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PERCORSO : Lizzola (1270 m) > Per Sentiero 307 > Baita Asta Bassa (1427 m) - Chiesetta al Passo della Manina (1821 m) > Per sentierino - Anticima-prima croce Sasna (2205 m) > Cima Monte Sasna (2229 m) > Per traccia - Passo di Sasna (2140 m) > Per traccia Alpe Sasna (Baita e laghetto inferiore di Sasna, 1930 m) > Sul sentiero 322 Piane di Lizzola – Lizzola Partenza-Arrivo: Lizzola ( 1.270 m ) Quota massima: Monte Sasna 2229 m Guadagno/perdfita in elevazione : 108/-986 Distanza: Km 10,6 Difficoltà : E, escursionistica – EE la ripida discesa dal Passo di Sasna all’Ape Sasna per presenza di neve rammollita-scivolosa Tempi: anello complessivo 6, 3 di salita al Sasna, 3 di discesa ACCESSO Da Bergamo sì sale lungo la provinciale della Valle Seriana sino a Ponte Selva di Parre e successivamente verso l'alta valle sino a Valbondione. Qui si continua per la frazione Lizzola fino a raggiungere i parcheggi posti nella parte alta dell'abitato lungo la strada per le Piane di Lizzola. NOTE L'area della Manina fu per secoli e sino a un recente passato un'area d'intenso sfruttamento minerario, I legami tra i due versanti della montagna, seriano e scalvino, furono perciò sempre intensissi¬mi e per lunghi periodi suggellati dalla medesima amministrazione civile e religiosa. Le previsioni meteo per sabato 21maggio 2016 sono buone. In 5, Prisca (con la cagnolina Stelina), Debora, Raffaella, Andrea (che farà solo un tratto del percorso) ed io lasciamo l’auto ai parcheggi siti a monte dell'abitato (1.270 m) di Lizzola sulla strada per le Piane di Lizzola nei pressi dell’Hotel Lizzola 2000. Imbocchiamo sulla destra il sentiero diretto al Passo della Manina (segnavia 307). Con bella vista sul gruppo del Diavolo di Tenda e i massicci del’ Giganti Coca e Redorta saliamo l'ampio prato per poi rimontare con una serie di svolte il ripido versante boschivo, che si apre successivamente nel pascolo piegando a sinistra alla Baita Asta Bassa (1.427 m) per poi continuare alle sue spalle con un traverso che ci riporta nel bosco. Dopo un tratto più ripido passiamo ad un dolce costolone cespugliato (spar¬tiacque tra i bacini della Valletera e del Canale dell'Asta). Lungo la salita alcune radure ci consentono di occhieggiare al sottostante borgo di Lizzo¬la, letteralmente sospeso sopra il gradino morfologico che origina le ca¬scate del Torrente Bondione. Immerso tra ontani, sorbi e aceri di monte, il sentiero sale deciso lungo la displuviale offrendo visioni contrastanti: da una parte i bucolici paesaggi della Val Bondione e dall'altra quelli fortemente rimaneggiati della Val Grande, lungo cui si dispiegano le strut¬ture della locale stazione sciistica. Piegando gradualmente a sinistra lasciamo il crinale per raggiungere quello che a quote maggiori divide la Val Seriana dalla Val di Scalve, quasi in corrispondenza del Passo della Manina (1.798 m). Qui si incrocia il "Sentiero delle Orobie" (segnavia 304-401), lungo cui verso destra si giunge in breve alla Chiesetta della Manina (1.821 m), posta su un panoramico poggio naturale. Oltre che sulle già note vette del ‘Tetto delle Orobie’ Redorta, Coca, Diavolo di Malgina,…) e del vicino gruppo del Vigna Soliva, la vista ora spazia sui massicci calcarei del Pizzo Camino e della vicina Presolana, che con i loro frastagliati profili contornano il bacino scalvino. Il piccolo edificio religioso, dedicato alla Madonna Pellegrina (con due croci e due altari, rivolti rispettivamente a Lizzola-Valbondione e Vilminore di Scalve), sorge sopra l'omonimo complesso