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Venerdì, 14 7mbre 2012. Non me ne vogliate se torno a raccontare di una montagna già proposta un anno fa: forse mi sono innamorato di quello stupendo viaggio in cresta che si chiama Pegherolo. Però in quell'occasione nello scrivere il testo ero andato totalmente a memoria, rileggendolo mi sono accorto di qualche imprecisione: stavolta ho preso abbondanza di appunti, rifaccio il compito con una sintetica descrizione tecnica. Si sale fino al Passo di San Simone per sterrata o piste e al valico si gira a sinistra su sentierino, che tagliando tutto il versante sotto le Canne d'Organo porta al vallone detritico dove serpentine discretamente faticose depositano al Passo d'Erba: ecco una breve discesina seguita da un traversone, dopo pochi minuti si aggancia la lunghissima cresta del Cavallino - Pegherolo. Con tracciato ondulato il sentierino porta ad un dosso che cela una breve e facile paretina, da scendere con l'aiuto di una catena: segue un tratto sostanzialmente pianeggiante, poi il sentierino affronta la ripida cresta che dopo aver vinto oltre una cinquantina di metri di dislivello deposita sul Pizzo Cavallino. Qui ci si abbassa per alcuni metri lungo un ripido pendio di franosi sfasciumi, superati i quali ci attende la risalita di un breve colletto attrezzato con esilissima catena: occhio alla discesina successiva, cui segue l'attraversamento di una piccola parete inclinata. Facendo bene attenzione ai bolli ci si riporta immediatamente in cresta, poi si prosegue affrontando un paio di lunghi e faticosi dossi: attenzione, il percorso fin qui descritto si svolge costantemente sul filo di una cresta sempre molto esposta sui due versanti..!! Purtroppo dalla vetta del secondo dosso si devono perdere almeno un centinaio di metri di dislivello, la cresta per un attimo si allarga poi si restringe di nuovo sul consueto stretto filo: in fondo ecco che si apre il mondo del Pegherolo, si volta pagina, siamo alla Piodessa. Si comincia col risalire di sbieco una parete con orme scavate appositamente nella roccia, poi si arriva al sottilissimo filo che per qualche decina di metri non consente l'incrocio di due persone: lo confesso, questo tratto mi entusiasma a dismisura, in alcuni punti la larghezza della cresta non supera i 40-50 centimetri..!! E bisogna cavalcarla col vuoto sul versante di Valleve e pendii che non perdonerebbero un errore su quello di Mezzoldo, quindi occhio..!! Oltretutto questo segmento non è provvisto della benché minima catena, indispensabile non soffrire di vertigini..!! Si affronta ora una elevazione, quindi ci si abbassa ad un colletto dove un bel bollo ci invita ad andare a sinistra: si affronta un traverso sul versante di Valleve, reso un po' delicato dalla presenza di detriti, arrivando così ad un nuovo ampio colletto chiuso da una frastagliata parete su cui evidenti bolli indirizzano all'attacco della prima catena. Catena che spostandosi leggermente a sinistra permette di superare un breve e verticale saltello, poi altre facili roccette portano in cima ad un dosso dove si deve nuovamente girare sul versante di Valleve per affrontare un delicato traverso: questo è decisamente più esposto del precedente e a mio avviso qui una bella catena non guasterebbe davvero..!! Si scende poi ad un minuscolo colletto da cui dipartono due profondi canali ghiaiosi, quindi ci si alza su facili roccette che verso destra portano in pochi metri alla breve e facile seconda catena, ma è il pendio successivo che si rivela un po' rognoso: la traccia si mette a zizzagare tra sfasciumi e saltelli rocciosi, il pendio molto ripido esige costante attenzione e passo felpato, soprattutto in discesa, vietatissimo scivolare..!! La cresta ora si impenna nel torrione finale, dove una lunga catena consente di risalire con relativa facilità la profonda spaccatura centrale: successive roccette riportano sul filo di cresta che per un attimo si presenta addirittura larga e pianeggiante, la grande croce di vetta appare ormai vicinissima, ma ecco che subito la cresta si restringe in passaggini molto esposti. Il Pegherolo non ha finito di chiedere dazio, non restano che pochissimi metri alla vetta quando ecco presentarsi l'ultimo saltino roccioso, che costringe di nuovo all'uso delle mani: è davvero l'ultima volta, neanche il tempo di dire amen e la vetta è conquistata. La "fredda" descrizione tecnica finisce qui, ma permettetemi di aggiungere qualche frase "calorosa", oggi il Pegherolo mi ha fatto un regalo davvero speciale: ho compiuto tutta questa meravigliosa cavalcata in tranquilla solitudine, non ho incontrato nessuno all'andata né al ritorno. Eravamo solo io ed il Pegherolo, immersi dentro panorami mozzafiato, coccolati da una giornata stupenda: mi sono sentito in totale simbiosi con lui, mi sono sentito ora roccia, ora prato, ora cresta. Mi sono sentito vento e precipizio, catena e ghiaione, croce e delizia: volavo all'istante in ogni angolo che il meraviglioso panorama di vetta mi offriva, dove cadeva il mio sguardo io ero lì. Ho assaporato la salita nel fresco chiarore del mattino, ho goduto il ritorno nella morbida luce del tardo pomeriggio, ho vissuto un giorno intero della mia vita in cammino sulla ruvida pelle di una magnifica montagna: Pegherolo, Mon Amour.... |
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