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Venerdì 28 7mbre 2012. Salendo nel corso degli anni al Benigni, il mio sguardo era stato più volte attratto dalla lunga linea di cresta posta dirimpetto alla bastionata che ospita il rifugio, cresta che alza al cielo due elevazioni battezzate Pizzo di Giacomo e Torrione di San Giacomo, oggi non mi limiterò a guardarle da lontano, se tutto filerà liscio salirò lassù. Parto dalla curva di Sciocc e percorro il sentiero del Benigni fino ad incrociare quello che sale da Ornica: qui si deve scendere in tale direzione per poche centinaia di metri, quindi innestarsi sul sentiero che risale la bellissima Valpianella e portarsi alla Baita Nicola. ( Io in realtà, fidandomi di un sentierino poi rivelatosi inesistente, sono giunto alla suddetta baita con un traversone avventuroso sulle pendici orientali del Pizzo di Giacomo: non ve lo descrivo perché è sicuramente molto più ragionevole seguire il sentiero della Valpianella...) Supero la Baita Nicola, mi porto sul pianoro sovrastante e presso i ruderi della baita Pastrengo mi fermo ad osservare per bene i pendii verso nord: il Torrione di San Giacomo occhieggia maestoso, alla sua destra la montagna prima scivola a formare una sella, poi risale un pezzettino trasformandosi nel Pizzo di Giacomo. I pratoni di quei versanti non ospitano sentierini, dovrò inventarmene uno che arrivi a quella sella, la linea da seguire si delinea nella mia mente, cerco di memorizzarla: davanti a me si erge un primo salto roccioso che decido si aggirare sulla sinistra, poi mi alzo gradualmente verso destra, ma la pendenza dei pendii è molto più tosta di quello che poteva sembrare dal basso e l'attraversamento di alcuni canali richiede attenzione, cerco di seguire quella mia linea immaginaria , che però devo continuamente adattare a ciò che la montagna mi para davanti. L'importante è aver memorizzato la posizione della sella ed ecco che finalmente la raggiungo, arrivare quassù dalla Valpianella è sicuramente pane per escursionisti esperti: niente di particolarmente difficile, ma bisogna essere abituati a pendenze severe su terreni selvatici. La sella è ampia, il Pizzo di Giacomo mi attende a destra con pendii tutt'altro che invitanti, per fortuna sono presenti alcuni omini: risalito il prato per qualche decina di metri, mi indirizzano bruscamente a sinistra sul versante nord, dove trovo un sentierino che fila via pianeggiante alla base di un salto roccioso. All'improvviso a destra si apre un canalino di facili roccette e sfasciumi, totalmente invisibile fino ad ora, pochi minuti di semplice sebbene ripida salita portano ad una targa commemorativa degli Alpini di Ornica, qualche passo ancora ed è subito vetta: grande e bello il panorama quassù, un grosso omino di sassi mi fa compagnia mentre scruto gli orizzonti, dominati dal vicinissimo Torrione di San Giacomo. Il Torrione mi attrae e mi respinge, rimango un bel po' a studiare i suoi pendii, finché individuo una possibile via di salita: proverò a conquistarlo, riservandomi però di fare dietrofront in qualunque momento. Torno fedelmente sui miei passi e ridiscendo alla sella, un sentierino si addentra sui versanti nord conducendo ad un piccolo ed inaspettato altopiano, che abbandono per salire a naso fino alla base della bastionata est del Torrione: sono un po' preoccupato, l'impatto è piuttosto impressionante e non ci sono indicazioni o aiuti se non qualche sparuta traccia, ma è il momento di provarci. Comincio col superare un chiaro sassolone inclinato, poi prendo leggermente a sinistra e risalendo un canalino roccioso (attenzione se umido...) arrivo su un terrazzino erboso: ecco che le tracce mi portano all'estrema sinistra, dove addossato ad una verticale parete si cela una specie di budello che dopo qualche metro sterza improvvisamente di 90 gradi per infilarsi sotto una breve galleria naturale. Il passaggio è molto divertente e la salita fin quì non presenta difficoltà rilevanti, sono rinfrancato, proseguo ora su pendii di roccette ed erba, ritrovandomi poi in un canale con le medesime caratteristiche: mi alzo senza problemi verso sinistra, ecco che inaspettatamente mi ritrovo direttamente in vetta: molto più facile e veloce di quel che pensavo, ne resto un po' stupito. E' sicuramente una cima più impegnativa del Pizzo di Giacomo, la mancanza di bolli e omini la rende decisamente riservata ad escursionisti esperti, ma tecnicamente è meno ostica di quanto uno potrebbe pensare: bisogna solo riuscire ad individuare la via di salita giusta, poi il Torrione di San Giacomo si rivela una vetta di bella soddisfazione, i panorami che mi offre sono ovviamente quasi la fotocopia di quelli del fratellino minore, ma va benissimo così. Per concludere la giornata decido di raggiungere il Benigni, torno diligentemente alla base del Torrione seguendo la via di salita e mi infilo giù da una facile valletta che sfocia dritta dritta sulla traccia del sentierino proveniente dalla sella: ora mi addentro sul versante nord, con andamento suggestivo mi incammino all'ombra di alte pareti rocciose. Ad un certo punto smarrisco la traccia, ma ormai sono ad un passo dalla Bocchetta di Piazzotti e visto che le gambe trotterellano ancora discretamente mi concedo lo sfizio di salire la dirimpettaia Cima di Valpianella, che raggiungo dopo essermi portato alla Bocchetta di Trona. Eccomi di nuovo ad ammirare i bellissimi panorami di questa cima, eccomi per l'ennesima volta scendere sulle adorate pietraie che portano direttamente al Lago Piazzotti, eccomi di nuovo sulla soglia del piccolo Benigni: sono qui per salutarlo, è il mio commiato per il 2012, non tornerò che l'anno prossimo. "Salendo nel corso degli anni al Benigni, il mio sguardo era stato più volte attratto dalla lunga linea di cresta posta dirimpetto alla bastionata che ospita il rifugio, cresta che alza al cielo due elevazioni battezzate Pizzo di Giacomo e Torrione di San Giacomo, oggi non mi limiterò a guardarle da lontano, se tutto filerà liscio salirò lassù...." : il mio oggi è stato lassù. |
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