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Finalmente, dopo tanto tempo passato a guardarlo, è ora di salire il Pizzo Rondenino che, con la sua forma aguzza e l’accesso difficoltoso da tutti i versanti, rappresenta una vetta molto interessante e poco conosciuta della famosa conca del Calvi.
Oggi sono con Sergio, alla sua terza volta su questa montagna, Gabri e Muro che condividono con me l’emozione della prima volta.
Partiamo all’ultimo buio da Carona e saliamo verso il Longo che raggiungiamo poco dopo il sorgere del Sole.
Piccola pausa e poi proseguiamo verso il Passo Cigola e quindi sulla vetta dell’Aga.
Facciamo una breve sosta in cima e poi ci armiamo di pazienza e concentrazione ed iniziamo a calcare la cresta che porta al Rondenino.
Vista da qui non pare lontana la cima, stimiamo un’oretta di strada, ma si nascondono tanti su e giù e, tra la ricerca dell’itinerario migliore e la qualità della roccia tipicamente orobica, il viaggio avrà una durata doppia rispetto a quanto previsto.
La cresta è costituita in maggior parte da rocce taglienti e frastagliate, alcuni passaggi avvengono sul filo ci cresta ed il baratro che precipita a nord, in un paio di occasioni fa venire i brividi.
Bisogna porre la massima attenzione a quello che si prende in mano e a dove si mettono i piedi perché, oltre alla roccia instabile, è presente molta erba scivolosa.
Il “passaggio chiave” è l’attraversamento di due intagli di cui uno prevede una discesa in arrampicata di circa 5 metri. Qui è presente un chiodo e può essere una buona idea utilizzarlo per buttare una corda e aiutarsi con quella. L’arrampicata rimane comunque di grado mai superiore al secondo/terzo grado e, con calma e attenzione, si percorre abbastanza tranquillamente.
Poco sotto la cima io, muro e Gabriele sbagliamo strada dovendo risalire una ripida placconata ed un camino dove le difficoltà sono maggiori. Il saggio Sergio rimane sul filo della cresta ed evita questo passaggio ostico.
Raggiungiamo la vetta alle 12.00 precise, le due ore di cresta si sentono, ma la soddisfazione è immensa. Ci godiamo il meraviglioso panorama e, grazie al pazzo clima di quest’anno, rimaniamo una mezz’oretta a banchettare sulla vetta.
Il rientro avviene dal medesimo itinerario con il doppio di attenzione rispetto alla salita. Poco prima della cima dell’Aga ci “infiliamo” in un canale che poi si apre verso sud e ci portiamo sul sentiero che ci porta al Passo Selletta, quindi al Longo dove cambiamo assetto mettendo le scarpette e giù di corsa che gli impegni serali chiamano!
Un lungo viaggio in una zona incredibile delle nostre Orobie, un angolo quasi incontaminato nella conca forse più famosa della Valle Brembana!
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