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Venerdì 28 Marzo 2014.
Insolita escursione in quel di Olmo al Brembo, punto di partenza per andare alla scoperta del sentiero che collega la propria contrada Cugno di Sotto con la corrispettiva Cugno di Sopra, posta invece in comune di Santa Brigida: percorso di antica importanza dotato di nuova e ottima segnaletica, un piccolo viaggetto che mi ha offerto scorci sorprendenti fin da subito. Quando affronto percorsi a me nuovi con partenza da un centro abitato tralascio qualsiasi fretta, nessuna partenza a razzo per battere record: la mia indole preferisce assaporare la storia dei luoghi che mi accolgono, Olmo e i suoi dintorni hanno sopportato a lungo il mio curioso girovagare per alture e vicoli. Proprio dall'antica Via Portici inizia il mio viaggetto, mi inoltro sulla mulattiera che in breve porta al ponticello e scavalco il torrente Val Mora, girando a sinistra mi alzo qualche metro di quota, la mulattiera con andamento piuttosto ardito mi conduce poi in leggera discesa a Cugno di Sotto, che mi si presenta con uno scorcio suggestivo: pur avendo risalito centinaia di volte la Valle Stabina mai mi ero fermato a visitare questo piccolo pugno di case che a mò di sentinella presidia l'imbocco della valle e devo dire che anche quì tra resti di portici, vicoletti e chiesetta di San Pietro ce n'è abbastanza per solleticare commenti di ammirazione. Un cartello annuncia che sono sulla Strada di Cugno, la cartina escursionistica dei Sentieri di Santa Brigida mi aveva svelato la presenza di tale via di comunicazione, ma ignoravo totalmente fosse così ben segnalata: ecco che torno brevemente sui miei passi, appena fuori la frazioncina un cartello mi indirizza a sinistra, una mulattiera si alza con vigore e dopo qualche minuto sbuco sul bel poggio prativo di Téi, resto sorpreso dalle sue inaspettate vedute panoramiche..!! Insolita e bellissima la visuale sopraelevata verso il gruppo Pegherolo - Monte Secco, scorci interessanti pure sulla valle Stabina, questa escursione mi attizza già: mi sorprende in positivo l'accuratezza delle segnalazioni in loco, i nuovi cartelli presidiano puntualmente ogni bivio fin qui incontrato, grazie a loro vengo guidato al culmine dei prativi: la mulattiera si infila in una pineta e all'improvviso mi ritrovo a salire in un ambiente che trasmette all'istante la sensazione di trovarsi a quote ben più elevate, uno stacco netto davvero suggestivo..!! Arrivo in breve ad un capanno e il sentiero ora sale ad agganciare il crinale, poi si spiana assecondandolo sul lato della Val Mora, il bosco è fitto e le vedute panoramiche pari a zero, ma un roccione isolato sulla cresta attira la mia attenzione, è la Corna di Cugno e decido di provare a salirla per vedere cosa c'è oltre: con cautela mi inerpico sulla vicina cresta non senza qualche difficoltà, sbuco su un terrazzo esposto a sud e lì mi fermo sgranando gli occhi, l'insolita vista sulla sottostante Valle Stabina è molto più bella di quanto potessi immaginare..!! Torno sul sentiero, giocherella col crinale e si porta sul versante della Valtorta, sembra incredibile ma se mi portassero quassù ad occhi chiusi sarei convinto di trovarmi ad almeno 1500 metri di quota e anche più: un bivio mi si para davanti senza indicazioni, ma studiando la cartina verifico che prendere uno o l'altro è indifferente: scelgo di seguire quello a destra in salita e resto incollato al crinale, supero un nuovo capanno e continuando a salire (qui il sentiero si affievolisce un po'...) con un tornante finisco con lo scollinare nuovamente sul versante di Valtorta. Ecco che in falsopiano vado a raggiungere una larga mulattiera ben più evidente (che avrei percorso se avessi seguito la sinistra al bivio prima menzionato...), poco più avanti arrivo a dei grandi terrazzamenti di muri a secco totalmente inghiottiti dal bosco, chiaro segno che questi declivi un tempo erano coltivati: il bosco si apre in corrispondenza di un capanno, aggiro un costolone con baite decrepite e altre ristrutturate, una breve e scurissima pineta annuncia la breve discesa che mi porta a Cugno di Sopra, di cui mi colpisce il bell'affresco della chiesina. Ora il viaggetto diventa asfaltato, oltrepasso Pozzolo e in corrispondenza della Val di Guéi prendo il breve tratto dell'antica mulattiera Via del Ferro, mi