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Domenica 23 Febbraio 2014.
Quando il Linzone mi ha visto parcheggiare la macchina l'ho sentito borbottare: "Ma te set amò che..?!". Sì, sono ancora quì perchè la cartina nuova fiammante acquistata al Comune di Roncola San Bernardo (costo 2 euro...) ha scatenato in me una curiosità da soddisfare, l'ho salito da tutti i versanti ma questo mi mancava: è mia intenzione andare a fare asciugare le ossa sul sentiero che risale il Monte Piacca, piccola elevazione che il Linzone mette a guardia del Colle d'Albenza, posto sul lungo costolone che dalla vetta scende in perfetta direzione sud. Ecco perciò che all'altezza dell'ultimissimo tornante della provinciale che sale da Almenno giro a sinistra e imbocco Via Cave Quarzo, dopo cinquanta metri stretti e asfaltati parcheggio nello spiazzo di fronte ad un nuovo edificio rosso mattone: mi avvio sulla pacifica e pianeggiante sterrata che da lì in poi si inoltra nel bosco, rimanendo sempre sull'evidente tracciato principale quando arrivo a due bivi poco oltre. L'ampiezza del tracciato tradisce le origini della stessa, venne infatti realizzata per coltivare cave di quarzo e diaspro: dopo una decina di minuti arrivo ad un'area picnic, purtroppo oggetto di vandalismo, ed osservando la conformazione a terrazzamenti della zona mi rendo conto che sono in una cava recuperata, la vegetazione presente è ancora piuttosto giovane ma ha già naturalizzato ottimamente il sito. Continuo sulla comoda sterrata, nessun cartello ne vieta la percorrenza in auto ed invero c'è da dire che il sedime è in buone condizioni: infatti ecco che ad un curvone trovo parcheggiata una comunissima utilitaria, sopra me è adagiato il grande prato di Prabagiocc con relativa baita ristrutturata: con piccola trasgressione lo risalgo per godermi la bella visuale sulla sovrastante costiera della Corna Rocchetta e del Linzone, mentre dirimpetto si disegna il profilo del Monte Piacca, con nell'angolino le baite presso cui dovrei trovare il sentiero che mi porterà sulla cima dello stesso. Tornato sulla sterrata mi imbatto subito in una cabina elettrica da tempo abbandonata e in rovina, che purtoppo qualche incivile ha utilizzato come discarica personale: appena più avanti si materializza l'inquietante rudere di un grande manufatto in cemento sicuramente al servizio delle vecchie cave, forse un silos o una tramoggia. Eccomi ad un bivio, rimango sul tracciato principale che fattosi più sassoso sale ad un vicino ed ampio tornante: è arrivato il momento di abbandonare la sterrata, prendo a sinistra uno stretto tratturo chiuso da una sbarra facilmente aggirabile e in leggerissima discesa arrivo fino al solco di un vallone presso cui la pista finisce. Inizia il sentiero totalmente pianeggiante che in breve mi porterà alle cascine "La Baita", è molto agevole e tra belle e precoci fioriture arrivo ad un cancelletto che si può tranquillamente oltrepassare: si dischiude un bellissimo bosco di rade e maestose betulle, ecco che arrivo ad un nuovo cancellino che però non oltrepasso, sono nei pressi della baita più bassa e guardando la cartina mi accorgo che sono esattamente alla stessa quota di dove ho lasciato la macchina. Ho raggiunto il costolone meridionale del Monte Piacca, adesso inizia la salita vera: 600 metri di dislivello mi separano dal Linzone, una specie di "Direttissima Sud" che vado a percorrere per la prima volta. Giro a destra e appena sopra tengo nuovamente la destra, il sentierino sale a fianco delle baite sovrastanti infilandosi velocemente nel betulleto, che da lontano sembrava bello ma entrandoci scopro essere totalmente invaso dai rovi: impossibile sbagliare direzione in quanto l'unico spazio libero è proprio quello relativo al sentierino, che bello ripido e scivoloso si rivela essere praticamente una linea retta tracciata sulla massima pendenza. Sbuco un paio di volte su sentieri che tagliano trasversalmente il pendio contornandolo con fare pianeggiante, ma io tiro ogni volta dritto sul sentiero in salita, poi con apprezzabile fatica ecco che sbuco in una radura: il bosco ricompare subito ma in maniera più rada, i rovi come d'incanto spariscono quasi totalmente, pochi minuti e sbuco su quello che dal basso mi appariva come un dosso e sorpresa.!! La vetta del Monte Piacca mi svela il suo originale profilo: quello di un lungo crinale pianeggiante dove è disegnato un curioso corridoio erboso, insolito spartiacque a dividere in due il betulleto puro che contraddistingue i due versanti della montagna. Suggestivo questo Monte Piacca, la passeggiata pianeggiante