minerario, che fu attivo sino all'inizio degli Anni Settanta del Novecento e che pare abbia le sue origini addirittura in epoca romana. L'estrazione dei minerali ferrosi, della siderite, avveniva sia lungo il versante seriano che lungo quello scalvino della montagna, rispettivamente denominati Flesio e Blesio, attraverso un vasto e articolato sistema di cunicoli, gallerie e pozzi che oggi è in parte riutilizzato a fini turistici. Dell'antica attività che per secoli fu un'importante risorsa per le popolazioni locali rimangono tutt'oggi sul terreno numerose tracce, di cui il villaggio minerario posto poco sotto il valico, sul lato scalvino, è una delle più evidenti. Dalla chiesetta della Manina proseguiamo lungo la linea di cresta che, separando i bacini di Val Bondione e delle terre d'Oltrepovo, culmina verso Nord-Est con la vetta del Pizzo Tre Confini. Per facile sentiero non segnalato giungiamo in corrispondenza di una profonda spaccatura, originatasi probabilmente dal crollo delle gallerie minerarie, che superiamo scendendo brevemente a destra per poi recuperare lo spartiacque in corrispondenza di un colletto. Durante tutto il percorso di salita e discesa, da questo punto in poi, pestiamo un bel po’ di neve ‘maggiolina’ , cha, man mano saliamo, aumenta fino ad un massimo di 20 cm circa. Neve molle, bagnata, scivolosa che ci richiede attenzione specie nei tratti un po’ esposti. Dopo una breve digressione sul lato seriano, tra cespugli di rododendro e ontano verde, riprendiamo la dolce displuviale nei pressi di una pozza per l'abbeverata per poi proseguire godendo di belle vedute sulla Val di Scalve e sulla cresta orobica sino a raggiungere le croci dell'anticima (m 2.205) e della cima di Monte Sasna (2.229). Qui dopo sosta prolungata comprensiva di buon pranzetto al sacco, foto di vetta e relax, ammirando l'am¬plissimo panorama, ora dilatato anche all'alta Val Bondione, al Pizzo dei Tre confini e al Gleno, continuiamo in cresta verso Nord-Est seguendo una labile traccia di vecchie impronte nella neve sino alla depressione del Passo di Sasna (2.140 m). Il canale di discesa dal Passo all’Alpe Sasna è ricoperto da abbondante neve, nella quale affiorano rade peste di qualcuno che ci ha preceduto. Scendiamo con molta attenzione specie il primo ripido tratto, seguito da altri più morbidi, affondando nella neve. Seguendo morene tardiglaciali e dossi montonati caliamo in Alpe Sasna, avendo a destra il Laghetto Inferiore di Sasna (1930 m) , situato sopra la Baita Alpe Sasna, baita accompagnata dalla penzana e dal "bàrek" (il recinto formato con le pietre derivanti dalla bonifica del pascolo). Il laghetto inferiore ormai è tra¬sformato in semplice stagno-palude (in dialetto chiamato ‘moie’) dal graduale e naturale accumularsi di ma¬teriali terrosi e organici. Incrociato presso l'avvio del torrente emissario del laghetto-stagno il sentiero diretto al Passo di Bondione (segnavia 322), lo seguiamo a ritroso scendendo rapidamente sul fondo della valle per poi continuare più dolcemente alla sinistra del torrente tra arbusti e chiarie pascolive. Dopo avere incrociato e poi lasciato sulla sinistra il Sentiero delle Orobie (segnavia 304), scendiamo l'ennesimo gradino glaciale per poi digradare lentamente verso le amene distese erbose delle Piane di Lizzola. Oc¬chieggiando sulla sinistra all'imbocco della Miniera Lupi, oggi attrezzata per visite guidate, perveniamo così sulla strada agrosilvopastorale che cor¬re sul fondovalle, lungo cui in breve torniamo a Lizzola. |
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