deposita ad un tornante della strada per Santa Brigida, che raggiungo in pochi passi: resto affascinato dalle inedite visuali che mi si presentano davanti, luoghi sfiorati tante volte passando in macchina ma mai visitati con calma a piedi, da bravo bipede faccio il mio ingresso a Santa Brigida, contrada Colla, terra dei Frescanti Baschenis. Il Monte Disner mi si staglia davanti già da un bel pezzo e il suo richiamo diventa irrestisistibile, dopo aver visitato la chiesa mi incollo ai segnavia dell'Antica via del Ferro che ora coincidono col Periplo del Disner, passerò dalla località Sacc che tanto mi era andata in simpatia quando l'avevo raggiunta nella mia precedente escursione nevosa Cassiglio - San Giovanni: ecco così che tagliando l'asfalto i bolli mi conducono all'ingresso del cimitero, dall'altra parte della strada un viale alberato mi porta sul retro del Santuario della B.V. Addolorata, sbuco su un ampio e anonimo piazzale sterrato, la presenza di un decrepito edificio abbandonato rende il luogo piuttosto deprimente. Una stradina asfaltata mi fa girare l'angolo della chiesa, appare la modesta facciata, la oltrepasso senza voltarmi per andare a leggere un palo con numerosi cartelli indicatori posto nel prato di fronte, poi mi giro quasi distrattamente...E resto a bocca aperta: il Santuario mi si presenta in tutta la sua bellezza, uno stupendo porticato laterale custodisce magnifici affreschi alquanto antichi, rendo omaggio alla mia immensa ignoranza, pur avendolo sfiorato innumerevoli volte solo ora scopro l'esistenza di questo gioiello assoluto della valle, un regalo inaspettato, che sorpresa..!!! Già contentissimo dei risvolti culturali di questa appagante camminata arriva il momento di abbinarli a quelli più prettamente sportivi, poco più avanti abbandono la stradina per prendere a destra il tratturo che in breve mi deposita a Sacc, ora comincia la salita al Disner, il lungo giro che passa dall'Orotorio di San Giovanni lo conosco già, ecco che nella testa comincia a frullare l'idea di provare a salire proprio da questo versante, dovrebbe esistere un sentiero che percorrendo il crinale est porta a Zapel e di qui in vetta: uno sguardo accurato alla cartina me lo conferma, saluto Sacc e oltrepassato il cancellino presidiato da quadrupedi prendo immediatamente a destra in salita il sentierino bollato che pochi tornanti sopra sfocia su quello ben più ampio sistemato dagli alpini e proveniente dal percorso vita, non mi resta che girare a sinistra e avviarmi verso San Giovanni. Dopo 200 - 300 metri ecco che in corrispondenza di un costolone da aggirare un pino custodisce l'inizio a destra del sentierino che cercavo, si è lasciato trovare con facilità, abbandono la bella mulattiera del periplo e mi avvio sul sentierino, bastano pochi minuti per rendermi conto che di sentierino in realtà non si tratta, a sorpresa spunta il sedime di una vera e propria mulattiera: è chiaramente abbandonata da anni e la scivolosa vegetazione di erba alta ha costantemente riconquistato la sezione di monte, lasciando di fatto percorribile solo un tracciolino affacciato sul ciglio a valle che richiede attenzione e lascia intuire la scarsa frequentazione dello stesso, ma che fosse originariamente una mulattiera è fuori dubbio, osservando bene dall'erba alta spuntano con regolarità sassi posti di traverso per lo scolo delle acque piovane. Mi colpisce l'ampia sezione primitiva della mulattiera e il fatto che si alzi con lunghi e regolari tornanti dalla pendenza alquanto dolce, fatto insolito che la fa somigliare parecchio a quelle antiche mulattiere militari sparse verso i crinali orobici, l'arcano ha la sua spiegazione nella piccola conca di Zapel presso cui il tracciato mi deposita 150 metri di dislivello più sopra: non noto resti di baite e la vegetazione ha da tempo ricolonizzato l'ambiente, ma intuisco che questa era una conca prativa usata per la fienagione, la dolcezza della mulattiera probabilmente serviva per smorzare la fatica di chi doveva portare a valle il prezioso carico. Davanti a me si alza la cuspide che inizialmente credo sia la vetta del Disner, ma la mancanza della croce di vetta mi fa nutrire dubbi a tal proposito, con un traverso raggiungo un colletto presso cui abbandono il tenue sentierino che si inoltra pianeggiante a sinistra, prendo invece a destra le tracce che