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Dopo l’esperienza ‘istruttiva’ della salita difficoltosa e pericolosa verso il Passo della Manina del 23 febbraio 2009, voglio rifare la salita al Passo della Manina con eventuale prolungamento in Cima Sasna, ma in condizioni sicure!
Ecco che per il giorno 17 dicembre 2009 le condizioni ci sono…meteo buono, neve poca e quindi non ci sono problemi di eventuali slavine.
Io e l’’amico Fulvio Sonzogni e il suo inseparabile cane montagnino Teddy, saliamo di buon mattino in Val di Scalve e raggiungiamo Nona (1342 m.) di Vilminore, dove lasciamo la macchina nel piccolo parcheggio.
Imbocchiamo il sentiero CAI 408 (Nona – Passo di Manina) , chiamato anche ‘Ol sinter de Olt’o ‘Via de Olt’ , una carrareccia costruita durante il periodo del massimo sfruttamento delle miniere della Manina.
La neve è poca e dura e in alcuni tratti ghiacciata nel primo tratto di salita e bisogna camminare con molta attenzione per non scivolare.
Non ci sono soprattutto valanghe-slavine come il 23 febraio 2009!
Raggiungiamo ben presto le ‘Baite Rosse’ , le costruzioni che ospitavano un tempo i minatori, che oggi sono in uso come Rifugio del Gruppo Alpinistico Celadina.
Vediamo in alto la chiesetta del Passo della Manina, proseguiamo sulla bella traccia di sci-alpinisti e ciaspolatori che ci han preceduto, arriviamo al Passo e, poco sopra, alla chiesetta della Beata Vergine Pellegrina (dopo un’ora e mezza circa di cammino da Nona ) , edificata nel 1949 in onore del ‘passaggio’ fatto a spalla della ‘Madonna Pellegrina’ , caratterizzata da due croci sul tetto e due altari identici all’interno, l’uno rivolto verso Lizzola in Valbondione-Val Seriana, l’altro verso Vilminore in Val di Scalve , così voluti per espressa volontà dei valligiani.
Lo spettacolo è impagabile a 360°, un panorama mozzafiato, da un lato verso la Val di Scalve con la Val Manina sottostante, il Pizzo Camino, la Presolana, il Ferrante, il Pizzo di Petto, il Barbarossa, il Pizzol, dall’altro verso la Valbondione con la sottostante Lizzola e i Giganti delle Orobie, Coca e Redorta di fronte oltre al Cimone, Recastello, Tre Confini, Gleno e il Sasna che stiamo per salire.
Proseguiamo quindi seguendo le tracce di sci alpinisti e ciaspolatori, alternando impennate a tratti quasi pianeggianti: un unico tratto necessita un po' di attenzione dovendo superare uno stretto ma profondo crepaccio del terreno. Giungiamo così alla croce dell'anticima e subito dopo alla cima vera e propria (2229 m.) con un'altra croce più piccola. Ma intanto la nebbia ha coperto la cima e il freddo pungente si fa sentire, ci fermiamo giusto il tempo di scattare alcune foto e scendiamo per tornare a rivedere il sole alla Chiesetta della Manina.
Qui consumiamo i panini un po’ congelati e poi discendiamo a Nona.
Bella escursione, facile nel tratto fino al Passo di Manina, un po’ impegnativa nel tratto di salita dal Passo a Cima Sasna) della durata di oltre 3 ore di salita e due e mezza di discesa per un dislivello di 888 m. (480 m. da Nona al Passo della Manina e 408 per la salita a Cima Sasna). |
Immagini totali: 70 | Ultimo aggiornamento: 26/03/10 21.43 | Generato da JAlbum & Chameleon | Aiuto |