quota al sentiero 101 che si percorre per il giro delle Orobie Occidentali il quale attraversa i pratoni sottostanti le vette, mentre camminando sulla cresta spartiacque tra valle Brembana e Valtellina si può arrivare altrettanto comodamente fino nella zona del passo di Lemma e di Tartano, Laghi del Porcile, S.Simone, Foppolo e poi verso Rif. Longo e Calvi godendo di una vista a 360°.
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La Baita Armentarga sta riaprendo dopo mesi di letargo sotto la neve e risveglio con i dintorni feriti dalle slavine |
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Domenica 31 maggio, in compagnia di Daniele ho fatto una veloce passeggiata alla Baita Armentarga: il tempo incerto ha condizionato tutta la mattinata e, verso mezzogiorno, ormai sulla via del rientro, ci siamo presi anche un acquazzone. Su tutto il percorso sono più che evidenti i segni che le grandi nevicate di quest’inverno hanno lasciato sul terreno, con un sacco di rami ed alberi portati giù dai pendii come fossero piume. Anche la pineta retrostante la Baita Armentarga non è stata non è stata risparmiata, ora son tutti attivi per rimettere le cose a posto, fortunatamente sia la Baita stessa che la chiesetta non hanno subito danni.
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Salita dagli Spiazzi di Gromo-Rif. Vodala al Monte Timogno (2099 m) e sulla Cima Benfit (2172 m) ancora con tanta neve il 3 maggio 09 |
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Domenica 3 maggio ho fatto un giretto semplice e veloce sul Monte Timogno (2099 m) e sulla Cima Benfit (2172 m). Son partito prestino e la prima oretta di camminata l’ho fatta in ombra, fino a quota 1600 circa nei pressi del rifugio Vodala: da li in avanti sole pieno e cielo sgombro da nubi. Presa la ripida traccia sono arrivato in vetta al monte Timogno in poco meno di due ore e da li seguendo la cresta ho proseguito fino a cima Benfit. L’intenzione iniziale era quella di continuare scendendo al Monte d’Avert e con giro ad anello ridiscendere poi all’auto, ma nessuna traccia sulle creste e la neve già un po’ “molle” mi hanno fatto desistere facendomi quindi rientrare dallo stesso itinerario fatto in salita.
Ancora imponenti le cornici di neve aggrappate alla cresta un po’ erbosa ed un po’ rocciosa tra i due cucuzzoli. Anche da queste cime ottimo il panorama ed unico il contrasto tra il verde acceso dei fondovalle con il bianco ancora presente in quota.
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Sono partito di buon'ora da Valcanale, alle 7 ero già sul percorso, salendo prima al Rif. Alpe Corte ed arrivando subito dopo al bivio per il passo Branchino. Da lì ho preso a destra salendo al Passo Laghi Gemelli: nelle prime “macchie” di prato senza neve, i crocus sono ancora in ombra e se ne stanno ben chiusi, li troverò aperti più tardi al rientro nel sole del pomeriggio. Arrivato al passo in circa due ore e mezza, sono salito, poco sopra, alla croce del Monte Giovanni Paolo II (2230 m), dal quale si gode di un bel panorama tra le Valli Brembana e Seriana. Ho deciso a questo punto di non fare lo stesso percorso al ritorno, ma di rimanere in quota facendo tutte le facili creste verso il monte delle Galline e poi proseguire sempre in cresta fino al passo Marogella. Da li su pendio abbastanza ripido e quasi completamente slavinato/franato son tornato sulla traccia per il Rif. Alpe Corte. Mentre scendevo, ho sentito qualche sassetto cadere nel canale: alzando la testa, poco sopra di me, ecco un camoscio che si stava probabilmente gustando i primi freschi germogli.
La giornata è stata completamente limpida: dei temporali che nel pomeriggio ci sono stati in pianura, ho visto solo gran cumuli dietro l’Arera e “compari”.
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Lunedì 23 marzo, svegliatomi con comodo, mi sono messo in moto verso il Pizzo Formico e la sua grande croce, che ho sempre notato salendo in valle Seriana ma verso la quale non sono mai salito per vedere da lassù di quale panorama si può godere. Lasciata la macchina in località la Spessa in prossimità del rif. S.Lucio, son salito fino alla Forcella Grande seguendo un ampia traccia abbastanza ghiacciata, per la maggior parte in ombra nel bosco. Una volta sbucato alla Forcella Grande in prossimità dei ruderi di una baita e della Campana del CAI di Gandino e Clusone (la Forcella immagino faccia da confine tra i due paesi), la vista spazia sui lievi pendii della conca del Farno e del rif. Parafulmen.
Da li ancora una mezzora di cammino e raggiungo la vetta del p.zo Formico soddisfacendo così la mia curiosità: ho trovato un altro bel terrazzone da cui poter osservare le Orobie e tutto ciò che le circonda.