risalgono di petto l'evidente corridoio erboso sulla ripida dorsale di questo dosso, è un tratto faticoso e richiede attenzione, il cammino diventa decisamente più impegnativo di quanto sia stato finora, arrivo in cima e i dubbi si rivelano fondati: sono sul primo di due dossi appaiati che precedono la vetta, eccolo stagliarsi davanti a me il Disner, stavolta la croce la distinguo chiaramente, sono vicino, manca solo un ultimo strappo. Percorro i due dossi stando più o meno in punta, un ultimo colletto e parto alla conquista della cima: vetta che da questo versante si rivela immediatamente più ostica ed impegnativa rispetto all'opposto versante che sale dall'Oratorio di San Giovanni Battista, mancano davvero pochi metri ma l'ultimo strappo richiede doti da escursionisti esperti abituati a viaggiare a naso su terreni infidi. Nessuna traccia, terreno scosceso che aumenta di pendenza man mano si sale, l'istinto mi spinge a ponderare bene ogni passo che affronto, vengono in soccorso rami e arbusti cui mi attacco senza ritegno, cerco di restare sul crinale, alla mia destra si apre un'erbosa valletta impervia e molto esposta sul versante nord: con estrema attenzione ne traverso verso destra la breve testata puntando delle roccette poste al di là, prendo come punti di riferimento alcuni alberi, questa è una di quelle tipiche situazioni in cui uno in discesa si chiede "Ma da dove diavolo sono salito..??" e io volgio ricordarmelo bene da dove sono salito, un passo falso quì potrebbe costare caro..!! Sinceramente non credevo fosse così impegnativo questo strappetto finale, agganciate le roccette vedo la croce svettare a una decina di metri, la raggiungo affondando solo ora i miei scarponi nella neve residua caduta due giorni fa: l'avessi trovata sullo strappo finale non sarei riuscito a salire, raccomando vivamente a chi non risponde ai requisiti dell'escursionista esperto di fare il giro da San Giovanni..!! Ma il Disner si fa perdonare coi suoi panorami, non fa nulla se le nuvolette mattutine sono nel frattempo diventate nuvoloni poco promettenti, aspetto con pazienza e qualche apertura più decisa mi permette di immortalare scorci suggestivi: davvero bello questo acuminato Disner, meriterebbe sicuramente maggior frequentazione e fama. Me ne vado dopo due ore abbondanti, il primo pezzettino di discesa lo affronto con le orecchie drizzate al massimo, mollo la presa solo da Zapel in giù: tornato sul sentiero del periplo decido di tralasciare Sacc e restando sul tracciato principale vado in poco tempo ad immettermi sulla sterrata proveniente dal percorso vita, qualche minuto di discesa per arrivare al relativo centro servizi, dotato sul retro di una graditissima fontanella dissetante. Una gentile signora mi indica il sottostante sentiero che staccandosi a destra si immette su Prà Bucù, sfioro una baita sorvegliata da starnazzanti oche e in un attimo sono nuovamente al Santuario di Santa Brigida, che mi permette di catturare in una luce migliore immagini dei preziosi affreschi del porticato. Riattraverso Santa Brigida sul percorso seguito il mattino e scendo fino al punto in cui si stacca a sinistra la stradina che porta alle case di Val di Guéi, propio davanti gli edifici ritrovo la Via del Ferro: assume i connotati di un sentierino che dapprima discende una simpatica valletta con ruscelletto, poi si intraversa a lungo quasi pianeggiante su fianchi anche molto scoscesi, dove all'occorrenza compaiono pure barriere protettive: arrivo allo scomparso Prà del Berghem con baita totalmente crollata, il sentiero si spiana, compaiono un Poiàt didattico e numerosi cartelli indicanti le varie specie arboree presenti, non mi dispiace affatto aver scelto questa via per tornare a valle, si sta rivelando anche lei interessante e suggestiva. Ecco una scenografica ansa del torrente, con annesso piccolo angolo pic nic, una baita ben tenuta annuncia l'arrivo al ponticello che mi riporta alla via Portici, il viaggetto scrive la frase The End. Escursione davvero bella, di perfetta lunghezza e dislivello, capace pure di mescolare storia e natura: ringrazio vivamente la carta turistico-escursionistica dei Sentieri di Santa Brigida edita dal comune, tascabile scrigno di innumerevoli e ben dettagliati spunti per gli amanti dello zaino in spalla. |
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