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Lunedì 13 Maggio 2013.
Mi ero più volte ripromesso di andare a visitare Pusdosso e ho una gran voglia di ritornare in quel luogo magico che è il Monte Colle: perchè non unire le due cose..?? Detto fatto, mi ritrovo a parcheggiare la macchina a Fondra, mi avvio sulla mulattiera per Pusdosso: fin da subito resto colpito dalla bellezza di questo tracciato, la mulattiera è un capolavoro acciottolato che sale nel bosco con pendenza decisa, è davvero molto bella..!! Cammina cammina ecco che arrivo a Cornelli, piccolo nucleo di case che mi regala l'impressione di essere in un altro tempo, dove tutto seguiva il ritmo dei propri passi. Sensazione che non viene scalfita neanche quando mi ritrovo ad attraversare alcune volte la sterrata che sale verso Foppa, sensazione che viene ulteriormente accentuata quando poco sopra prendo a destra e risalgo un pratone da cui all'improvviso fa capolino Pusdosso: già arrivare qui è costata una discreta fatica, penso a chi nei tempi andati magari per lavoro percorreva questo tragitto quotidianamente. Ora la strada si è avvicinata al paesello, ma chi vuole raggiungere Pusdosso non può che farlo a piedi: adesso che lo posso vedere pure io mi rendo conto della pace che regna quassù, Pusdosso è davvero quel piccolo gioiellino di cui avevo tanto sentito parlare. Mi aggiro tra le case, sosto alle panchine della piazzetta, mi disseto alla fontana, faccio quattro chiacchiere con chi si sta prendendo cura del restauro della chiesetta: l'attaccamento degli abitanti a questo paesino è palpabile, a loro va tutta la mia stima e ammirazione..!! Chiedo informazioni sul sentiero che sale alle Torcole, mi indicano un cartello a lato della fontana: la freccia è verticale, mai indicazione sarà tanto profetica. Salgo ad un bacino dell'acquedotto e giro a destra, sfioro una baita ristrutturata e per qualche metro vedo il sentiero spianarsi: pia illusione, ecco un tornante a sinistra, il sentiero comincia a salire in una faggeta che man mano si sale si arricchisce di pini. Il sentiero è molto ripido e in diversi punti si presenta coperto da abbondanti foglie secche che rendono difficoltoso sia il cammino che l'individuare il tracciato: a tal riguardo sfrutto al massimo la mia esperienza da fungaiolo e aguzzo la vista per individuare sui tronchi i preziosissimi segnavia. Dopo un bel pezzo e parecchia fatica arrivo ad un piccolo pianoro erboso con baitello defilato, il sentiero si sposta pianeggiante verso sinistra, nuovo strappo e poi nuovo traverso dove il sentiero si restringe tantissimo: cammino in piano e all'improvviso un grande pino chiude la strada, tanto che torno indietro convinto di aver sbagliato traccia. E invece è tutto giusto, rincuorato dai segnavia ritorno davanti al pino, scoprendo che il sentierino sfiora il tronco e prosegue oltre infilandosi sotto la chioma: arrivo ad un ruscello, scende da un incassato vallone che ora il sentiero comincia a risalire con pendenze feroci, davvero molto faticoso questo tratto. Subito un consiglio, appena sbucate nel vallone cercate di memorizzare bene il punto esatto dove si attraversa il ruscello: c'è un grande pino, servirà come importante punto di riferimento per il ritorno. Il sentiero affronta il tremendo vallone senza fare sconti, poi si sposta verso sinistra con un traversone dove qui e là la pendenza si smorza leggerissimamente: si arriva su una specie di dorsale e sempre spostandosi verso sinistra ci si porta su un pendio sempre molto molto ripido che si conclude col prato alla cui sommità spuntano i muri verdi dell'ex Roccolo delle Fontane. Che faticata ragazzi..!! Non pensavo che questo sentiero fosse così ripido..!! Sequestro immediatamente la panca del roccolo per un'indispensabile pausa spuntino: vero è che ora comincia un tratto decisamente più dolce e meno faticoso, ma la mia strada è ancora lunga, meglio rimpolpare le energie. Ecco così che oltrepasso la seggiovia Gremei, la dorsale panoramicissima prosegue con un crinale largo che poi si abbassa a lungo fino ad uno stallone: la salita successiva