Dopo quasi un anno di lavoro è stato ultimato il restauro della quattrocentesca statua lignea policroma di Sant’Antonio abate della chiesa della Pianca. L’intervento, voluto dalla Soprintendenza ai Beni Artistici di Milano, è risultato assai complesso e ha messo in luce le eccezionali qualità di questa grande statua che può essere considerata un vero capolavoro nel suo genere. Il lavoro, svolto dal restauratore Antonio Zaccaria di Bergamo, d’intesa con la dottoressa Emanuela Daffra della Soprintendenza, ha infatti confermato quanto si è sempre creduto, cioè che la statua è di epoca quattrocentesca e che nel corso dei secoli è stata oggetto di interventi di ridipintura.
Un lungo e complesso lavoro di asportazione delle due ridipinture di epoca settecentesca e ottocentesca ci ha riportato, pur con varie lacune, quella che doveva essere l’immagine originale del Santo, del tutto diversa da quella che avevamo sempre ammirato e che era del tutto snaturata rispetto alla statua che era uscita dalle mani dello scultore. L’importanza dell’intervento è sottolineata dal restauratore il quale afferma che si tratta di uno splendido esempio di scultura quattrocentesca, di cui non si trovano simili nella Bergamasca. Proprio per evidenziare la portata artistica dell’intervento e per consentire a tutti di ammirare i risultati del restauro, la Parrocchia di San Giovanni Bianco, in collaborazione con il Museo del Rinascimento Brembano ha programmato due iniziative di carattere culturale.
- Sabato 24 e domenica 25 la statua verrà esposta nella sala mostre di Casa Ceresa, nel contesto di un allestimento di documentazione sul culto tributato a Sant'Antonio abate alla Pianca.
- Sabato 1 dicembre, alle ore 16.00, la statua verrà portata nella parrocchiale di San Giovanni Bianco dove si terrà una conferenza del restauratore sui lavori di restauro e sul valore artistico e religioso dell’opera.
Il restauro e' stato patrocinato e sovvenzionato dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Milano grazie al diretto interessamento della Dr. E. Daffra.