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Venerdì, 14 Febbraio 2014. San Valentino ci ha fatto una sorpresina, una spruzzata di neve scesa ad imbiancare ogni cosa dai 500 metri in su: di solito non sperimento nuovi itinerari in inverno e per giunta con neve al suolo, ma oggi qualcosa mi spinge a far visita ad un luogo che da tempo volevo raggiungere, una grotta sopra Cassiglio che nelle mie intenzioni dovrebbe essere la meta finale di quattro passi tranquilli, oggi nessuna velleità di percorsi infiniti e impegantivi. Ecco quindi che a giorno fatto già da un po', dopo una sosta al Santuario della Madonna dei Campelli in quel di Olmo al Brembo devio nella Valle Stabina: ulteriore santuario, quello della Madonna Immacolata schiude la visuale su Cassiglio, è la prima volta che mi fermo nel paesello per scattare foto. Non potrei sperare in scenografia migliore, neve freschissima ad ingentilire ogni visuale, temperatura tutt'altro che rigidissima e che mi consiglia di iniziare l'escursione infilando nello zaino il piccolo ombrellino che ha la propria residenza in una tasca della Pandina: mi avvio sulla piazzetta scalinata in centro al paese e mi ritrovo immediatamente a sorvolarne i tetti, il sentiero si alza senza strappi faticosi e in breve raggiungo i prati con cascine che stanno appena sopra Cassiglio. La mulattiera si sdoppia in prossimità della prima baita, dove provvidenzialmente appare un gentile signore a indicarmi il percorso giusto: mi dice che il sentiero è nascosto dalla neve, ma basta semplicemente risalire il prato fino al culmine ed infilarsi nella pineta, poco sopra sbucherò sul sentiero giusto. Seguo le sue direttive, mi alzo a caso nel pratone venendo investito dall'accecante luce solare: uno sguardo avanti e uno indietro, sfioro una baita sovrastante con adiacente capanno, raggiungo la pineta e la risalgo in linea retta senza nessuna difficoltà arrivando dirimpetto una baita diroccata, alle sue spalle ecco la mulattiera che mi porterà alla grotta. E quì viene quanto mai utile il minuscolo ombrellino, il bosco diluvia abbondantemente, il sole caldo stà sciogliendo la neve di gran carriera, è una doccia incessante e copiosa che gli alberi mi riversano sulla testa: io l'avevo previsto e mi sono debitamente attrezzato, giro a sinistra e in breve raggiungo il cartello che indica la deviazione per la grotta, 50 metri di leggerissima discesa e sono a tu per tu con questa grande cavità che mostra segni inequivocabili di addomesticamento. Muri delimitano un casello che imbriglia acqua, un altro più massiccio mi da l'impressione di essere stato un frugale ricovero ormai abbandonato da molto tempo, dopo una veloce curiosata non faccio fatica a capire il motivo di tale scelta: la Grotta dell'Isòla non presenta roccia solida, la cavità di origine carsica è un agglomerato di ciottoli e sfasciumi che non mi ispirano assolutamente fiducia. Infatti poco dopo ne sento cadere uno dall'alto, faccio velocemente i bagagli: ciao ciao grotta. In tutta sincerità sono un pelino deluso, mi aspettavo qualcosa di meglio, ne conosco di sicuramente più attraenti: decido di tornare alla pineta e proseguire in direzione di Santa Brigida. La mulattiera si snoda praticamente pianeggiante ed è molto comoda, una rilassante passeggiata: sono sulla Via del Ferro, in pochi minuti raggiungo le malconcie Baite Ger. Sto per sfilare oltre quando l'innata curiosità dei miei scarponi li spinge ad infilarsi tra i due edifici: solo allora mi accorgo del bell'affresco sulla parete laterale della prima baita, una Madonna col Bambino, attorniata da San Pietro e Sant'Antonio. Pregevole opera che rispecchia il suo destino nell'affresco della diroccata baita adiacente: un vero peccato che certe preziose testimonianze di devozione popolare vadano perdute in questa mortificante maniera..!! Riprendo la mulattiera, pendenza praticamente uguale a zero o poco più: proseguo ad ombrellino spiegato fino ad una sorgente con vasca abbeveratoio, poco oltre due timidi amici quadrupedi sorvegliano un cancellino che sbarra la strada. Si può passare oltre, un cartello invita a richiuderlo per la presenza di animali, neanche il tempo di incamminarmi e sono subito in località Sacc: una bella Tribulina con annessa fontanella, tavolo picnic