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SENTIERO DEI ROCCOLI – MENCUCCA
Giovedì 25 Luglio 2013. Promessa fatta va mantenuta, rieccomi a Mezzeno per far nuovamente visita al bel Sentiero dei Roccoli: se non mi ingarbuglierò troppo dovrebbe scapparci pure la salita al Mencucca. Avendone già ampiamente parlato in altre occasioni salto tutta la descrizione fino alla Baita di Campo, attraverso tutto il bellissimo altopiano e riprendo il discorso: i nuovi cartelli rendono impossibile sbagliare, ecco che poco sopra la tettoia giro a sinistra per scendere allo stagno della sorgente. Aggirato il pendio il sentiero si abbassa leggermente per attraversare il grande vallone che scende a destra dei Tre Pizzi, quindi risale una pietraia delimitata da numerosi e simpatici omini di sassi: ora il sentiero scende un pochino e si infila nella fitta distesa di mughi, con andamento altalenante pervengo al Roccolo del Verroppio e sempre in trincea aggiro un nuovo costolone, la vegetazione si dirada e in leggera discesa raggiungo il vallone alle spalle dei Tre Pizzi. Nel periodo del disgelo in questa conca si forma uno stagno effimero di cui oggi non resta traccia, al termine del pianoro che lo ospita trovo il cartello indicante la traccia bollata che a destra sale verso il nuovo bivacco, io invece proseguo dritto e attraversata una zona umida ricomincio a salire dentro i mughi, ora il sentiero si fa più disagevole: una rosseggiante piccola pietraia mi porta in breve ad un suggestivo anfratto utile come riparo d’emergenza, appena oltre ecco presentarsi una modestissima paretina che il sentiero vince con l’aiuto di qualche piolo e una catena. Il sentiero propone anche piccoli strappettini e attraversando nuovi macereti sale verso il cartello che indica la deviazione per il Mencucca, direzione che seguirò al ritorno: scendo verso un successivo macereto che attraverso in piano e dopo aver superato un passaggio un po’ esposto attrezzato con catena di sicurezza, ecco che vado a raggiungere il Roccolo dei Larici, poi passando tra poderose barriere ferma valanghe ecco che arrivo al bellissimo poggio col Roccolo della Fontana, angolo tenuto con gran cura, dove trovo un cartello che segnala il sentiero che si abbassa verso Roncobello. Io invece proseguo in suggestiva trincea sul crinale, arrivando immediatamente ad un ultimo saltino attrezzato con pioli e catena, ma è il tratto successivo a rivelarsi frizzante: nulla di difficile però il sentiero diventa decisamente più disagevole, proponendo anche passaggi sdrucciolevoli che richiedono particolare attenzione. Compare il cartello del Roccolo del Cornela, che però non riesco ad individuare, proseguo e con traversone ondulato ecco che infine arrivo in leggerissima discesa al “terrazzone” a sbalzo del Roccolo del Corno: un possente muro sostiene un piatto terrapieno da cui si gode una superba vista sulla Valsecca, dal sottostante Roncobello alla più lontana Lenna. Al culmine della collinetta retrostante è posizionato il roccolo, che invero mi si presenta come il più malconcio di tutti quelli fin qui toccati, ma la sorpresona è lì ad attendermi: mi sposto di qualche metro verso il palo forse di un’antenna e mi si para davanti una strepitosa veduta di Branzi con la sua vallata, ciliegina sulla torta di questo gran bel sentiero recentemente e ottimamente ripristinato. Anche qui c'è un cartello che indica la possibilità di scendere a Roncobello, dopo aver consumato una panoramicissima pausa mensa torno sui miei passi fino al cartello del Mencucca, mia prossima meta: il sentierino compie una breve traversata dentro una vegetazione abbastanza fitta, il che mi fa temere di veder scomparire la traccia, cosa che in effetti avviene. Ma nel frattempo sono sbucato in un vallone molto aperto in cui la vegetazione man mano si sale si dirada fino a sparire, non serve a nulla cercare di seguire le labilissime tracce o intestardirsi a scovare i tre o quattro minuscoli omini presenti, basta solo alzarsi più o meno al centro del vallone: i pendii, un po’ ripidini, diventati nel frattempo totalmente erbosi conducono comunque ad una sella, basta girare a destra e in breve raggiungo la già visibile Croce del Pastore, le pendenze si smorzano tantissimo per trasformarsi nella pianeggiante vetta del Muncucca. Deturpata da invadenti ma purtroppo necessarie barriere paravalanghe, questa lunga e strana cima di cui riesce difficoltoso capire il punto più alto offre comunque delle interessanti vedute, particolarmente bella quella che abbraccia per intero tutto il dirimpettaio Pietra Quadra: percorro fedelmente il crinale, appare il Bivacco Tre Pizzi, so che è possibile scendere sul versante nord per un canale attrezzato, decido di tentare l’avventura. Comincio a scendere senza particolari problemi seguendo fedelmente il crinale, tenendo sempre bene d’occhio la mia sinistra, non ho mai percorso questo itinerario non ho la più pallida idea di dove sia posizionato il canale: in corrispondenza di un ripiano me lo vedo spuntare all’improvviso e devo dire che la prima impressione è tutt’altro che rassicurante. Compare una fune metallica, si dirige dritta dritta verso una parete rocciosa che sembra precipitare verso il basso: ma a sorpresa scopro che il sentierino si abbassa su una cengia di roccette e erba che lambisce la base della parete stessa, una specie di canalino sicuramente impegnativo ma non impossibile. Il tracciato è interamente servito dalla fune, scendo a lungo intrufolandomi in passaggi stretti tra rocce e vegetazione più in basso si va un po’ a zig zag, la presenza della fune si rivela indispensabile: è un percorso tutt’altro che banale, ma se si ha domestichezza con questo genere di terreni l’avventura risulta infine divertente, purchè si rientri nella categoria degli escursionisti esperti, massima prudenza e attenzione comunque..!! Ecco un breve traverso finale e un ultimo pendio ripido, fuoriesco dal canale, ora non mi resta che raggiungere il sovrastante e vicino colletto: bel colpo d’occhio sul laghetto ai piedi dei Tre Pizzi, giro a sinistra e un paio di minuti di ripido prato mi conducono sulla soglia del bellissimo Bivacco Tre Pizzi, un gioiellino incastonato a sbalzo su Trabuchello. Ma è tutta la grande conca ai piedi del Pietra Quadra ad avermi conquistato fin dalla prima volta, ogni volta che salgo quassù mi metto a girovagare sulle selvatiche alture per scoprire vedute e angoli defilati: oggi invece mi “accontento” di godermi le rive del suggestivo Laghetto del Pietra Quadra, uno degli angoli delle Orobie che amo di più in assoluto, lo saluto con un pizzico di dispiacere per avviarmi sulla via di casa. Non mi resta che tornare alla Baita di Campo seguendo il sentiero classico, saluto anche l’altopiano e mi rituffo verso Mezzeno: bellissimo questo giro, selvaggio e solitario al punto giusto, perfetto per chi vuole spingere la propria curiosità là dove non arriva l’escursionismo di massa. |
Immagini totali: 64 | Ultimo aggiornamento: 16/10/13 16.38 | Generato da JAlbum & Chameleon | Aiuto |