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La Val Mora è valle selvaggia, non toccata dall'urbanizzazione e neppure dal turismo di massa.. ma con una gran storia alle spalle: da qui passavano i traffici verso il nord Europa prima dell'avvento della Priula. L'autunno è il periodo migliore per goderla, l'atmosfera è raccolta e rilassante. Faremo un percorso ad anello, salendo dal lato più "into the wild" e scendendo da quello più pascolivo. Partiamo da Caprile Basso, attraversiamo l'antica contrada un tempo postazione militare veneta, saliamo sfiorando Caprile Alto e lasciando i sentieri più battuti per boschi di conifere arriviamo alla Baita Marenda, nome mitico che rimanda al riposo lungo la salita all'alpeggio. Entriamo nel cuore della Val Serrata, su su fino alla omonima Casera recentemente ristrutturata; qui il paesaggio cambia, dal bosco ecco i pascoli d'alta quota del Mincucco, saliamo l'erta ripa e poi per esposta cresta al superbo poggio panoramico della croce. Il Mincucco, luogo caro a Don Bepo Vavassori, che con il suo Patronato San Vincenzo a Santa Brigida ha dato svago a generazioni di bimbi e che durante la guerra nascose con il sostegno della popolazione molti ebrei in fuga dal regime.
Cavalchiamo il crinale del Mincucco fino alla valle che scende dai laghetti di Ponteranica, imbocchiamo il 101 che con lungo traverso reso faticoso dalla neve ci porta alla piana delle Acque Nere e poi alla Ca San Marco, dove ci concediamo un bel tagliere all'ombra della storia. Siamo a metà strada, scendiamo ora dal versante pascolivo della valle a cercare i molti personaggi della zona, sui vasti pascoli di Gambetta però il Costante dall'alto del suo quasi secolo d'età è già sceso da tempo con la mandria, così come il Donato a Cantedoldo, ma ai Grasselli ecco suo fratello Nazzareno intento a sistemare il fieno per l'inverno.. due parole con questo vero uomo di monte e giù verso Piazza Serva, dove il Capelli fuori dalla sua reggia-baita ci accoglie col bottiglione di vino mentre Luca e Marco tirano matti i suoi tre simpatici cani. Dobbiamo rientrare, a malincuore saltiamo un'altra tappa 'vinicola', quella alla baita del Lorenzo che sorveglia i suoi castagni (sarà per la prossima!). Attraversiamo per portici e vicoli il suggestivo borgo di Valmoresca, "capoluogo" della valle, e torniamo infine alla nostra macchina e alla vita urbanizzata col cuore però più lieve e felice per aver vissuto un giorno nella montagna più autentica, fatta di natura e sani rapporti umani.. alla prossima!
(Testo di Andrea Carminati) |
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