e qualche baita. Proseguo il leggera discesa, poche centinaia di metri e sbuco a Santa Brigida, sono nella parte alta del paese: mi limito a guardarla da quassù, torno sui miei passi e raggiungo di nuovo Sacc, devo controllare una cosa sulla bella Carta dei Sentieri di Santa Brigida e il tavolo picnic arriva in soccorso. Quando ero transitato dal cancelletto mi ero accorto di un segnavia che indicava un sentiero di cui vedevo i primi metri innalzarsi nel bosco: non mi sbagliavo, la cartina mi rivela che quel sentierino mi porterebbe su quello sovrastante che conduce alla chiesetta di San Giovanni Battista, in quel di Cusio. L'avevo vista per la prima volta lo scorso anno facendo il periplo del Pizzo di Cusio ed ero restato intenerito dalla bellezza di quell'angolino: è scattato in me il desiderio di provare a raggiungerla per vederne la veste invernale ed innevata. E' arrivata parecchia neve sulle Orobie, quest'anno la si misura letteralmente a metri: quì a Sacc ce n'è poca e si cammina benissimo: ma riuscirò ad arrivare fin là..?? Confido nell'esposizione molto soleggiata dei pendii e nella dolcezza del percorso: proviamo..!! Torno al cancelletto, saluto asinello e cavallo: il sentierino bollato si alza immediatamente a destra e con alcuni lunghi tornanti piuttosto pendenti raggiunge l'ampio tracciato che corre più in alto, mi incammino a sinistra e comincio la lunga traversata che tagliando per intero il versante meridionale del Monte Disner mi consentirà di giungere a San Giovanni. La neve per ora rimane a livelli non esagerati e la pendenza si rivela quanto mai dolce e rilassante, se non erro la mulattiera è stata recentemente rifatta dagli Alpini e camminarci è un vero piacere. Il bosco ha lasciato posto ai pendii più aperti e spelacchiati del Disner, si aprono vedute panoramiche sulla Valtorta, spicca sotto di me il piccolo Laghetto di Cassiglio, posso vedere anche il paesello tagliato a metà dalla linea tra sole e ombra: più procedo e più la neve aumenta, ogni tanto qualche accumulo soffice mi fa sprofondare fino al ginocchio ma riesco ancora a procedere abbastanza speditamente. Non sono partito prestissimo e San Giovanni non era nei programmi, giro in continuazione lunghi costoloni, la strada da percorrere non è corta, anzi: oltrepasso l'ennesima svolta della montagna e appaiono Tre Signori e Pizzo di Cusio, l'esposizione è nel frattempo cambiata, il versante meridionale ha lasciato posto al ben più innevato lato ovest. La neve comincia velocemente a incrementare i numeri: 50, 60, 70, 80 centimetri, aiutata anche dalla vegetazione che si inorgoglisce e diventa nuovamente faggeta. La fatica cresce di pari passo, procedere diventa un lento cammino: immagino di essere una piuma che deve galleggiare, ma ogni passo sprofonda fino al ginocchio, con frequenti sconfinamenti a metà coscia. Consulto nuovamente la cartina, occhio e croce mancherà un chilometro, forse anche meno, ma San Giovanni non appare che solo dopo una bella mezz'ora..!! Non mi aspettavo tutta questa neve: che fatica..!! Però che bello: la chiesetta riposa avvolta in un metro di neve, sono felicissimo di averne scoperto la veste bianca, fatica pura a palate ma ne è valsa proprio la pena..!! E' l'una in punto, l'ora della fame: consumo il mio panino appoggiato al portone della chiesina, l'unico punto che mi consente di stare con le gambe per intero fuori dalla neve, qui ne ho solo 10 centimetri sotto le suole. San Giovanni Battista in perfetta solitudine, angolino suggestivo che mi regala pace a volontà, meta costata parecchia fatica e che corona degnamente una bella escursione, molto più bella di quella che gironzolava nella mia testa alla partenza. Non mi resta che tornare sui miei passi, aggiungendo una pari dose di fatica a quella già fatta all'andata: l'ombrellino ora può riposare appeso allo zaino, il bosco sopra Cassiglio ha smesso di piangermi addosso. Finisco coll'arrivare alla macchina che è ora di merenda, dovevano essere solo quattro passi: non sono per nulla pentito di averli prolungati e moltiplicati senza ritegno, gli scarponi mi strappano la promessa che torneremo a gironzolare in questi angoli poco conosciuti delle Orobie...Non serve rifletterci: promesso. |
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