Nonostante il giorno lavorativo, ho trovato in giro un bel po’ di dipendenti dell’INPS (come li chiama il Rega) che si godevano la giornata soleggiata, sentendomi quasi quasi ….. un po’ pensionato anch’io….. poi nei giorni successivi, rientrato al lavoro, son ben presto tornato alla realtà!!! |
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Salita, in Val di Scalve, al Monte Gardena (2117 m.) con molta attenzione al rischio slavine il 21 marzo 09 |
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Sabato 21 marzo, in compagnia di me stesso, ho approfittato dell’aria fredda arrivata sulla nostra provincia e delle basse temperature mattutine per salire abbastanza al sicuro da eventuali scarichi di neve, sul Monte Gardena (2117 m) in Val di Scalve.
Nonostante fosse il primo giorno di primavera la temperatura a Schilpario segnava – 8°C, ma dopo una mezzoretta di cammino con il sole che pian piano si alzava, il freddo son si è più sentito.
Le tracce dei ciaspolatori / sci alpinisti che probabilmente sono saliti negli scorsi fine settimana si perdevano dentro piccole-medie valanghe scivolate a valle in settimana che hanno cancellato segni di ascensioni precedenti, così il percorso me lo sono creato da solo con i ramponi ai piedi. In alto sono molto evidenti spaccature nella neve, che probabilmente con il rialzo delle temperature si scaricherà di nuovo nella conca sottostante: attenzione!
Una volta raggiunta la vetta, dopo circa due ore e un quarto dalla partenza, sono ridisceso velocemente verso il passo Giovetto (1805 m) e da li alla Malga Campelli, dove ho potuto fortunatamente mangiare al sole mentre su Presolana e Ferrante voluminosi nuvoloni lasciavano le piste di sci di Colere in ombra.
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Salita con ciaspole al Resegone da Brumano in Valle Imagna il 28 febb. 09 |
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Sabato il gruppo dei ciaspolatori è aumentato, oltre a Eusebio e Roberta, si è aggiunto anche Michele, così alle 7.30 siamo partiti da Seriate in direzione Brumano (Valle Imagna) con l’intenzione di salire al Rifugio Azzoni ed alla sovrastante Croce del Resegone. A differenza delle passeggiate delle scorse settimane, stavolta nessuna slavina in vista, quindi percorso piuttosto sicuro: in quota cielo blu intenso, vista completa su tutto l’arco Alpino, peccato solo per la foschia che ricopriva tutta la pianura che ci ha nascosto il panorama su Lecco e sui laghi della zona. Nel frattempo nel bosco si inizia a respirare aria di primavera con i primi fiori che sbucano tra foglie secche e chiazze di neve in scioglimento. |
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Tris orobico di Sodadura, Armentarga e Avaro con slavine il 21-22-23 febb09 |
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Al Rif. Gherardi e al Monte Sodadura il 21 febb 09 |
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Sabato 21 febb. 09 giretto con Eusebio e Roberta in val Taleggio, partenza da Pizzino, la strada che porta alla frazione di Quindicina è, come è giusto che sia, ancora impraticabile per le auto, salita al rif. Gherardi e da li fino in vetta al monte Sodadura, che come altre montagne, dice poco come vetta da raggiungere d’estate, ma ha un fascino tutto particolare se salita d’inverno. Ho trovato tanta gente che saliva dal versante ovest (lato rif. Nicola e Cazzaniga) dove la traccia era ampia ben visibile e ciaspolabile, ma questo percorso l’ho fatto in discesa essendo salito con i ramponi dal passo Sodadura per la cresta est ben compatta. Foto in vetta alla Madonnina che sbuca appena dalla neve con in braccio il Bambin Gesù. |
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Da Carona alla Baita Armentarga con grandi slavine il 22 febb 09 |
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Domenica 22 sono salito con mio padre alla Baita Armentarga sopra Carona, e le sorprese sono iniziate subito all’imboccatura del sentiero/strada carrale che da Carona si inoltra nel bosco e comincia la sua ascesa verso il borgo di Pagliari: immediatamente mega slavina sul percorso che ha travolto tutto, alberi, terra, sassi tutto finito a valle nel sottostante neonato Brembo. Persino il Crocefisso ed i cartelli segnaletici CAI non sono stati risparmiati ed attenderanno la primavera ammaccati e ricurvi. Tutta la prima parte del percorso sino a Pagliari e fin su alla cascata della Val Sambuzza era cosparsa di piccoli e grandi scarichi di neve, ma anche proseguendo le masse bianche che si vedevano a monte non mi lasciavano un granchè tranquillo. Più su solita altra grande slavina dalle pendici del monte Masoni che partita quasi dalla cima si è scaricata senza freni fino al fondo della vallata. Raggiunta la Baita e constato che anch’essa è sepolta dalla neve insieme a tutto ciò che la circonda, ci siamo concessi il solito panino e goduti il silenzio più assoluto, senza nemmeno il rumore dello scorrere dell’acqua essendo anche il Brembo ammutolito dall’inverno. |