dura circa 200 metri: la vetta culmina con un piccolo rialzo prativo, ecco che all'improvviso si schiude la bellissima vista sul sottostante Colle d'Albenza, col l'altrettanto bel colpo d'occhio sul dirimpettaio Linzone. Sulla destra è adagiata la cascina presso cui dovrei trovare il sentiero che mi sono prefisso di percorrere al ritorno: purtroppo questo bucolico angolino schiude anche la vista sull'immensa cava della Corna Massaia, visione terribile acuita dal fatto che pur essendo domenica sento lo sferragliare meccanico di macchinari in funzione. E' lo scotto da pagare di questo versante del Linzone, che dal Monte Piacca mostra la ferita della cava in tutta la sua enormità, molto più grande di quanto si possa scorgere dalla vetta. E a proposito di vetta eccola quì proprio dritta davanti me, il Linzone sembra vicino ma nel momento in cui scendendo pochi metri arrivo alla bella sella ecco che la cartina sentenzia che mancano esattamente 350 metri di dislivello: mica pochi..!! La salita riprende immediatamente con uno strappo mica male, il sentierino è molto evidente ed entra nuovamente in un breve, bellissimo e luminoso boschetto di betulle: sbucato su un dosso prativo l'ambiente acquista un aspetto più roccioso ma assolutamente facile, tanto che si potrebbe procedere senza difficoltà a naso. Il sentierino invece entra in nuova vegetazione e pian piano mostra inequivocabili aspetti di vera e propria mulattiera che la dice lunga su quanto fosse importante questo tracciato per la vita quotidiana di chi quassù portava bestiame al pascolo o addirittura viveva: infatti il sentiero mi porta dirimpetto le cascine ormai perdute di Cà Bassa che è meglio non avvicinare troppo, su un'architrave di quella crollata leggo la data 1899. Il sentiero ora gira verso destra, una lunga e abbondante lingua di neve me lo inghiotte, decido di salire in linea retta: nessunissima difficoltà, devo solo puntare alla sovrastante cascina Carenini che raggiungo in pochi minuti. Anche lei versa in cattive condizioni, tanto da essere stata recintata: ora non resta altro che portarsi in vetta e decido di farlo girando a sinistra per andare a far visita al vicino e splendido angolino appena sotto la croce, che ospita un paio di belle baite ancora in buona salute. Poi punto dritto la vetta, su cui stanno convergendo parecchie altre persone: tanta bella neve accompagna gli ultimi metri della mia salita, la Direttissima Sud è agli sgoccioli e me la godo lentamente con gran soddisfazione. Sono davvero contento di aver aggiunto questo versante alla mia collezione, pur riconoscendo che altri itinerari sono senza dubbio più accattivanti non esito a dire che anche questa escursione merita sicuramente di essere compiuta: è quindi con gioia che per l'ennesima volta rendo saluto alla croce di vetta, Linzone porta pazienza ma sono ancora quì..!! Oggi è giornata festiva, gente che va e che viene senza sosta, parapendii e deltaplani svolazzano numerosi: io mi perdo come al solito ad ammirare panorami, ma non sosto a lungo come altre volte in quanto soprattutto verso le pianure risultano alquanto sporcati da foschie, dopo mezz'oretta inizio la discesa ripercorrendo fedelmente i miei passi fino al Colle d'Albenza: mi porto alla baita e prendo l'evidente mulattiera che si abbassa per poi entrare nel bosco in corrispondenza di un tornante, lasciando il posto ad una specie di tratturo rinaturalizzato che dopo aver sfiorato un rudere mi porta in una manciata di minuti a sbucare davanti ad una baracca verde, adiacente il tornante di un'ampia sterrata. La seguo brevemente in discesa ed arrivato ad un bivio prendo la sterrata che sale leggermente a sinistra per poi disegnare un lunghissimo traversone pianeggiante: mi rendo conto che sono nei terrazzamenti dell'ex cava di quarzo, anche loro sono stati totalmente rinverditi. La sterrata comincia a scendere a tornanti, ecco che in breve sbuco proprio sopra il grande manufatto in cemento visto all'andata, sono ad un bivio: una sterrata prosegue pianeggiante a sinistra nel bosco, io scendo a destra ed in breve sono al grande tornante dove inizia il tratturo chiuso da sbarra che avevo preso al mattino, non mi resta che la tranquilla passeggiata rilassante fino alla macchina, la raggiungo senza fretta in una ventina di minuti. Ecco quindi finita la mia escursione, sto per entrare in macchina quando sento il Linzone borbottare "Al tè piasìt, set contet..??" Che domande Linzone: tu lo sai che non mi deludi mai, certo che mi è piaciuto..!! Ciao, alla prossima... |
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