parte ripida per poi addolcirsi man mano mi avvicino al Forcolino di Torcola: la giornata bellissima esalta ancor di più lo stupendo panorama che mi circonda e allo scollinamento appare la vallata di Carona in tutta la sua bellezza. Scendo fino alla baita dei cacciatori, la prima che si incontra, secondo la vecchia cartina in mio possesso ci dovrebbe essere un sentiero che risalendo il prato retrostante porta fino al crinale dell'anticima sud del Pizzo Badile: provo a salire ed effettivamente quì e là qualcosina sembra apparire, ma è soltanto il mio istinto che mi consente di individuare i passaggi migliori tra la vegetazione, se davvero c'era un sentiero è chiaramente andato perduto. Arrivo al vicino crinale senza particolari problemi, quand'ecco che una traccia spunta davvero, con tanto di omini e sparuti vecchi bolli gialli ad indicarla: penso provenga dal Forcolino di Torcola, la aggancio e mi porta a spasso in una valletta pianeggiante sulla cresta, poi mi alzo fino a delle roccette tra i mughi che affronto con l'aiuto delle mani, niente di particolarmente impegnativo. Mi ritrovo su una cresta, resto più o meno in prossimità del filo e con tracciato non banale affronto altri piccoli passaggi di roccette cui presto la dovuta attenzione: ecco la piccola croce, finalmente la vetta del Pizzo Badile è raggiunta..!! E' stato davvero molto faticoso raggiungerla da Fondra, ma cosa mi è saltato in mente, non avevo studiato bene la cartina, pensavo fosse più corta e tranquilla: però ora qualsiasi fatica viene abbondantemente ritemprata dal panorama che questa cima offre, davvero superlativo..!! Me lo godo per bene e siccome è giornata fortunata dal punto di vista meteo decido di scendere dal versante opposto per raggiungere il Monte Colle: quando mi ritrovo in cima ai pratoni che più giù mi depositeranno alla baita e alla croce sbilenca mi si apre il cuore, cammino con davanti quello che considero uno dei più bei panorami in assoluto delle Orobie, questi passi non hanno prezzo. Scendere a toccare questa particolare croce di larice è una deviazione che mi costa ulteriore fatica, perchè ora devo risalire fino al Forcolino e il dislivello che ho fin qui affrontato è già davvero notevole: supero i bellissimi Baitelli e raggiungo di nuovo il passo, sono consapevole che dopo l'iniziale discesa mi resta ancora un ultimo faticoso strappo fino alla stazione d'arrivo della seggiovia. Tutta la dorsale sfila nuovamente sotto i miei scarponi e finalmente arrivo all'ex roccolo, le mie gambe pretendono una sosta merenda alla panca, guardo la cartina e mentalmente tiro due conti approssimativi che troveranno poi conferma con la calcolatrice a casa: complessivamente ho affrontato 2000 metri di dislivello in salita e li sento tutti..!! La stanchezza è palese, ma rimane tutta la ripida discesa verso Pusdosso e Fondra, la affronto cercando di preservare le ginocchia, la discesa sembra interminabile e costringe alla massima attenzione per non perdere il sentiero: quando finalmente arrivo a Pusdosso mi rendo conto che la spia della riserva è bella e scattata, mi fermo perciò per altre due chiacchiere, godendomi la bella luce del pomeriggio inoltrato. Ciao Pusdosso, è stato bello averti conosciuto..!! Riprendo a scendere, la ripida mulattiera per Fondra mette a dura prova le ginocchia, cerco di attutire al massimo i colpi, cammino quasi in punta di piedi, niente da fare, quando arrivo alla macchina sono parecchio indolenzite, ma ho un ultimo favore da chiedere loro: portarmi per 5 minuti a visitare Fondra. Accettano, purchè non mi azzardi a far fare loro altri metri in salita: ecco perciò che attraverso il ponte adiacente il parcheggio, mi porto alla scalinata della chiesa e riattraverso il Brembo su un antico ponte che immette nel piccolo centro storico. Scopro così scorci del paese che non si intuiscono minimamente percorrendo la sovrastante provinciale: un'ultimissima piacevole scoperta, ciliegina sulla torta di un'escursione estenuante ma che mi ha regalato emozioni indimenticabili |
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