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Al Monte Avaro il 23 febb 09 |
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Semplice salita al monte Avaro con poche difficoltà ed il “solito” sguardo diffidente verso la costa del monte Triomen sotto la quale si passa prima di prendere la via di vetta. Il pendio ha già scaricato un po’ del suo peso a valle, ma verso la sommità del monte, sono ancora ben evidenti cornici di neve che a volte mi chiedo come facciano a stare dove stanno. Buona l’abituale panoramica sulla valle, si scorge appena il tetto del rif. Benigni, ed ottimo il sole che comincia a farsi davvero caldo nelle ore centrali della giornata. Visto che il Rega ne ha parlato in un paio di puntate del suo meteo, lascio una foto anche della traccia di nubi orografiche viste dalla vetta anche se la macchina fotografica non ha raccolto la ben definita linea tracciata in cielo dalle nuvole. |
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Sabato scorso (16/02) sono ripartito con la solita buona compagnia, verso una metà nuova e tutto sommato fuori dai soliti itinerari, il monte Campione e Campioncino in valle di Scalve. La temperatura alla partenza da Fondi, poco sopra Schilpario, era davvero rigida, -7, ma già si vedevano i primi scorci di sole ed azzurro sbucare dalla nebbia, quindi con fiducia ci siamo incamminati di buona lena verso la valle, un po’ x scaldarci ed un po’ per raggiungere il sole il prima possibile, raggiungendo prima il rifugio Cimon della Bagozza, poi il passo Campelli ed infine le nostre vette, meta della nostra passeggiata. Il paesaggio è stato davvero fantastico. |
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Salita con ciaspole a Ca' San Marco da località Castello di Mezzoldo con un mare di neve il 14 febb. 09 - Immagini anche di slavine e danni alle linee elettriche |
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Non mi sono lasciato sfuggire queste belle giornate limpide, per ciaspolare in compagnia di Eusebio e Roberta. Siamo arrivati in auto fin sopra Mezzoldo, al rifugio Madonna delle Nevi, che ha rischiato grosso visto che sembra che una slavina si sia “appoggiata” ad una parte dell’edificio. Mai vista così tanta neve a bordo strada, anche se di strada dal Ponte dell’Acqua in avanti se ne perdeva ogni traccia. Abbiamo sfruttato per il primo tratto, circa una mezzoretta di cammino, la via battuta da tre motoslitte che cercavano di salire al rifugio S.Marco, poco sotto l’omonimo Passo, ma penso proprio che abbiano rinunciato, perché al rientro, i segni dei loro cingoli li abbiamo trovati li dove li avevamo incontrati al mattino. Meta raggiunta con comodo in circa due ore, giornata freddina, a tratti solo un po’ ventosa ma tanto limpida e soleggiata….. vi lascio immaginare il panorama! |
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Salita con ciaspole al Monte Segnale (2183 m) il 25 gennaio 09 |
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Ieri ho rimesso le ciaspole ai piedi: l’intenzione era quella di partire da Valgoglio e salire alla Baita Cernello, ma una volta uscito dal bosco ed avviatomi verso la condotta dell’acqua che scende dalle dighe Enel a monte, la costa molto ripida, le tracce inesistenti e soprattutto alcune piccole scariche di neve, mi hanno fatto desistere. Così mi son chiesto quale altro itinerario poter seguire e cartina alla mano, ho trovato nella salita al Monte Segnale (2183m) una valida e sicura alternativa. Nessun problema con la tanta neve al suolo e metro dopo metro, bellissima la vista su tutta la valle che si è aperta davanti a me. Il silenzio assoluto ed il tiepido sole che ho trovato in vetta sono stati la cornice ideale x questa giornata all’aria aperta.Nel rientrare ho deviato per la frazione Bortolotti, sopra Valgoglio, da dove partono i sentieri CAI per le escursioni della zona. Qui ho trovato vicino alla chiesetta di S.Rocchino, come mi aveva segnalato mio papà, un crocefisso posato alcuni mesi fa, opera di uno scultore (Chioda) del paese. |
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Uscita in Valtournenche in Val D'Aosta ai piedi della piramide del Cervino il 2 gennaio 2009 |
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Il 2 gennaio ho raggiunto alcuni amici in Valtournenche (AO) per un paio di giorni di sci sulle piste di Cervinia. Non ho fatto foto agli sciatori in pista, ho pensato invece che fosse molto meglio provare a cogliere l’alba sul Monte Cervino che domina la valle, cosa che non capita sicuramente tutti i giorni grazie anche alla limpidezza del cielo. La mini-vacanza è stata ancor più particolare perché l’Hotel-rifugio dove alloggiavamo non è in paese, ma è 7 km fuori dal centro abitato e poi raggiungibile con altri 15 minuti di camminata a piedi. Così i bagagli ce li hanno portati su in teleferica e la sera raggiungevamo l’alloggio con le ciaspole ai piedi e gli scarponi da sci nello zaino! |
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